Due o tre cose in comune tra Andrea Carnevale e Diego Armando Maradona: un’infanzia difficile, Napoli, la cocaina, mille cadute e mille rinascite. E il talento, certo, quello di fare felice la gente – soprattutto i napoletani – giocando a pallone. Il primo tanto quanto non sarà più possibile emulare, il secondo tanto quanto è bastato per diventare uno degli attaccanti italiani più forti degli anni ’80. Carnevale oggi compie 60 anni, tutti o quasi a rincorrere il pallone, e spesso sulle montagne russe, spericolati, anche chiacchierati, purtroppo tormentati. Un romanzo sportivo, nero e rosa tutto insieme.

Monte San Biagio non è Villa Fiorito: 6mila persone, basso Lazio, provincia di Latina. Il paesino non è il barrio povero e sgarrupato dove cresce il Pibe de Oro, ma l’infanzia di Andrea Carnevale è perfino più drammatica. A colpi di ascia il padre Gaetano, ex manovale delle ferrovie dello stato, uccide la madre Filomena, che sta facendo il bucato al fiume dietro casa. Un raptus. L’uomo poi si mette l’abito buono e si costituisce – anni dopo morirà suicida, nel manicomio giudiziario di Aversa. Carnevale ha 13 anni, sei fratelli, lascia la scuola e inizia a lavorare. Muratore, falegname, quello che c’è da fare, e la sera gli allenamenti. E’ alto, un portento fisico, la falcata che pare un cavallo.

Le giovanili nel Fondi. Poi Latina, Avellino, Reggiana, Cagliari, Catania, Udinese. Il camino delle provinciali si spezza nel 1986: arriva a Napoli, tre anni dopo il San Paolo pieno per l’acquisto di Diego Armando Maradona. Carnevale costa 4 miliardi di lire. Con lui anche Fernando De Napoli, Giuseppe Volpecina, Francesco Romano. Una squadra che farà la storia. Lui segna 8 gol, l’ottavo il 10 maggio 1987, alla Fiorentina. Finisce 1-1 ma il Napoli è per la prima volta campione d’Italia. E’ l’inizio di quattro anni indimenticabili.

Carnevale è determinante, lo dice il suo allenatore Ottavio Bianchi, per i suoi movimenti, lo spirito di adattamento, l’intesa con Giordano, Careca e Maradona, naturalmente. “Pur di giocare con lui avrei giocato anche in porta. Ho saputo dare anche in un ruolo non mio qualcosa. Pur di giocare con lui, Careca e Giordano avrei giocato ovunque”. Saranno quattro anni di successi: due scudetti, due Coppe Italia, una Coppa UEFA. Si sfascia tutto nell’estate italiana, le Notti Magiche del Mondiale del ’90 di Maradona e Carnevale diventano un incubo. L’italiano parte titolare, al fianco di Gianluca Vialli. Quando alla seconda Vicini lo sostituisce gli scappa un “vaffa”. Fine: le altre partite le guarda dalla tribuna. Per El Pibe sono i Mondiali del “grazie a me, gli italiani a Milano hanno smesso di essere razzisti: oggi, per la prima volta, hanno sostenuto gli africani”, dei napoletani che tifano o non tifano per l’albiceleste (ancora è argomento di dibattito), dell’“hijos de puta” ai fischi all’inno dell’Argentina, della finale persa per un rigore e del rapporto inevitabilmente incrinato con il Paese.

Tanta è la delusione che il giorno dopo l’argentino non ha cuore di andare al matrimonio dell’amico: Carnevale sposa infatti Paola Perego, giovane conduttrice e showgirl. I due si sono conosciuti a Venezia, lui andava a ritirare un premio. Un amore molto chiacchierato. Due figli, Giulia e Riccardo, e nel 1997 il divorzio. Prima però, quella stessa estate italiana delle nozze e dei mondiali finiti male, c’è il passaggio alla Roma. Parte forte, Carnevale, 4 gol in 5 partite. Poi la botta: squalifica per doping. Con il compagno di squadra Angelo Peruzzi è positivo alla Fentermina, il farmaco Lipopill, usato per dimagrire. Maradona invece è positivo alla cocaina nel marzo del 1991. Lascia Napoli e dopo una squalifica di un anno e mezzo riprende a Siviglia. Non sarà più lo stesso.

Foto LaPresse Torino/Archivio storicoarchivio storicoSportanni 2000Carnevale AndreaNell’estate 1990 passa alla Roma per 6,8 miliardi di lire. Dopo un inizio di campionato segnato da quattro gol in cinque partite, viene successivamente squalificato per doping, accusato, con il compagno di squadra Angelo Peruzzi, di avere assunto fentermina mediante pastiglie anti-obesità.nella foto: Carnevale Andrea e l’avvocato Coppi in tribunaleBusta N. 5263Photo LaPresse Turin/Archives historicalSport2000’sCarnevale Andreain the photo: Carnival Andrea Coppi and lawyer in tribunal

Come non sarà lo stesso Carnevale, dopo un anno di squalifica. Quando torna segna 25 gol in 73 presenze in giallorosso. Poi chiude tra Udinese e Pescara. Le vite spericolate trovano un altro punto in comune nello stesso tormento. La cocaina. Carnevale viene arrestato nel 2003 con altre 11 persone in un’operazione antidroga che coinvolge anche la politica. Esce assolto ma segnato. Un altro scoglio non può però arginare l’ennesima rinascita di Carnevale, che si ripulische, sposa Beatrice, che dà alla luce Arianna, diventa anche Nonno. Ricomincia daccapo, sempre dal pallone. E’ uno degli artefici del ‘modello Udinese’, del piccolo club che sfiora la grande Europa più volte e mette paura alle grandi: di una squadra che scova talenti nei cinque continenti. Alexis Sanchez, Piotr Zielinski, Allan per citarne qualcuno. Gli osservatori, ecco, li coordina proprio lui.

E sul suo numero 10, scomparso all’improvviso lo scorso 25 novembre, in un’intervista proprio nel giorno del suo compleanno a Radio Marte, dice: “Ero legatissimo a Diego, è stato un vero uomo. Ho perso un amico vero, come se fosse stato uno di famiglia. Oggi ancora non riesco a crederci a ciò che è capitato, mi manca tantissimo. Oggi avrei ricevuto sicuramente i suoi auguri, so che me li manderà lo stesso da lassù“. Diventare direttore generale del Napoli sarebbe un onore, aggiunge. Un’altra maniera per ritrovare l’amico, il gemello del gol, più che un compagno di squadra, proprio in quel San Paolo diventato Stadio Diego Armando Maradona.

Antonio Lamorte

Autore