I detenuti avevano organizzato una protesta in seguito alla positività al Covid di uno degli ospiti del reparto Nilo del carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta. Così gli agenti, il giorno dopo, li avrebbero costretti a inginocchiarsi, denudarsi, fare flessioni e subire aggressioni con calci, schiaffi, pugni, manganellate e testate date indossando i caschi antisommossa.

Dalle denunce delle presunte vittime è partita all’alba un’operazione di polizia giudiziaria che ha eseguito 52 misure cautelari, emesse dal gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta della locale procura della Repubblica, nei confronti di altrettanti membri del Corpo di Polizia Penitenziaria. I reati contestati sono tortura, violenza privata e abuso di autorità.

Sono 8 le misure di custodia cautelare in carcere, nei riguardi di un ispettore coordinatore del Reparto Nilo e 7 agenti della polizia penitenziaria; 18 gli arresti domiciliari, disposti nei confronti del comandante del Nucleo operativo traduzioni e piantonamenti del Centro penitenziario di Napoli Secondigliano, del comandante dirigente della Polizia penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere, della commissaria capo responsabile del Reparto Nilo, di un sostituto commissario, di tre ispettori coordinatori di sorveglianza generale e 11 agenti di polizia penitenziaria.

Eseguite inoltre 3 misure cautelari dell’obbligo di dimora nel comune di residenza nei riguardi di tre ispettori di polizia penitenziaria e 23 misure della sospensione dell’esercizio del pubblico ufficio nei confronti della comandante del Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria, del nucleo regionale di Napoli, del provveditore regionale per la Campania e per 21 agenti della polizia penitenziaria, quasi tutti in servizio nel carcere di Santa Maria Capua Vetere

I fatti risalgono al 6 aprile del 2020, in piena crisi pandemica, quando in seguito a una rivolta in carcere ci fu una reazione vendicativa da parte degli agenti, come raccontato da diversi detenuti che hanno parlato di “pestaggio”. A scatenare l’ira dei poliziotti la cosiddetta “battitura” portata avanti dagli ospiti del carcere, che consiste nel battere oggetti contro le porte delle celle. Alcuni si rifiutarono di rientrare in cella, ma la protesta rientrò pacificamente già nel corso della serata.

Il giorno successivo, già dalle prime ore del pomeriggio, si registrò un notevole afflusso di persone in servizio nei vari reparti della penitenziaria a livello regionale. Si tratta di un’unità speciale istituita nel marzo 2020 dal provveditore dell’amministrazione penitenziaria della Campania Antonio Fullone, anche lui destinatario di un provvedimento di misura cautelare, con il compito di svolgere “attività di supporto agli interventi che dovessero rendersi necessari in ambito penitenziario regionale”. Un ‘commando’ di circa 100 agenti che sarebbero dovuti intervenire “in caso di estrema necessità e per la sola temporanea esigenza associata al ripristino dei principali presidi posti a garanzia della tutela dell’ordine e della sicurezza delle strutture penitenziarie”, si legge nel decreto del provveditore.

Secondo gli inquirenti, però, gli agenti avrebbero prelevato i detenuti dalle le sezioni del reparto Nilo costringendoli a subire una serie di violenze fisiche e psicologiche. Le denunce dei detenuti hanno portato la Procura ad indagare su 144 agenti della polizia penitenziaria: 92 in forza al nucleo operativo di Napoli Secondigliano, 36 appartenenti al Notp di Santa Maria Capua Vetere e 18 in forza al Notp di Bellizzi Irpino (Avellino). Ulteriori particolari sull’indagine saranno spiegati in conferenza stampa alle ore 11 in Procura.

La nota del Ministero di Giustizia: “Fiducia nella polizia penitenziaria”

“Il Ministero della Giustizia segue con preoccupazione gli sviluppi dell’inchiesta di Santa Maria Capua Vetere, che ha portato a numerose misure cautelari”. La Ministra, Marta Cartabia, e i vertici del Dap, spiega una nota del dicastero, “rinnovano la fiducia nel corpo della polizia penitenziaria, restando in attesa di un pronto accertamento dei gravi fatti contestati”.

Il sindacato di Polizia: “Sorpresi e amareggiati, provvedimenti abnormi”

Esprime “sorpresa ed amarezza” il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria dopo aver appreso della vicenda. “A noi sembrano provvedimenti abnormi- dichiara il segretario generale Donato Capece – considerato che dopo un anno di indagini mancano i presupposti per tali provvedimenti, ossia l’inquinamento delle prove, la reiterazione del reato ed il pericolo di fuga. Confidiamo nella Magistratura perché la Polizia penitenziaria non ha nulla da nascondere”.

“La Polizia penitenziaria – prosegue Capece – è formata da persone che hanno valori radicati, un forte senso d’identità e d’orgoglio, e che ogni giorno in carcere fanno tutto quanto è nelle loro umane possibilità per gestire gli eventi critici che si verificano quotidianamente, soprattutto sventando centinaia e centinaia di suicidi di detenuti“. Il segretario generale ha anche ricordato le “aggressioni quotidiane subite nelle carceri dai poliziotti ad opera di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato”.

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Napoletano, Giornalista praticante, nato nel ’95. Ha collaborato con Fanpage e Avvenire. Laureato in lingue, parla molto bene in inglese e molto male in tedesco. Un master in giornalismo alla Lumsa di Roma. Ex arbitro di calcio. Ossessionato dall'ordine. Appassionato in ordine sparso di politica, Lego, arte, calcio e Simpson.