Servivano una sensibilità e una delicatezza più profonde
Sbagliato sospendere il reddito di cittadinanza con un sms: le persone non sono un algoritmo
Nel Si&No del Riformista spazio al dibattito sulla sospensione del reddito di cittadinanza comunicata ai diretti interessati con un sms. Giusto l’Sms per avvisare i percettori del reddito dello stop alla misura? E’ la domanda posta nell’edizione odierna. Favorevole la giornalista Annarita Digiorgio secondo cui si tratta della “stessa modalità con la quale ogni mese ricevevano l’avviso di accredito” i percettori del sussidio. Contrario invece il giornalista Giulio Pinco Caracciolo. “Servivano una sensibilità e una delicatezza più profonde” il suo commento.
Qui l’opinione di Giulio Pinco Caracciolo:
Qualsiasi sia l’opinione personale e politica riguardo l’efficacia o meno di una misura come il Reddito di cittadinanza, è innegabile che negli ultimi anni per molte famiglie abbia rappresentato un sussidio fondamentale. Siamo stati abituati a considerarlo come una scappatoia dal lavoro, un regalo dallo Stato per coloro che non riescono ad arrivare alla fine del mese e che in fin dei conti non hanno davvero intenzione di trovare alternative.
Tutto sommato, tra l’ormai vana ricerca di dipendenti disposti a lavorare regolarmente e storie di fasulli percettori del Rdc, viene da pensare che sia arrivata finalmente l’ora di porre fine a questo tanto discusso quanto controverso aiuto sociale. In tale ottica poco importa se la comunicazione della fine dei sussidi sia stata data da un semplice, asettico sms. Anzi, forse per qualcuno sarebbe stata sufficiente una circolare informativa nemmeno comunicata ad personam e tanti saluti.
C’è un però, e riguarda le storie di centinaia di famiglie che hanno davvero contato su quel beneficio economico; diventato nel bene o nel male una preziosissima fonte di reddito. Famiglie che non l’hanno utilizzato come extra per andare in vacanza o come scusa per non aver più a che fare con “pretenziosi datori di lavoro”.
Quando si parla di persone non si dovrebbe utilizzare un algoritmo o un messaggio. Perlomeno io credo che la funzione di uno Stato non debba essere questa. È chiaro, si sapeva che la scadenza sarebbe arrivata molto presto. Ma informare con un sms 169mila persone, comunicandogli che da inizio agosto non avranno più alcun aiuto, è un trauma sociale che avremmo potuto evitare. Prima di togliere quei 6.000 euro l’anno – 500 al mese – sarebbe stato necessario fare un lavoro di preparazione alle famiglie, in primis psicologica, per passare poi ad illustrare le possibili soluzioni alternative.
Nella forma e nella sostanza della comunicazione, l’Inps ha commesso un errore. È soprattutto il Sud Italia a fare i conti con questa decisione. Solo nell’area di Napoli i percettori del Reddito di cittadinanza ammontano a 21.500. Complessivamente sono la Sicilia e la Campania a risentire maggiormente delle sospensioni con rispettivamente 37.600 e 36.700 stop di sussidi. E l’Inps, secondo i comuni, non avrebbe messo a disposizione tutti i dati dei beneficiari creando difficoltà nel redigere gli elenchi dei nuclei familiari fragili – over 60 o composti da disabili non attivabili al lavoro – a cui spetterebbe il reddito fino a dicembre, ma che di fatto rischiano di rimanere bloccati in un limbo burocratico. In molti casi il reddito potrebbe essere revocato e poi riattribuito. Una situazione che vede montare una rabbia traversale e che rischia di diventare esplosiva.
Credo che questo sia un tema da affrontare con una sensibilità e delicatezza necessariamente più profonde. Un sms è sicuramente una soluzione comoda, veloce ed economica ma non tiene conto minimamente delle componenti psicologiche annesse. E uno Stato, in un mondo utopico, dovrebbe avere il compito di occuparsi anche di questo aspetto. L’invio di un messaggio semplifica sicuramente il processo, in un’ottica di taglio della spesa pubblica, ma in questo caso sarebbe stato forse opportuno cercare di bilanciare le esigenze economiche con il dovere di garantire un livello di sicurezza sociale adeguato.
E proprio da qui viene la necessità di adottare approcci più ponderati per affrontare le questioni economiche, sempre tenendo a mente il benessere delle persone più vulnerabili. Un approccio equilibrato e ragionato fondamentale per garantire una società giusta e inclusiva per tutti.
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