Caro senatore Mirabelli,
le sue proposte a me paiono molto ragionevoli. Solo che siamo arrivati a un punto di crisi così grande, nel nostro sistema carcerario, che nessuna iniziativa ragionevole è sufficiente. Occorre un atto coraggioso. Una rottura. Io personalmente ho sempre pensato che la sinistra, in una società moderna, servisse esattamente a questo: a imprimere delle svolte nella lentezza della politica, a rompere gli schemi, a osare. La destra forse ha più un compito legato alla conservazione, al buon senso. La sinistra ha il ruolo dell’acceleratore. La destra deve soprattutto garantire l’establishment, il ceto medio, i settori produttivi, la pace sociale.

La sinistra dovrebbe aprire i conflitti e prendersi sulle spalle i problemi degli ultimi. Qui, certo, nasce una grande discussione, perché non è più chiarissimo chi siano gli ultimi, né quale sia il confine tra popolarismo e populismo, tra masse e plebe. Ne discuteremo un’altra volta, senatore. Per ora una cosa possiamo dircela: se Marx non funziona più alla perfezione, prendiamo il Vangelo di Matteo. Si ricorda di quel passo nel quale ci invitava a visitare i detenuti e dar da mangiare ai disperati, no? Credo che oggi i disperati siano i profughi, i carcerati invece, pochi dubbi, son sempre loro. Gli stessi di allora. Sono la parte più debole e vessata della società. Sono quelle persone che vivono in condizioni inumane e per di più pagano per la mancanza totale di libertà, per lo stato di sottomissione al quale sono fisicamente costretti e per il disprezzo pubblico, espresso nei bar, nei parlamenti, in Tv, sui giornali. La sinistra può restare a guardare, può ignorarli?

Io apprezzo molto, senatore, il suo sforzo per introdurre emendamenti umani nelle leggi di un governo dominato da una forza oltranzista, illiberale (io credo reazionaria), come sono i 5 stelle. E le sono grato per questo sforzo. Lo so che ci vuole coraggio, oggi, in politica, per schierarsi a favore dei diritti degli oppressi invece di abbellirsi opprimendo i diritti. Comanda Travaglio, oggi, comanda Di Maio, aspiranti carcerieri, cacciatori di migranti. Vedo bene che lei non si è fatto intimorire. Però, senatore Mirabelli, serve qualcosa di più. Un piano di scarcerazioni immediate che vada molto oltre quel limite di un anno di residuo pena che lei ha indicato. Almeno tre anni, senatore. Dobbiamo fare uscire immediatamente dalle prigioni 30mila persone se vogliamo avere un risultato serio, sia nella lotta alla pandemia sia nella lotta alla vergogna delle carceri-inferno.

Il mio amico Gian Carlo Caselli ha definito le carceri dei Grand Hotel. Io spero che possa ripensarci, che torni al pensiero libero e moderno. Che la smetta di inseguire Il Fatto. Ma il nostro dovere è non farci intimidire dalla propaganda di chi vorrebbe massacrare i detenuti. È anche il suo dovere, senatore. Scarcerazioni subito, dico: subito. E poi indulto, amnistia, revisione del codice penale e fortissima depenalizzazione, infine applicazione rigorosa della legge che prevede l’arresto come extrema ratio. Le carceri avranno un senso se diventeranno luoghi particolarissimi, decenti, che ospitano non più di due o tremila persone. E le ospitano per ragioni di sicurezza e di rieducazione, non di vendetta, pena, di ritorsione.

Senatore, viviamo nel 2020, i nostri nipoti ci giudicheranno per questo orrore che stiamo facendo nelle prigioni. Possibile che nel mondo politico nessuno se ne accorga o sia in grado di farsene carico? Possibile che non esista più qualcuno, come fu il senatore Gozzini, in grado di scrivere leggi umane? Possibile che Rita Bernardini, che da qualche giorno ha iniziato lo sciopero della fame, debba restare sola, solissima, quasi fosse una persona stravagante da trattare con simpatia e disprezzo? Provi a rispondere, senatore, E provi a ottenere qualche risposta anche dai dirigenti più potenti del suo partito.

P.S. Grazie, grazie, grazie a Rita Bernardini
P.S 2. Quella clausola che esclude dai benefici chi sia stato condannato per reati di mafia è discriminatoria, ipocrita e direi incostituzionale. Siamo tutti uguali di fronte alla legge, dice la Costituzione. Se una persona ha un residuo di pena di uno, o due, o tre anni, vuol dire che non è considerata pericolosa. Una persona condannata per reati di mafia resta una persona, come tutti noi. E ha i nostri stessi diritti.

Piero Sansonetti

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