Il procedimento disciplinare della Rai per l'introduzione di un libro non autorizzata
Sigfrido Ranucci contro il giornalismo di inchiesta, ma solo se riguarda lui…

Sigfrido Ranucci, vicedirettore di Rai3 e conduttore di Report, è stato raggiunto – da quanto abbiamo appreso da fonti accreditate di viale Mazzini, riportate da Vigilanza Tv – da un provvedimento disciplinare per non aver chiesto l’autorizzazione all’azienda riguardo al libro La grande inchiesta di Report sulla pandemia, scritto da Cataldo Ciccolella e Giulio Valesini per la casa editrice Chiarelettere e del quale Ranucci ha curato l’introduzione.
Nemmeno gli incoraggianti risultati Auditel della trasmissione d’inchiesta della Terza Rete, attualmente in crisi di spettatori, sarebbero riusciti a dissuadere i vertici dalla decisione di interessare il vicedirettore con il provvedimento disciplinare. Un provvedimento che lo stesso Ranucci ha confermato con un tweet rivolto alla nostra testata, “rea” di avere anticipato la notizia online. «Il sottoscritto non è stato colpito da alcun provvedimento disciplinare», scrive però contraddicendosi nell’attacco di un testo che Ranucci allega a un tweet.
Perché subito dopo è costretto a chiarire: «L’azienda ha aperto e poi archiviato a tempo di record», con questo confermando l’indiscrezione a noi giunta e informandoci anche di una notizia in più, quale quella della immediata archiviazione. Due irritualità in una giornata sola. E in una giornata che segue di dieci giorni la puntata più tempestosa di Report, con le contestatissime dichiarazioni “borderline” sulla terza dose del vaccino anti Covid. Nel testo diffuso sui social network – dove se la prende con noi del Riformista – il conduttore dettaglia: «La pubblicazione (dell’introduzione a sua firma, ndr) è stata un’iniziativa della casa editrice».
E quasi sempre le pubblicazioni avvengono per iniziativa degli editori, se l’autore – come in questo caso – ha inviato loro un testo. Ranucci poi si infiamma: «Darò mandato di querelare per la sciatteria con cui hanno infangato una trentennale carriera passata ad onorare nel pieno rispetto delle regole l’azienda per cui lavoro». Il motivo di tanta rabbia? Del procedimento sapevano in pochissimi, oltre a lui. Il capo del personale, l’amministratore delegato e pochi altri. E infatti il vice direttore di Rai Tre non si dà pace: «È grave che una informazione che doveva essere riservata sia uscita dall’azienda», sbotta il rivelatore dei segreti di Stato.
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