Enrico Letta ha annunciato con gran fanfara la sua proposta di una “dote” di 10mila euro per i diciottenni. Pubblicata sul sito del Pd (https://www.partitodemocratico.it/wp-content/uploads/Proposta-PD-dote-ai-18enni-DEF-20.05.2021.pdf), anche se un po’ scarna, sembra riprendere un’idea prodotta dal Forum Disuguaglianza e Diversità (Fdd) di Fabrizio Barca. Ma dal punto di vista tecnico appare nettamente inferiore e peggiorativa. Cerchiamo di capire perché, andando per punti.

1. La platea dei beneficiari e la “trappola della povertà”
La “dote” di 10mila euro proposta da Letta dovrebbe andare al “50% di chi diventa maggiorenne, sulla base dell’Isee familiare”. La proposta del Fdd invece era di dare una cifra (più alta, ma non è questa la differenza rilevante) senza vincoli di reddito, ossia a tutti i diciottenni. Perché questo è importante? La proposta del Pd è al momento poco più di una boutade propagandistica, ma se venisse mantenuta nei termini descritti creerebbe una colossale “trappola della povertà” intorno alla mediana (il punto tale per cui il 50% dei valori è più alto e il 50% più basso) dei valori Isee. Infatti, una famiglia che si trova alla mediana e dovesse guadagnare un euro in più perderebbe la “dote” di 10mila per il diciottenne. Più in generale, le famiglie che si trovano vicine al valore mediano e hanno paura di superarlo avrebbero tutto l’interesse a smettere di guadagnare (perlomeno in forma visibile al fisco) per evitare il rischio di perdere la “dote”. Nulla del genere accadrebbe invece con la proposta del Fdd, che non condiziona l’elargizione alla situazione reddituale o patrimoniale della famiglia.

2. Bonus temporaneo e non permanente
Nella proposta del Pd, la “dote” sarebbe “per la «generazione Covid» -chi oggi ha tra 13 e 17 anni”. Si tratta quindi di un bonus temporaneo, destinato a esaurirsi quando gli attuali tredicenni raggiungeranno la maggiore età. È stancante stare a spiegare perché i bonus temporanei sono una delle idee più stupide e negative mai apparse nel dibattito di politica economica italiano, e quindi non lo farò. Mi limito a osservare la superiorità della proposta Fdd, che invece prevede un provvedimento strutturale e permanente.

3.Condizionalità del trasferimento.
Il Pd afferma che la “dote” è “da spendere per: 1) formazione e istruzione; 2) lavoro e piccola imprenditoria; 3) casa e alloggio”. Non è chiaro se questa lista numerata sia un requisito per ottenere la dote (ossia, occorre dimostrare voler usare i 10 mila euro per una di queste tre attività) oppure se si tratti di “consigli per gli acquisti”, ossia se la “dote” è erogata a prescindere e poi il recipiente ci fa quello che vuole (nel qual caso la lista è inutile e fa solo confusione). Fosse vera la prima ipotesi, aumenterebbe notevolmente la macchinosità burocratica. L’amministrazione pubblica, per esempio, si troverebbe a dover decidere se un progetto imprenditoriale è reale oppure finto e destinato unicamente a ottenere il sussidio, oppure se la casa acquistata va veramente al diciottenne e non sia invece una seconda casa per la famiglia. Speriamo non sia così. La proposta del Fdd non aveva questo difetto, era chiara sul fatto che il trasferimento non era condizionale a nessun tipo di utilizzo.

4. Le coperture
Questo è l’aspetto che più ha attirato l’attenzione, con la proposta di aumentare l’imposta su eredità e donazioni. La prima cosa da osservare è che, da quel che si evince dalle due paginette pubblicate dal Pd, mentre la “dote” viene assegnata per un periodo limitato, l’aumento dell’imposta è permanente. Circa 560mila italiani compiono ogni anno 18 anni. Se a metà di questi si danno 10mila euro il costo è di 2,8 miliardi. La proposta del Pd è di aumentare l’aliquota dell’imposta su eredità e donazioni dall’attuale 4% al 20% (ossia quintuplicarla) per le somme superiori a 5 milioni, lasciando tutto il resto invariato. Non ho purtroppo a disposizione la struttura del pagamento dell’imposta attuale per scaglioni di ricchezza ereditata. Un recente articolo su Domani dell’economista Salvatore Morelli riporta che nel 2016 il gettito della tassa è stato di 420 milioni. Anche moltiplicando per 5 questa cifra si arriva a 2,1 miliardi, ossia il 75% della spesa. Ma i 420 milioni sono l’intero gettito, non quello prodotto da eredità superiori a 5 milioni. Morelli riporta che “il gettito è concentrato sui lasciti inferiori al milione di euro”. Se le cose stanno così, la percentuale di copertura è molto più bassa del 75%. Comunque, su questo è bene attendere dati più accurati.

Le cose, dal punto di vista della copertura, potrebbero naturalmente migliorare aumentando la base imponibile. In particolare, se gli immobili (che costituiscono la grossa parte dei lasciti) venissero valutati al valore di mercato il gettito della tassa aumenterebbe sostanzialmente. Al momento il Pd non ha fatto questa proposta (che è invece fatta esplicitamente da Fdd) e francamente ho qualche dubbio che avrebbe vita facile in Parlamento. È il momento di tirare le somme. Proposta brutta e raffazzonata, difficile dire se andrà molto oltre l’annuncio iniziale di Letta. È servita forse a rinsaldare temporaneamente il consenso per Letta della sinistra del partito (e forse della sinistra fuori dal partito). Tecnicamente fatta malissimo, di gran lunga inferiore alla proposta del Fdd.

L’unica speranza che da tutto questo esca qualcosa di positivo è che si discuta di come aumentare il ruolo della imposta su eredità e donazioni nel quadro di una riduzione della pressione fiscale complessiva. Al momento i progetti discussi nelle Commissioni parlamentari si sono concentrati sull’imposta dei redditi e appare chiaro che gli spazi di riduzione non sono particolarmente ampi. Accrescere l’imposta su eredità e donazioni per ridurre le imposte sul lavoro sarebbe probabilmente una buona idea. Usare i soldi per bonus temporanei, decisamente no.