Il contesto si aggrava di giorno in giorno e, ovviamente, della sua evoluzione deve tener conto il governo dell’economia nei Paesi dell’Occidente. Le sanzioni comminate all’aggressore incidono, sì, sulla sua economia, ma hanno anche effetti collaterali sui Paesi che le irrogano. In questa fase, all’intensità di tali effetti – mentre già in conseguenza dell’uscita dalla pandemia si erano registrati problemi nelle catene di approvvigionamento dei beni anche essenziali e aumenti dei prezzi dei prodotti energetici – potrebbe unirsi l’impatto di una risalita dei contagi del covid i cui segnali si stanno manifestando in questi ultimi giorni. Non ha aiutato affatto la decisione rigoristica assunta dal Consiglio direttivo della Bce che ha promosso l’avvio di una linea non più accomodante della politica monetaria, con la probabile fine del quantitative easing (riguardante, in particolare, i titoli pubblici), a partire dal terzo trimestre dell’anno in corso.

Tra oggi e domani, la Federal Reserve probabilmente aumenterà i tassi di interesse per fronteggiare un’inflazione che negli Usa ha raggiunto quasi l’8 per cento. I contesti sono, però, nettamente diversi tra Usa ed Unione. Si pone comunque l’esigenza, in Italia, di alleggerire per famiglie e imprese le conseguenze dell’aumento dei prezzi del carburante e della traslazione di questi anche sui beni di prima necessità che sta colpendo le categorie più deboli. In questa settimana il Governo esaminerà alcune misure, ai fini dell’emanazione di un decreto legge, incentrate essenzialmente sull’impiego dell’extragettito dell’Iva conseguente agli aumenti anzidetti, sugli extraprofitti percepiti da imprese di settori dell’energia, sul tetto al prezzo del gas la cui adozione sarebbe, però, preferibile fosse decisa a livello europeo. Si adotterebbero, poi, misure per famiglie in difficoltà, quali la rateizzazione del pagamento delle bollette, l’aumento dei “bonus sociali”, e per imprese agricole, ivi compresi interventi per moratorie e garanzie bancarie. Si ribadirebbe una sorta di precondizione, quella, cioè, di non fare ricorso allo scostamento di bilancio per preservare così la stabilità della finanza pubblica.

Con il progettato decreto saremo al quarto, almeno, degli interventi che hanno lo scopo di aiutare le imprese e le famiglie per le conseguenze dei rincari, prima provocate dalla pandemia. È un’operazione necessaria data la straordinarietà degli avvenimenti, ma è essenziale pure per mantenere la coesione nei confronti del sostegno all’Ucraina nonché delle sanzioni alla Russia. È però opportuno ricordare quanto il Premier Mario Draghi, non ancora insediato nella carica ora ricoperta, scrisse sul Financial Times mentre infuriava la pandemia, sottolineando come nelle circostanze di una guerra -alla quale egli parificava la pandemia- fosse naturale ricorrere al debito. Insomma, secondo Draghi, mutava il paradigma per l’interpretare e per l’agire. Successivamente ha ripetuto con costanza che, date le difficoltà persistenti, era il tempo di “dare”, da parte dello Stato, non di “prendere” dai cittadini e dalle imprese. Di recente, Draghi ha sostenuto che non siamo, ora, in un’economia di guerra; altri sostengono il contrario. Ma lo stesso Premier ha anche detto che bisogna comunque essere preparati per una tale eventualità.

Negli stessi giorni egli ha sottolineato l’importanza di rivedere sostanzialmente, a livello europeo, il Patto di stabilità e la disciplina degli aiuti di Stato. Alcuni vorrebbero, in ogni caso, un’ulteriore proroga a tutto il 2023 del Patto e della normativa in questione. Si prevede una decisione nel mese di maggio. Ma con tutti questi precedenti c’è da chiedersi come possa aprioristicamente escludersi la possibilità dello scostamento di bilancio per attuare una manovra solida, non destinata, a breve, a essere integrata, come finora è accaduto, da un nuovo intervento, secondo una logica del procedere “a pezzi e bocconi”. Le parole belliche spese a valanga per la pandemia ora si impiegano con pudore nei confronti di una vera guerra? Come ci si prepara? Prendendo di qua e di là, raschiando il barile per mantenere invariati i saldi di bilancio?

Ricorrere all’extragettito e agli extraprofitti è più che doveroso, ma non basta per alleggerire gli impatti e consentire un’adeguata prosecuzione delle attività economiche, a cominciare da quelle più direttamente colpite dal mix guerra – pandemia – inflazione. A una politica monetaria che va verso la restrizione si dovrebbe rispondere con una politica economica espansiva. Del resto, quando si parla di raccordare la prima e la seconda lo si dice “tanto per dire” o perché, magari, le si vorrebbe, entrambe restrittive? E quando un Ministro della Repubblica parla di colossale truffa nei carburanti si può lasciar cadere l’affermazione senza alcun seguito? Un chiarimento a tutti questi interrogativi sarebbe più che doveroso.