In città non si parla d’altro e il suo nome è sulla bocca di tutti. A pochi giorni dal voto per il nuovo sindaco, qualcuno potrebbe pensare alla campagna elettorale o a qualche candidato in particolare. Ma l’unica ragione vera e praticata del dibattito cittadino è il nuovo fantastico Napoli di Luciano Spalletti. Nelle conversazioni domestiche o nelle chiacchiere da bar, il rumore di fondo è sempre lo stesso e cresce come il numero di gol e di vittorie della squadra. La città assiste con gioia e con una certa sorpresa alle nuove meraviglie azzurre: da Victor Osimhen, figlio del vento capace di trasformare ogni palla lunga in una minaccia mortale, a Fabian Ruiz e Zambo Anguissa, una coppia centrale “di lotta e di governo uscita” da un racconto fùtbolero di Osvaldo Soriano.

Nelle cinque vittorie consecutive c’è molto altro, però: la sagacia tattica e l’esperienza del nuovo allenatore, che ha trasformato l’accozzaglia anemica di Napoli-Verona in una squadra feroce e determinata, e la voglia di riscatto del capitano Lorenzo Insigne e del sub-comandante Kalidou Koulibaly, i due leader dello spogliatoio che hanno deciso di aiutarsi a vicenda in campo come facevano il gatto Zorba e la gabbianella Fortunata nell’amorevole racconto di Luis Sepùlveda. Reggerà questo Napoli in testa alla classifica, dopo le prime cinque giornate di campionato in cui è riuscito a conquistare il primato con pieno merito? Bisognerà aspettare il verdetto del campo senza farsi eccessive illusioni, almeno per adesso. La coperta corta in difesa e la Coppa d’Africa a gennaio, che minaccia di portar via per tre settimane i tre corazzieri neri vestiti d’azzurro, inducono alla prudenza, anche se la squadra sembra seriamente attrezzata per centrale il vero obiettivo stagionale, quella ricchissima Champions League agognata dal presidente Aurelio De Laurentiis e dalle esauste casse societarie.

La politica cittadina si è naturalmente buttata a corpo morto, e a favore di telecamera e social media, sul coro di elogi per la squadra, sperando di lucrare qualche spicciolo di consenso. Ma per convincere i napoletani, chiamati finalmente a chiudere la terrificante stagione del “sindaco a distanza” Luigi de Magistris, non basteranno le magliette azzurre esibite nello struscio alla Pignasecca, qualche parente di Diego Armando Maradona candidato qua e là o struggenti professioni di fede pallonara. Servono risposte concrete e proposte convincenti per migliorare la qualità della vita delle persone e delle famiglie e per costruire occasioni di sviluppo economico, sociale ed ecologico per il territorio metropolitano.

Napoli, “regina seduta sul tufo” per usare la splendida immagine dedicata alla città dalla nuova guida di The Passenger, ha bisogno di cura e non di demagogia, a partire dalle parole. Nei giorni che hanno visto la scomparsa di due editori straordinari come Tullio Pironti e Tommaso Avagliano non è accettabile, per esempio, che ottuse regole burocratiche impediscano la presentazione di libri o di spettacoli in piazza. Il nuovo inquilino di Palazzo San Giacomo comprenda che il pane diventa secco, senza le rose.