I primi passi del nuovo governo
Polemiche sul decreto sui rave, chi è contro alla nuova norma e quali modifiche verranno apportate
A gettare acqua sul fuoco incandescente delle polemiche per l’introduzione di una nuova fattispecie di reato, il 434 bis contro i rave party, ci ha pensato ieri il vice ministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto: “Il Parlamento potrà e forse dovrà in qualche maniera intervenire nella discussione sulla conversione del decreto legge. Bisogna evitare assolutamente una norma che possa, anche intuitivamente, essere applicata alla legittima manifestazione di un dissenso”. “Questo rischio – ha proseguito l’esponente di Forza Italia – da un punto di vista strettamente normativo va evitato. E credo che il Parlamento potrà riflettere puntualmente”. Le intercettazioni? “Sia la presidente Meloni sia il ministro Tajani hanno detto durante il Cdm che le intercettazioni vanno evitate”, ha rimarcato Sisto.
In serata interviene a rassicurare anche Guardasigilli Carlo Nordio: “La norma tutela i beni giuridici dell’incolumità e della salute pubblica, nel momento in cui questi beni sono esposti ad un pericolo. Essa non incide, né potrebbe incidere minimamente sui sacrosanti diritti della libera espressione del pensiero e della libera riunione, quale che sia il numero dei partecipanti. La sua formulazione complessa è sottoposta al vaglio del Parlamento, al quale è devoluta la funzione di approvarla o modificarla secondo le sue intenzioni sovrane”, ha scritto il ministro in una nota.
“È normale che ci sia un dibattito parlamentare, non vedo un problema”, la risposta ai cronisti del leghista Andrea Ostellari, neo-sottosegretario alla Giustizia: “Il provvedimento è stato la risposta a un problema, ma se c’è una virgola da cambiare lo si farà”. Per la maggioranza da Twitter ha commentato il deputato e capo politico di Noi moderati Maurizio Lupi: “La norma sui Rave party non limita la libertà di manifestazione e di dissenso. È scritta male? Correggiamola”. E allora ha ragione il deputato e responsabile di giustizia di Azione, Enrico Costa, quando dice che al Governo “hanno buttato giù il testo di un reato come se fossero al bar, ora fanno retromarcia. Troppi incompetenti a scrivere le leggi”. Infine Sisto ha voluto tranquillizzare: “Non ci sono divisioni in seno alla maggioranza. Rispedisco al mittente, nettamente, voci di spaccature”.
Quindi deduciamo che il Ministro Nordio, favorevole ad una politica di depenalizzazione e ad un carcere come extrema-ratio, sia paradossalmente non contrario all’introduzione di un nuovo reato che prevede pene draconiane. Comunque, la polemica sembra essere non destinata a scemare, anzi. Ieri sono state moltissime le prese di posizioni sul tema. Chiede il ritiro della norma la vice presidente dem del Senato Anna Rossomando: “Altro che rave… anche a destra qualcuno si è accorto della pericolosità dell’accroccio approvato, che può essere applicato a molti generi di manifestazioni. Ora niente toppe, l’unica strada è il ritiro”. Sempre dal Pd arriva la presa di posizione, leggermente diversa da quella principale dell’opposizione, del sindaco di Bergamo Giorgio Gori: “Sì alla difesa dei diritti costituzionali, sì a vigilare contro le restrizioni delle libertà personali. No quindi a questa legge scritta male. Ma per favore, non diventiamo i paladini dei rave party. Non regaliamo alla destra la bandiera della legalità e della sicurezza”.
Per il Movimento Cinque Stelle ha parlato la parlamentare Stefania Ascari: la norma “per come è scritta, potrà essere applicata anche ai picchetti degli operai fuori dalle fabbriche, alle occupazioni scolastiche e universitarie da parte degli studenti e potenzialmente a qualsiasi forma di manifestazione. I rave party sono un pretesto. Il decreto mina la libertà di riunirsi”. L’Anpi “non giudica i governi dalla loro composizione, ma dai loro atti. Il governo Meloni inizia con un atto allarmante. Il decreto legge cosiddetto anti-rave limita la libertà di manifestazione tutelata dall’art 17 della Costituzione.
Non si tratta solo di una disposizione punitiva, per di più in modo abnorme, della naturale propensione giovanile all’aggregazione in particolare attorno a raduni musicali, che si possono regolare senza ricorrere a modifiche del Codice penale”. Per l’associazione Antigone il nuovo reato “assomiglia ad una norma in bianco” per cui “si può ravvisare una delega totale alle forze di Polizia che, sul campo, dovranno decidere se c’è violazione della norma o meno”.
Più cauto il commento all’Adnkronos del presidente emerito della Corte costituzionale Cesare Mirabelli: il testo sui rave party “dal mio punto di vista non nega la libertà di riunione nelle modalità indicate e garantite dall’articolo 17 della Costituzione, cioè ‘pacificamente e senz’armi’. La norma è diretta all’occupazione abusiva di locali altrui. Mi pare dunque che non ci sia né una intenzione né una condizione liberticida”. Della stessa idea, ma espressa con toni più forti, Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura: la norma sui rave è liberticida? “Ma questo lo dice quel poveretto di Conte. È giusto punire quelli che mettono a rischio la salute delle persone… Questa è una violenza grave alle persone, la diffusione della droga, il rovinare i luoghi privati. Per fare una manifestazione o un concerto occorre chiedere una autorizzazione”.
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