Vittorio Sgarbi è in corsa per il Campidoglio. «Ovviamente senza rivali, perché non temo nessuno», ci dice. E per provarlo, è pronto a sfidare gli altri competitor del centrodestra.

Primarie per il centrodestra? Sarebbe una prima volta.
A me piace essere l’uomo delle prime volte. E se c’è il covid, si possono fare benissimo con il voto elettronico, certificato da società terze. Non temo nessuno in termini di consenso. In Val d’Aosta sono appena arrivato al ballottaggio con la mia lista.

Ne ha parlato con i tre leader del centrodestra?
È una idea che ho dato, ieri mi ha chiamato Giorgia Meloni. Il mio nome è quello del candidato ideale in fase-covid: questa sarà una campagna tutta mediatica, molto più televisiva che territoriale. E io in tv non ho rivali. Ma voglio andare anche nei quartieri, in periferia e semi-periferie. Dove comunque quando giro mi riconoscono tutti. Non so se Raggi o Calenda lì hanno la mia stessa accoglienza.

Gli elettori romani sono disillusi. Di più, direi disperati.
E hanno ragione, per questo c’è bisogno di una novità politica. Ho commissionato un sondaggio a Mannheimer, me lo darà tra una settimana. Sonda il consenso di Bertolaso, il mio, quello di Virginia Raggi e di Carlo Calenda. Così sapremo da subito chi ha davvero chances. Io penso di stare, da solo, sopra al 20%.

La prima cosa che farebbe, da Sindaco?
Come primo atto voglio rendere gratuiti i musei civici. Voglio creare la movida nei musei. Farli vivere a tutte le ore. La conoscenza dei beni culturali, come quella che avviene nelle biblioteche, deve essere gratuita e anzi incentivata per tutti.

Roma però oltre alla grande bellezza è la grande monnezza. Come la affronta?
Con il secondo atto: formare una squadra di figure competenti, mettere i migliori cervelli a lavorare sul problema. Far parlare chi ne sa, a partire dal recupero dell’ex assessore Muraro.

Cambia tutto e tornano gli assessori della Raggi?
Su alcuni metto la mano sul fuoco. Muraro è una brava. Minenna e Berdini li vorrei con me, in giunta o nel parlamentino che voglio creare.

Parlamentino?
Una struttura agile fatta di metaassessori, che dialoghino con la Giunta al di fuori della burocrazia. Un luogo dove chiamare quindici grandi menti, tra cui Rubbia e Piano, al servizio della Capitale. Perché far tornare Roma ad essere una grande capitale internazionale è una sfida che richiede ben più di un buon Sindaco.

Si ispira a qualcuno, del passato?
Le esperienze di Francesco Rutelli e Walter Veltroni le vorrei valorizzare, nominandoli Sindaci Sr.

Come si riavvia la macchina del Campidoglio?
Valorizzando il personale con una produttività fatta di premi, incentivi e gratificazioni. Chi lavora per il Comune a Roma lavora per l’Italia, lavora al servizio della bellezza. Deve poter stare un po’ meglio.

Roma contiene almeno 20 città, anche se gli studiosi dicono duecento…
Roma deve diventare una Regione metropolitana che coordina venti municipalità autonome l’una dall’altra. I presidenti dei municipi con me si chiameranno Sindaci. E Ostia deve fare Comune a sé.

Roma è anche centro della Cristianità. È il Giubileo del 2025.
Roma è Satirycon, perché più la Chiesa è forte e più è forte il peccato. Un paradosso nel quale mi trovo a mio agio, e che da laico cultore dell’arte cristiana ho sempre imparato a rispettare. E prima del Giubileo vedrà la luce, all’Idroscalo, il Mausoleo dedicato a Pier Paolo Pasolini, che diventerà l’icona del mio mandato.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.