Mi pare assai disonesto sparare sulle Croce Rossa del governo negli attuali frangenti, come fanno, tutti i giorni, di mattina, pomeriggio, prime e seconde serate, quei talk show che si ritengono legittimati ad esprimersi, con un giudizio inappellabile, su tutto e tutti. Anche perché – se ci fate caso – gli ospiti sono, in generale, gli stessi, che vengono interpellati quando si parla di pensioni, di reddito di cittadinanza, di vitalizi, di tasse e che – non potendo disporre di una competenza enciclopedica – finiscono per esprimersi, sulla base del sentito dire (perché la linea del ‘’uno vale uno’’ ha fatto breccia nell’opinione pubblica).

È vero: il governo procede imitando il passo del gambero, seguendo ad horas l’evoluzione del contagio. Nello stesso momento in cui cerca di sdrammatizzare e disinnescare la psicosi di massa, assume provvedimenti che la incoraggiano. Ma lo fa seguendo – si dice – le indicazioni del Comitato scientifico appositamente costituito, il quale – pur rappresentando il meglio degli studiosi di virologia – sta fornendo, all’incirca, le medesime indicazioni dei cerusici impegnati secoli fa nel contenimento delle varie forme di pestilenza. Del resto, intrapresa la strada della drammatizzazione e del contenimento tramite il ricorso alle quarantene e all’isolamento dei territori “infestati”, non poteva che finire così, ammesso e non concesso che le misure di confino non si estendano poco alla volta a tutto il territorio nazionale. Chi scrive non ha alcun titolo per parlare di medicina, tranne l’aver sostenuto un esame di medicina legale tanti decenni or sono.

Ricordo però che il docente – a noi studenti e futuri avvocati o magistrati – impartì una nozione di fondo: «Quando vi diranno che una persona è morta per paralisi cardiaca, sappiate che il medico che la certifica non ha capito nulla delle cause effettive». A volte, mi domando, in queste ore, se non si attribuiscano al Covid-19 tutti i decessi. Sarà per questo background che non riesco a venire a capo di alcune scelte compiute dalle autorità negli ultimi giorni. In primo luogo, è certamente corretto evitare, nella misura del possibile, la diffusione del contagio. È questo il principale motivo della creazione delle cosiddette zone rosse. Ma non c’è il rischio che l’isolamento delle comunità conduca ad un’intensificazione in senso orizzontale del contagio proprio nei territori sottoposti a quel regime? In particolare, ciò è tanto più vero se si pensa alla vastità dell’area oggetto degli ultimi provvedimenti di chiusura ‘’flessibile’’. Si profila, poi, una nuova domanda di chiarimenti con riguardo alle possibili terapie. Ci hanno spiegato che, per disporre del vaccino, occorreranno tempi medio-lunghi (anche se Israele sembra ormai prossimo alla scoperta).

Ma come siamo combinati con le terapie? Se parecchi malati guariscono esisteranno pure delle cure efficaci le quali, pur essendo state predisposte per altre patologie, aiutano anche a superare la crisi del coronavirus. Ed è nell’ambito di questo ragionamento che mi sorge un’ulteriore domanda. Esistono delle statistiche sul numero dei contagiati dal ‘’virus venuto dal freddo’’ che, in precedenza non si erano sottoposti alle vaccinazioni antiinfluenzali già note e praticate? Potrebbe essere che questa mia domanda abbia già una risposta, quella consueta: si tratta di virus diversi; le vaccinazioni per patologie simil-influenzali non servono a combattere un virus sconosciuto. Ma se, per ipotesi, emergesse che vi è un numero limitato di contaminati dal coronavirus che si erano vaccinati in precedenza contro le patologie influenzali di vecchio conio, mentre la grande maggioranza dei pazienti non aveva provveduto a farlo, forse verrebbe qualche indicazione quanto meno utile ad agevolare le guarigioni.

Per concludere, non me la sento di definire irresponsabili e ‘’traditori della patria’’ coloro che, sabato scorso, davanti alla prospettiva di restare confinati in Lombardia, dove magari erano presenti in modo casuale e temporaneo, hanno presi d’assalto i treni o si sono serviti di mezzi privati per tornare a casa. Mi è sembrata una reazione umana e comprensibile, da mettere in conto nel momento stesso in cui la decisione del governo è stata assunta. Il morbo sta intaccando le istituzioni: presidenti ed assessori di giunte regionali e locali sono stati colpiti. Persino le chiese hanno chiuso i battenti. Presto il Covid-19 aprirà “come una scatola di tonno” il Parlamento, dove sono già state adottate misure di contenimento. Dio non voglia che si arrivi a chiudere – errore clamoroso – le Camere e i Ministeri. Anche perché sarebbe inutile fuggire a Brindisi, come in un nuovo 8 settembre. Il virus è già arrivato anche là.