Il voto a Bruxelles
Parlamento Europeo. Domani il voto sulla produzione di munizioni in supporto dell’Ucraina. Pd diviso. Renew Europe compatta a favore
Domani l’Europarlamento sarà impegnato nel voto sul piano di aiuti militari all’Ucraina, il cosiddetto ASAP, ovvero il fondo destinato a produrre munizioni di supporto all’esercito ucraino, impegnato nella resistenza agli attacchi da parte russa. Renew si presenta compatta e voterà a favore. Incerta la linea dei Dem

Il Parlamento europeo voterà domani la proposta di legge per l’aumento della produzione di munizioni e missili per compensare le forniture dirette all’Ucraina. La legge “mira ad accelerare la consegna di munizioni e missili all’Ucraina e ad aiutare gli Stati membri a rifornire i propri arsenali.
Si tratta dell’Act in support of ammunition production (Asap), ovvero la norma promossa dal commissario al Mercato interno, Thierry Breton. L’ASAP – ironia della sorte, l’acronimo che significa, in inglese, “prima possibile” – fcon un finanziamento da 500 milioni punta ad aumentare il potenziale dell’industria della Difesa continentale. L’obiettivo dichiarato è quello di arrivare a fabbricare un milione di proiettili l’anno in supporto della resistenza dell’Ucraina agli attacchi quotidiani da parte russa. Il piano, giocando sull’acronimo scelto, ha una priorità dunque: gli aiuti militari all’Ucraina sono urgenti. Le munizioni prodotte, naturalmente poi verranno inviate in Ucraina, dove l’esercito ha sempre più bisogno di rifornimenti. Tuttavia, i dettagli sono ancora in corso di definizione.
Il Piano ASAP è, inoltre, parte di un più ampio programma della Commissione per sostenere lo sforzo militare di Kiev nei confronti di Mosca e prevede che una parte del bilancio europeo, 500 milioni di euro, sia dirottata sulle industrie europee che producono armamenti per finanziare la produzione entro 12 mesi di un milione di nuove munizioni. Infatti, ASAP fa parte di un progetto più ampio, spalmato in tre parti, presentato lo scorso marzo. In primo luogo, si prevede lo stanziamento di un miliardo di euro per rimborsare parzialmente i paesi membri che abbiano ceduto i propri armamenti all’Ucraina; in seconda istanza, viene prevista la possibilità di formazione di accordi tra i membri dell’Unione, al fine di ottenere contratti di fornitura di armi e munizioni congiunti tra più paesi a condizioni migliori.
Per quanto riguarda il reperimento dei fondi, i 500 milioni necessari per il Piano dovranno essere dirottari da altri programmi europei per la difesa, ma non sono ancora stati resi noti i dettagli per lo smistamento. Il Piano, inoltre, comprende anche la possibilità che i membri dell’Unione possano impiegare alcuni fondi comuni europei per sostenere la propria industria della difesa.
Sul piano politico, il voto su ASAP, vede, da un lato, il compatto sì di Renew Europe, dall’altro una posizione ancora incerta del Partito Democratico.
“Sostenere l’ASAP- atto di supporto alla produzione di munizioni – in sede europea significa andare nella direzione di rafforzare l’idea del ruolo dell’Europa nel campo della difesa e della sicurezza, e consentire un adeguamento delle strumentazioni in tal senso in un’epoca nella quale la guerra russa in Ucraina ha modificato profondamente scenari e modalità operative”, ha detto Enrico Borghi, senatore del Gruppo Azione-Italia Viva, in una nota congiunta diffusa con Nicola Danti, eurodeputato del Gruppo Renew Europe.
“L’utilizzo di un fondo – hanno continuato Borghi e Danti – di 500 milioni di euro comunitari, con la relativa flessibilità sull’utilizzo dei fondi europei esistenti, ha il duplice obiettivo di sostenere la resistenza ucraina e ricostituire le scorte degli Stati membri. Appare evidentemente contraddittorio, quindi, sostenere da un lato di essere dalla parte dell’Ucraina e dall’altro votare contro ad un provvedimento che va in questa direzione, così come è contraddittorio sostenere che debba nascere l’Europa della difesa e poi soffocare in partenza un concreto segnale in questa direzione. Nel merito, vanno precisate alcune questioni. Anzitutto, in Italia non si utilizzeranno né fondi del PNRR né del fondo di coesione per finalità militari. Ciò non significa, però, che si debba precludere ad altri Paesi una possibilità di questo genere. Soprattutto quando essi sono quelli maggiormente vicini al teatro geografico del dramma della guerra, e che sperimentano sulla loro pelle il significato dell’imperialismo russo”.
“Astenersi, o peggio ancora, votare – hanno precisato Borghi e Danti – contro a Strasburgo a questo strumento significherebbe nei fatti indebolire l’integrazione europea, in un settore delicato e importante come quello della sicurezza e della difesa, e mettere un ostacolo pesante al sistema unico di difesa europeo, che invece ha bisogno di una forte spinta che solo da un voto favorevole potrebbe arrivare. Anche per questo Renew Europe non avrà alcun tentennamento in tal senso, e ci auguriamo che altrettanto avvenga da parte di tutti coloro che credono ad una Europa della difesa che -anche alla luce dell’attacco russo all’Ucraina che ha messo in discussione il modello europeo di sicurezza e alla sfida delle autocrazie agli Stati liberi- resta il grande obiettivo al quale tendere”.
Di contro, la posizione dei Dem – che arriva da una dichiarazione, diffusa anche via social, da parte della Segretaria Elly Schlein – è quella di sostenere sì l’Ucraina, ma non utilizzando i fondi del PNRR. “Abbiamo due punti fermi. Primo, non abbiamo alcun dubbio sul pieno supporto all’Ucraina con ogni mezzo. Come siamo favorevoli all’avanzamento di una difesa comune europea”. “Secondo, non è per noi accettabile utilizzare le risorse Pnrr e coesione per produrre munizioni e armamenti. Soprattutto in Italia dove c’è un governo che è sempre stato ambiguo sul Pnrr. Questo governo sta rallentando l’attuazione (del Piano, ndr), sta mettendo in difficoltà comuni e imprese, rischia di farci perdere un’occasione storica e irripetibile. Non possiamo accettare che i fondi vengano sottratti dalle finalità previste per andare in un’altra direzione. Non è accettabile che si pensi di togliere fondi dai nidi per metterli nella produzione di munizioni e armamenti”. Per questo, ha aggiunto, “il Pd ha presentato armamenti, adottati e sostenuti da tutto il gruppo socialista. Mi auguro che anche gli altri eurodeputati sostengano questi emendamenti”. Inoltre, “al Senato al governo di Giorgia Meloni chiederemo di non dirottare fondi nella direzione della produzione di munizioni e armamenti. Questo per noi è un punto fondamentale. Vogliamo avere dal governo una risposta chiara”.
Tuttavia, al netto della linea dettata dalla Segretaria, il voto della truppa dem resta incerto. Alcuni degli europarlamentari Pd si manterranno sul sì – fra loro si annoverano Pina Picierno, Elisabetta Gualmini e Irene Tinagli, tutte certe che non si possa smentire la linea finora tenuta dal Pd, peraltro votando in difformità con tutte le altre forze del socialismo europeo. Ma altri loro colleghi pare siano decisi a dire no all’ASAP. Fra loro, si contano Massimiliano Smeriglio e Pietro Bartolo in testa, che considerano il dispositivo della Commissione Ue un incentivo alla guerra.
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