L’estate a Napoli è già entrata nel vivo. L’organizzazione delle spiagge libere, tra qualche intoppo e difficoltà, è entrata in vigore imponendo il numero chiuso alla Spiaggia delle Monache e a Palazzo Donn’Anna e prosegue anche alla Gaiola. Accesso libero per tutti (purchè maggiorenni) ma bisogna prenotare. Dal reportage realizzato qualche giorno fa dal Riformista sulle spiagge libere di Napoli è emerso che i napoletani sono intimamente divisi su se questo sia un bene o un male, una cosa su cui sono d’accordo o meno. La tendenza generale è che “se da una parte il numero chiuso rende tutto più gestibile, le spiagge più pulite e sicure anche dal punto di vista della salute, dall’alta non è giusto che non tutti possano accedere alle spiagge libere”. Stessa cosa sulla possibilità di accesso per i minori. C’è chi è d’accordo che debbano essere accompagnati da un adulto “perché ci sono ragazzi tranquilli e altri che creano confusione”. E altri che invece pensano che sia un’ingiustizia “perché anche i ragazzi hanno diritto a farsi un bagno, non trovo quale sia il problema”.

Già da qualche mese un gruppo di cittadini si è riunito nel comitato “Mare Libero e gratuito Napoli”. È loro l’originale protesta che portò alla “creazione” di un vero e proprio lido nello spiazzo antistante Palazzo San Giacomo il primo luglio e la “Presa della Battigia”, il 14 luglio scorso sulle spiagge di Procida e Pozzuoli. Ancora domenica 31 luglio, sono scesi in corteo sulla spiaggia attraversando i lidi privati di Miliscola e Miseno con striscioni, megafono, panini e mortadella.  Anche in città hanno protestato sulle spiagge in più occasioni. “Come comitati per il mare libero e gratuito da oltre un mese stiamo dando battaglia affinchè il mare bagni Napoli. Ogni siamo nella situazione in cui la gran parte della costa napoletana non inquinata è sempre più gestita da privati e questo riduce sempre più l’accesso al mare da parte della stragrande maggioranza delle persone che o pagano o restano a farsi il bagno nella vasca di casa”, ha spiegato Mario Avoletto, uno degli attivisti.

“Per questo motivo ci siamo organizzati a partire dai vari territori di Napoli, dalle realtà di base dei beni comuni e dell’associazionismo, per rivendicare il fatto che il mare ritorni a Napoli e che sia sancito il suo essere un bene comune, al pari dell’aria, dell’acqua e del diritto a una vita dignitosa. Ognuno deve poter accedere a una risorsa. Il mare è un po’ il simbolo dell’accessibilità e del diritto di tutti a vivere dignitosamente. Poi con questo caldo…”.

Per questi motivi hanno iniziato la loro protesta che è in rete anche con altre realtà italiane. “Contestiamo che la spiaggia sia sempre più privatizzata e rivendichiamo che la gran parte del lungomare della costa diventi pubblica – continua Avoletto – E che quella inquinata sia al più presto bonificata, da San Giovanni a Bagnoli”. Il gruppo di attivisti contesta anche l’ordinanza del Comune di Napoli che impone il numero chiuso. “Riteniamo che l’utilizzo dell’ordine pubblico e della sicurezza sia un alibi per un ulteriore restringimento degli spazi di fruibilità pubblica del mare. Per risolvere il problema dell’accesso al mare sarebbe stato molto meglio restringere le aree gestite dai privati. Poi ci sono enormi contraddizioni in quella delibera: alcune spiagge libere sono a numero chiuso e altre no. Da Mappatella beach a Largo Sermoneta il numero chiuso non esiste e non verrà applicato. Ci chiediamo come mai c’è questa differenza. Ai concessionari privati di Posillipo non fa piacere che tutti possano farsi il bagno al loro fianco? Loro dimenticano che quella spiaggia non è loro ma innanzitutto degli abitanti di Napoli”.

Gli attivisti si stanno muovendo anche per far arrivare la loro voce in Parlamento per il testo di riforma del decreto sulle concessioni nel ddl Concorrenza. “Stiamo partecipando anche alle audizioni al Senato per il testo di riforma sul decreto legge sulle concessioni che recepisce, grazie anche alle sentenze delle Sezioni Riunite del Consiglio di Stato per applicare la Bolkestein (che prevede le gare pubbliche delle spiagge, ndr) che ha messo fine alla proroga delle concessioni automatiche che dura in alcuni casi da decenni – spiega Paolo Casale, del Comitato Mare Libero e gratuito – Viene considerato il demanio pubblico come proprietà privata. Siamo favorevoli che ci sia la concessione ma che sia a tempo, in modo da favorire anche i diritti di altre imprese che possono concorrere nella gestione di questi servizi. Poi vogliamo che la spiaggia a chi ha le concessioni venga data come attrezzata ma non in maniera esclusiva per essere occupata da ombrelloni e sdraio dei paganti”.

“Come dice la Costituzione e le leggi italiane vogliamo che siano garantiti il diritto all’accesso al mare, alla battigia, e anche l’ingresso principale del lido deve essere garantito prioritariamente, solo eccezionalmente vi può essere una gestione da parte dei privati che non possono impedire l’accesso alla risorsa mare che non potrà mai essere privatizzata”, continua Avoletto. “Pensiamo che questo testo di legge debba essere chiaro e preciso nell’indicare che il 60% della costa in ogni Comune sia riservato alle spiagge libere. Queste non vanno lasciate in stato di abbandono ma curate dagli enti locali. Ai Comuni vanno garantite risorse per farlo provenienti dai canoni che oggi sono irrisori e che vanno adeguati ai valori di mercato”.

Una parte degli attivisti che confluiscono in “Mare libero e gratuito Napoli”, non è d’accordo nemmeno che ci sia il numero chiuso alla Gaiola che però dal 2002 è una Riserva Marina dello Stato. “È una battaglia civica, di bene comune perché il mare è un bene comune – dice Valeria Liguori del Comitato Gaiola Bene Comune – il mare non si paga, non si prenota, è di tutti. E questo deve essere l’ordinarietà per una città, non la straordinarietà concessa a pochi o a pagamento”. Favorevoli o contrari al numero chiuso, il Parco Sommerso di Gaiola è una Riserva Marina dello Stato istituita con Decreto Interministeriale del 7 agosto 2002. Tutte le Aree Protette (terrestri e marine) sono normate dalla Legge Quadro sulle Aree Protette (Legge 394/91). In particolare l’Area Marina Protetta Parco Sommerso di Gaiola, per le sue esigue dimensioni (è l’AMP più piccola d’Italia) è divisa in sole due zone di protezione: la Zona A (Riserva Integrale) e la Zona B (Riserva Generale). La mappa e leggenda delle due zone è posta su una grande bacheca di legno a Gaiola sia all’ingresso della zona B che all’ingresso della zona A. Le regole sono nazionali ma l’esperienza di 20 anni di presenza dello staff del Parco hanno portato a diversi risultati che se da una parte hanno reso la zona accessibile da un minor numero di persone alla volta, dall’altro ne hanno preservato l’integrità ambientale, così come richiesto dalla legge.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.