La Lazio vuole portare avanti il progetto legato allo stadio Flaminio, il glorioso impianto a due passi da Ponte Milvio, riqualificandolo completamente per giocarci le proprie partite e renderlo quindi la nuova casa delle aquile. Dopo le prime indiscrezioni riguardo la proposta avanzata da Claudio Lotito è arrivata la conferma direttamente dal Campidoglio con il presidente della Commissione Sport del Comune di Roma, Angelo Dario: “Stiamo verificando i vincoli per la fattibilità delle condizioni dal patron della Lazio che sono necessarie per rendere interessante il progetto”. Ovvero: sulla copertura dello stadio, sul numero di parcheggi ed eventuali attività commerciali ed anche sulla capienza che si dovrebbe attestare a circa 40mila posti. “Si tratta di una proposta seria che ci ha fatto davvero piacere, – continua Diario –  anche perché da parte nostra c’è la massima disponibilità. Il Flaminio è per noi anche un monumento che però è chiuso da 10 anni e che deve tornare fruibile”.

Claudio Lotito
Claudio Lotito

I TERMINI DELL’ACCORDO

La verifica delle condizioni spetta al comune ma poi la palla tornerà alla società sportiva che dovrà presentare una proposta di paternariato (un’iniziativa che può riguardare la ristrutturazione di immobili dismessi di cui la pubblica amministrazione è proprietaria, oppure nuove opere non ancora realizzate): “ma essendoci al 99,9% l’interesse pubblico non vedo impedimenti” dice sempre Diario. I presupposti sembrano esserci tutti, compresi quelli che definiscono la durata (lunga, 30 anni) della concessione perché la proprietà resterebbe comunque comunale e di un investimento totale per tutto il progetto che si aggira sugli 80 milioni di euro. Ora sembra che la Lazio voglia accelerare tanto quanto la controparte comunale, che sarebbe ben contenta di avviare il progetto e di sbolognarsi la cura fallimentare di una grande opera architettonica lasciata da anni all’abbandono.

Alessandro Cochi alla manifestazione per il campo Testaccio
Alessandro Cochi alla manifestazione per il Flaminio

COCHI (FDI): CREDERE NEL PROGETTO 

“A quanto pare rispetto a circa 10 anni fa ci sarebbe la volontà della società, fattore determinante. Ora non so – dice il delegato romano allo Sport di FdI, Alessandro Cochi – tra mesi estivi ed elettorali quanto si possa fare ma sono sicuro che FdI con i consiglieri negli enti competenti non si sottrarrà ad un progetto così importante e di recupero. Materia soprattutto del sindaco che sarà, fatta salva come premessa una reale volontà politica da mostrare tutti e presto sui tavoli competenti altrimenti si rischiano delle buone intenzioni fermo restando che già sognarlo il Flaminio di nuovo alla Lazio ha già un suo fascino. Però l’amministrare mi ha spesso insegnato di buttarsi anima e corpo su fatti concreti pur se complicati da tante situazioni, vincoli, business Plan, piano regolatore, leggi urbanistiche e sugli stadi, Sovraintendenze, da interpretare al meglio ed altro come in questo caso. Difficile ma non impossibile.” Smentita infine la notizia del sopralluogo allo stadio anche se il comune rimane disponibile e i costi, che rimangono importanti, sarebbero ammortizzati dalle attività collaterali. La Lazio adesso si dovrà fare i conti in tasca ma ai tifosi non resta che sognare ad occhi aperti.

LA STORIA DELLO STADIO FLAMINIO

Lo stadio, firmato da Pier Luigi Nervi storico architetto romano di adozione, si trova lungo viale Tiziano, strada che corre parallelamente a via Flaminia nel centro di Roma. L’impianto realizzato nel 1957 -1958 in occasione delle Olimpiadi romane del 1960, è tutt’oggi  proprietà del comune e fino allo scorso anno in concessione al Coni Servizi. La giunta Alemanno stava per indire un bando per l’assegnazione della struttura sportiva che ha in passato già ospitato i biancocelesti in epoche diverse: dal 1962 al 1966, anni in cui i biancocelesti militavano in Serie B, nella stagione ’68-’69 e poi 30 anni dopo, in quella ’89-’90. Il progetto, qualunque esso sarà, dovrà seguire pedissequamente le decisioni della Fondazione Nervi che ne detiene la proprietà intellettuale e i diritti morali. L’impianto non potrà infatti subire modifiche strutturali che ne alterino la sua fisionomia, protetta da vincolo artistico e storico dal 2008.

Riccardo Annibali

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