Via libera del Consiglio dei ministri sul disegno di legge per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne e della violenza domestica. Il testo, composto da 11 articoli, è frutto del lavoro delle ministre Elena Bonetti, Luciana Lamorgese, Marta Cartabia , Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, Fabiana Dadone ed Erika Stefani, garantisce più tutele per le donne vittime di violenze che denunciano e un rafforzamento degli interventi cautelari sugli uomini che maltrattano, anche con il braccialetto elettronico.

Reato proseguibile d’ufficio

Una novità spicca su tutte: non ci sarà più bisogno della denuncia per intervenire in caso di maltrattamenti in ambito familiare. Viene prevista la procedibilità d’ufficio se l’autore della violenza è recidivo o anche solo se è già stato ammonito per reati del genere. In questo modo, verranno cancellati quei lunghi iter che portano le donne a ritirare le denunce nei confronti di mariti e compagni violenti, impedendo così di uscire dell’incubo delle percosse e violenze. A seguito di denuncia o querela, come si legge nella bozza del ddl, “qualora dai primi accertamenti emergano concreti e rilevanti elementi di pericolo di reiterazione della condotta”, le forze di pubblica sicurezza possono dare comunicazione al Prefetto, il quale può adottare “misure di vigilanza dinamica, da sottoporre a revisione trimestrale, a tutela della persona offesa”.

L’arresto, inoltre, non sarà più in flagranza di reato. Adesso anche in caso di violazione degli obblighi di allontanamento della casa familiare e di divieto di avvicinamento, il maltrattante rischia di essere arrestato. Anche fuori dai casi di flagranza e dei fermi di persone gravemente indiziate dei reati, il pubblico ministero può disporre “con decreto motivato, il fermo della persona gravemente indiziata di uno dei delitti previsti dagli articoli 572, 582, 612-bis del codice penale o di delitto, consumato o tentato, commesso con minaccia o violenza alla persona per il quale la legge prevede la pena dell’ergastolo o della reclusione superiore nel massimo a tre anni, quando sussistono specifici elementi per ritenere grave e imminente il pericolo che la persona indiziata commetta gravi delitti con uso di armi o di altri mezzi di violenza personale, quando non è possibile, per la situazione di urgenza, attendere il provvedimento del giudice”.

La vera rivoluzione riguarda la prevenzione: il testo infatti prevede di comunicare obbligatoriamente la persona offesa della scarcerazione dell’autore della violenza; inoltre, un punto su cui ha battuto molto la ministra Cartabia, è prevista una stretta sulla sospensione condizionale della pena per i condannati, che sarà possibile solo se il reo ha compiuto un percorso di recupero.  Tuttavia, però, qualsiasi violazione da parte del condannato per reati di violenza alle donne comporterà la revoca della sospensione della pena e dunque determinerà il suo rientro in carcere o la detenzione domiciliare.

Inasprimento delle pene se le violenze avvengono tra le mura domestiche. Secondo la bozza del testo, le pene previste per i reati di percosse, lesioni, minacce, violazione di domicilio e danneggiamento sono aumentate “se il fatto è commesso nell’ambito di violenza domestica da soggetto già ammonito”.

Braccialetto elettronico

Allo studio, anche l’ipotesi del braccialetto elettronico per chi sia sottoposto a divieto di avvicinamento alle vittime di violenza o stalking e, soprattutto, un inasprimento della norma. Lo strumento, che consente di controllare gli spostamenti del maltrattante, accusato già di reati prevista dal codice rosso, non sarà più subordinato alla clausola della verifica della loro disponibilità, perché ora ce ne sono ed è stato dunque superato il problema della carenza che ne limitava l’utilizzo.

Attualmente l’utilizzo del sistema è su base volontaria, condizionato al consenso dell’indagato. Ma con le nuove norme, l’uomo sarà costretto al braccialetto al fine di evitare misure cautelari più pesanti come gli arresti domiciliari. Il testo prevede anche il carcere anche per chi manomette il braccialetto elettronico.

Reddito di libertà

Al via la misura che consente alla donna di avere un sostegno economico. Si tratta del ‘Reddito di libertà’ e permette alla vittima di ottenere un’autonomia economica dal maltrattante, garantendo così un allontanamento della donna dalla abitazione in cui si consumano le violenze. Diventano così definitivi i 400 euro per 12 mesi: una misura triennale per la quale il governo ha previsto uno stanziamento di 30 milioni di euro.

Il testo dovrebbe prevedere anche un maggiore sostegno economico e logistico per i centri antiviolenza. Al vaglio l’ipotesi di destinare ai Cav beni confiscati alla mafia e alla criminalità organizzata. Dal testo, inoltre, non emerge la criticata proposta relativa alla scorta per le donne offese: da molti è stata considerata invasiva per la privacy e poco efficiente come strumento di garanzia della sicurezza della donna.

Redazione

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