“Eccoli, arrivano. Fermiamo l’ondata revisionista della destra”, twitta Chiara Gribaudo, vicepresidente del Pd. I toni sono allarmati. Che è successo? Il 25 aprile si avvicina e la destra di governo, piuttosto che mostrarsi matura e responsabile per celebrare la Liberazione, rispolvera l’orbace. Si sarà intuito: parliamo di Ignazio La Russa. Il presidente del Senato si intrattiene con un giornalista alla buvette di Palazzo Madama. Parlando a ruota libera, chissà perché, il discorso va a finire sulla Costituzione. E a La Russa preme sottolineare che la parola “antifascismo”, a suo dire, nella carta costituzionale non si trova. Quando Repubblica mette in pagina quella che definisce “un colloquio col Presidente del Senato” gli dà modo di precisare che si sarebbe trattato di una mera notazione filologica. Al più storiografica.

“Credo semplicemente a ciò che accadde sotto la spinta dei partiti moderati che non volevano fare questo regalo al Pci e all’Urss”, precisa. Si scatena una polemica che coinvolge tutta la politica. Nuove richieste di dimissioni piovono all’indirizzo del presidente del Senato da decine di parlamentari, eletti locali, associazioni partigiane. L’eco dell’indignazione per l’esternazione precedente, che aveva trasformato uno squadrone di criminali nazisti in una allegra banda di musicisti pensionati, non si era ancora spenta. Lui sembra rendersi conto dell’ennesimo scivolone quando mette le mani avanti: “Il 25 aprile farò qualcosa che metterà tutti d’accordo”. Come se per celebrare la Liberazione dal nazifascismo bisognasse assecondare inclinazioni antitetiche, spiega che andrà in Repubblica Ceca. Giorgia Meloni andrà a rendere omaggio all’Altare della Patria, lui sarà in visita al campo di concentramento di Theresienstadt vicino a Praga e poi a deporre una corona sotto al monumento dedicato a Jan Palach, il giovane praghese che si diede fuoco per denunciare l’asservimento alla dittatura sovietica.

Il putiferio non si placa. Elly Schlein commenta a margine della prima riunione della sua Segreteria, convocata a Riano Flaminio – sul luogo dove venne ritrovato il corpo martirizzato di Giacomo Matteotti – che la Costituzione italiana è l’antifascismo. Schlein è combattiva. Il destro offertole da La Russa viene colto, ma non basta: “Il Pd vuole continuare a essere un problema per chi governa e proporre un’idea diversa del Paese, fondata sulla giustizia sociale, sul contrasto alla povertà e su un rapporto diverso con il pianeta”, aggiunge Schlein concludendo i lavori della Segreteria. Aver deciso di tenerla sul luogo del ritrovamento della salma del deputato socialista, quello per il cui omicidio Mussolini aveva assunto le responsabilità politiche e morali, è quanto mai evocativo. Gli occhi dei partiti rimangono incollati a questo 25 aprile, spartiacque di civiltà che presuppone per tutti di aver fatto i conti con la storia. “Ma io condivido appieno i valori della Resistenza, vista come superamento di una dittatura”, ha ulteriormente precisato La Russa nel corso della giornata. Quindi il presidente del Senato ha aggiunto: “Il problema è che di quei valori si sono appropriati il Pci e poi la sinistra. Questo è un fatto storico. E a questo mi sono sempre opposto. Pure la destra ha, nella sua storia, candidato i partigiani”.

Non convince, non attacca. “La Russa delira”, affonda ad esempio il segretario di PiùEuropa, Riccardo Magi. “Anziché lamentarsi di essere costretto (da se stesso) a puntualizzare continuamente dovrebbe smentire quello che ha detto se vuole avere il rispetto del Paese e del Parlamento. La Costituzione è antifascista perché lo sono quei principi che sanciscono diritti, democrazia, libertà e partecipazione che segnano le fondamenta della Repubblica, principi di cui La Russa stesso vorrebbe spronare a ‘un’unica lettura’. La lettura è unica ed è antifascista, La Russa ci faccia pace”. Nicola Fratoianni, Alleanza Verdi-Sinistra, è anche più duro: “Il Presidente del Senato che con un ardimentoso sprezzo del ridicolo fa a pezzi la credibilità delle nostre istituzioni, dimostra ancora una volta la sua ignoranza storica e il suo disprezzo per le Istituzioni della nostra Repubblica. Dice che il 25 aprile farà una cosa che metterà d’accordo tutti? Immagino e spero – conclude Fratoianni – che annunci le sue dimissioni da un ruolo istituzionale che occupa in modo indegno”.

Gioverebbe ricordare a La Russa che nelle disposizioni transitorie e finali della Costituzione italiana, titolo XII, i Costituenti vollero appuntare un divieto sintatticamente antifascista: “E’ vietata la ricostituzione del disciolto partito fascista”. Non potevano essere più chiari. In attesa di assumere una sua migliore lettura della legge fondamentale dello Stato, sono arrivate le parole con cui la premier Giorgia Meloni ha celebrato il 21 aprile, i Natali di Roma. “Culla di civiltà e splendore, ha dato i natali a eroi, leader e visionari”. Non sono i santi, navigatori e poeti a cui Mussolini aveva dedicato il discorso poi inciso sul Palazzo della Civiltà italiana, ma poco ci manca.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.