Come immaginiamo il futuro? in questo momento storico dove anche le derive più apocalittiche come guerre e pandemia sono diventate realtà, quanto oltre può spingersi la nostra immaginazione e quella dei registi più visionari per provare a inquadrare cosa ci aspetta? Come ci evolveremo, se è l’evoluzione quella che ci aspettiamo? A tutte queste domande, nel settimo giorno del 75esimo Festival di Cannes, prova a rispondere David Cronenberg con Crimes of the future, in concorso.

“Direi che i crimini del futuro sono quelli commessi dal corpo umano contro se stesso. I nostri corpi stanno cambiando in maniera subdola, forse a causa di quello che stiamo facendo al pianeta, o forse per quello che ci stiamo infliggendo con la tecnologia” spiega nelle note di regia. Poche parole che però riescono a dare un’idea generale sui temi affrontati dal film, ambientato in un ipotetico futuro decadente, sintetico, plastico, che vede Viggo Mortensen nei panni di Saul Tenser, artista e performer il cui corpo sviluppa periodicamente nuovi organi. Grazie alla compagna ed ex chirurgo Caprice (Léa Seydoux), con cui divide arte e vita, questi organi gli vengono estratti in spettacoli d’avanguardia.

Nel film anche la candidata all’Oscar Kristen Stewart nel ruolo di un’addetta al registro nazionale degli organi, incaricata di documentare le mutazioni e le trasformazioni dei corpi umani. Crimes of the future si classifica come body horror e segna il ritorno di Cronenberg a questo genere, dopo parentesi come Maps to the Stars e Cosmopolis, presentati rispettivamente ai Festival di Cannes 2014 e 2012. Sfogliando la filmografia del regista di History of Violence and Crash, per nominarne solo alcuni, l’occhio più attento noterà un doppione, un Crimes of the future già girato nel lontano 1970. In un film Danese del 1966 dal titolo Sult, un Cronenberg ai primi passi notò che il protagonista si accingeva a scrivere una poesia dal titolo Crimes of the future a cui, però, lo spettatore non aveva accesso. Mosso dalla curiosità, il regista decise di svolgere egli stesso il compito, audiovisivamente: “quel titolo mi ha provocato ma quel film del 1970, che ho realizzato a bassissimo budget non ha veramente soddisfatto tutte le potenzialità di quella poesia che non è mai stata scritta, così, molti anni dopo, eccomi qui con un altro film, dallo stesso titolo e che ha in comune con il precedente solo la tematica di base”.

Al Festival, Cronenberg è tra i più attesi, per la sua capacità orrorifica e dissacrante e per il modo, violento, anticonvenzionale ed efficace con cui critica ciò che siamo diventati o che, come in questo caso, potremmo diventare. Il mondo del futuro è un mondo dove il dolore fisico è un ricordo del passato, di antenati troppo umani e deboli, di coloro che facevano “old sex”, il sesso antico. “La chirurgia è il nuovo sesso” recita infatti il film poiché dimenticare il dolore porta a bramarlo per poter creare, dare vita all’arte ed alle passioni. Farsi operare, estrarre, manovrare nel proprio intimo più viscerale è l’unica fonte di piacere come espresso bene dal Saul Tenser di Mortensen, in bilico tra pulsioni antiche e il desiderio di abbandonarsi a ciò in cui il suo corpo potrebbe trasformarsi. Il futuro di Cronenberg sembra suggerire che potremmo anche sopravvivere alla crisi climatica, potremmo addirittura diventare capaci di digerire la plastica e i materiali sintetici ma, lo dice stesso il termine, sopravvivere non è mica vivere? Non solo grazie a Cronenberg ma lungo tutto il suo programma, il Festival di Cannes è chiamato a rispondere su ciò che ci aspetta da adesso in poi, nel nostro rapporto tra esseri umani e in quello con la natura.