Massimo Recalcati, psicanalista, 63 anni, milanese, è stato intervistato allo spazio La Stampa dal direttore Massimo Giannini, entro gli eventi del Salone del Libro.

Lo psicoanalista – partendo dal suo ultimo volume – “A pugni chiusi” (Feltrinelli), cui sottotitolo è “Psicoanalisi del mondo contemporaneo, dal Covid alla guerra in Ucraina, dalle disuguaglianze alla politica italiana” – affronta i temi di più stringente attualità.

Recalcati si apre, raccontando che, nel suo lavoro, non affronta solo le questioni personali dei suoi pazienti, ma anche quel che ci riguarda tutti: la crisi economica, il terrorismo islamico, il Covid, conflitti tra cui quello in corso e l’incertezza del destino del nostro Paese.

E, nel contesto dei fatti d’attualità, Recalcati dà il suo parere sulle critiche sollevate da Roberto Saviano verso le istituzioni, accusate di cercare un nuovo sistema autoritario, in una fase populista italiana potrebbe portare a forme più o meno velate di autoritarismo o autarchia. “Credo  – dice Recalcati – che il populismo con Trump, la Brexit e l’Europa orientale ci abbia già mostrato una sua componente autoritaria che in Italia si è vista di meno, perché i Cinque stelle hanno portato una serie di istanze legittime che la sinistra non rappresentava più. Se mai abbiamo avuto il berlusconismo che però, più che tendenze autoritarie, rappresentava il neolibertinismo del nostro tempo”.

Del salvinismo, invece, dice Recalcati: “è stato un fenomeno differente, anche se pur sempre anti-istituzionale, cioè senza il pensiero dello Stato. Meloni al contrario ce l’ha e questa è una delle ragioni della sua vittoria elettorale”.

Secondo Recalcati, non è in atto un progetto restrizioni di stampo autoritario: “allo stesso modo durante la pandemia mi lasciavano dubbioso le posizioni di alcuni intellettuali che parlavano di dittatura sanitaria. Per un senso di responsabilità civile dunque non enfatizzerei questo rischio democratico“.

“Anche perché  – prosegue Recalcati – essere democratici è una fatica, uno sforzo, pure per me che sono di sinistra. Il filosofo Deleuze diceva che per essere veramente antifascista bisogna occuparsi del fascista che ognuno porta con sé. In questo senso, la democrazia comporta il lutto del pensiero unico e la faticosa accettazione del pluralismo. Garantire il pluralismo è stato
un problema storico dell`antifascismo”

Recalcati torna agli anni della sua gioventù: “All’epoca solo Pannella o Pasolini ebbero il coraggio intellettuale dell’anticonformismo. In quegli anni chi diceva qualcosa di diverso veniva considerato un infame. Venendo all’attualità penso per esempio che le ragazze che a Roma hanno strappato i manifesti elettorali di Meloni abbiano compiuto un atto fascista”.

Della contrapposizione tra fascisti e antifascisti, Recalcati dice “Quello del manifesto è stato un atto intollerante e non educa alla democrazia, che è uno sforzo etico. Certo non mi piace quel manifesto e sono vicino a quelle ragazze, ma pure io a Milano ho sopportato la pubblicità di Gallera, che non ha avuto il senso del ridicolo di non ripresentarsi”.

“Il diritto alla contestazione – conclude Recalcati – è uno dei fondamenti della democrazia”, che aggiunge “purtroppo vedo ancora il fascismo nel cuore di tanti democratici“.

Redazione

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