Naturalmente la nostra è solo un’ipotesi. Diciamo un ragionamento. I fatti sui quali proviamo a ragionare sono semplici e chiari. Dopo le vacanze riprende l’attività giudiziaria. Le due procure più importanti d’Italia sicuramente sono quelle di Milano e di Roma. Il problema è che la Procura di Milano ha un procuratore capo che sta per andare in pensione ma non ha intenzione di lasciare con anticipo, sebbene ha di fatto ricevuto la sfiducia circa del 95 per cento dei suoi sostituti e sebbene sia indagato da Brescia per avere forse ostacolato le indagini sulle rivelazioni dell’avvocato Amara, il quale sostiene che esiste una Loggia segreta (si chiama Ungheria) che governa la giustizia in Italia secondo le sue idee e i suoi interessi. È un bel problema. Milano è senza guida.

A Roma la situazione è simile. Anche qui il Procuratore capo in carica è alquanto delegittimato. Stavolta non dai suoi sottoposti ma da un paio di tribunali che hanno messo in mora anche il Csm e hanno sostenuto che la sua nomina è stata illegittima.

Voi sapete che in politica basta un avviso di garanzia per indurre un ministro, o un assessore, o un sindaco, o un presidente di Regione a farsi immediatamente da parte. Prima ancora, molto prima di essere giudicato. Come mai in magistratura questa accortezza non viene chiesta? Eppure il procuratore di Roma ha già due solenni sentenze contro: una del Tar e una del Consiglio di Stato. Anche Roma è senza guida.

I giornali si interessano pochissimo di questa situazione. Cioè del punto di crisi quasi irreversibile al quale è giunta la giustizia italiana. Due procure delegittimate sono una cosa seria. Ma i giornali, si sa, non sono propensi a criticare la magistratura. A questo punto però il nostro ragionamento ci porta alla domanda del titolo. Molto pacata: chi comanda a Roma e a Milano? Il sospetto è che comandi proprio la Loggia Ungheria, della quale, a quanto pare, nessuno vuole parlare. Neppure i politici, mi sembra. I politici, evidentemente, o sono loro molto distratti, o sono anche loro sottomessi come i giornalisti, o sono molto impauriti.

È così potente – se esiste – questa loggia Ungheria? Credo di sì. Così potente che può permettersi di esistere e dichiarare di non esistere.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.