Hanno un’età media che supera i 53 anni, lavorano a contatto con il pubblico, seppure in misura ridotta rispetto al passato perché gli accessi agli uffici sono stati sensibilmente limitati da quando c’è la pandemia, e chiedono di essere ammessi tra le categorie da vaccinare con una certa priorità nell’attuale fase del piano vaccinale. Parliamo dei cancellieri e più in generale del personale amministrativo del comparto giustizia. Si sono mossi i sindacati, Fp Cgil, Cisl Fp e Uilpa. Hanno scritto al capo dipartimento dell’organizzazione giudiziaria Barbara Fabbrini e agli altri vertici del settore per chiedere di seguire l’esempio dell’amministrazione penitenziaria e della giustizia minorile.

Anche a Napoli il personale amministrativo spera di poter essere presto inserito nel piano vaccinale. Il Covid continua a essere una minaccia all’interno degli uffici giudiziari, le misure di prevenzione e sicurezza sono in atto da tempo ma quello dei contagi resta un rischio da non poter ignorare. La Corte di Appello di Milano, dopo un confronto con la Regione Lombardia, ha deciso di inserire il personale degli uffici giudiziari nella somministrazione prioritaria prevista dalla fase 2 del piano di vaccinazione. Si chiede adesso di estendere l’iniziativa agli altri distretti, incluso quello di Napoli. «Le organizzazioni sindacali apprezzano il comportamento della Corte di Appello di Milano», hanno sottolineato i vertici sindacali dei lavoratori della giustizia, chiedendo di conoscere, fermo restando il principio di volontarietà, se e quali iniziative si prevede di mettere in campo per il futuro e sottolineando la necessità di inserire i lavoratori della giustizia nel piano di vaccinazioni in quanto «lavoratori addetti ai servizi essenziali». Una richiesta che si allinea a quella di magistrati e avvocati.

«Certo, sarebbe opportuno un piano vaccinale anche per gli operatori della giustizia ma la questione è in itinere», spiega il presidente della Corte di Appello Giuseppe De Carolis di Prossedi, evidenziando che si sta sì ragionando su un piano di vaccinazioni per chi lavora nel comparto giustizia ma che bisogna fare i conti con tante variabili, dalla disponibilità dei vaccini alle fasce d’età per cui sono consigliati ai pareri di Regione e comitato scientifico. «La giustizia resta un servizio essenziale», ribadisce, «che riguarda la tutela dei diritti e non può essere sospeso o interrotto».
Il presidente De Carolis spiega infatti che la giustizia a Napoli non si è mai fermata, nemmeno nei mesi più critici della pandemia. Certo, le difficoltà non sono mancate. «In poco tempo abbiamo dovuto abituarci a una serie di novità»: le riunioni a distanza, il personale in smart working, un nuovo modo di lavorare e di gestire le udienze.

Se nel settore civile con la trattazione scritta si è riusciti anche a smaltire più arretrati rispetto al passato, è nel settore penale che le criticità sono state e restano maggiori. Basti pensare alle difficoltà legate alla fissazione delle udienze a orario, ai tanti rinvii, alle istanze pendenti dinanzi al Tribunale di Sorveglianza, alle carenze di personale, ai tanti in carcere in attesa di giudizio e ai tempi ancora troppo lunghi dei processi in primo come in secondo grado. La vaccinazione, dunque, è una speranza non solo contro la pandemia, ma appare anche come un’opportunità per ridare ossigeno a una giustizia da troppo tempo in affanno, che era in sofferenza già prima dell’emergenza sanitaria e lo è ancor di più adesso.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).