Il cavaliere guarda già alla quarta votazione
Berlusconi sogna il Quirinale, per il Colle mancano 54 voti: la ‘partita’ per convincere Gruppo Misto e renziani
Il numero magico di Silvio Berlusconi è 505, e guarda già alla quarta votazione quando gli saranno sufficienti per farsi eleggere al Quirinale. A oggi se il centrodestra si presentasse compatto e convinto sul suo leader avrebbe 451 voti, la somma di Forza Italia (127), Fratelli d’Italia (58), Lega (197), Coraggio Italia più altri centristi (31), Noi con l’Italia-Sgarbi (5) e dei delegati regionali (33). Ne deve cercare quindi altri 54, se la matematica non è un’opinione.
Dalle parti di Arcore si sorride: “Ma cosa che vuoi che siano, la forza della candidatura di Berlusconi è la garanzia che la legislatura continuerebbe”. L’asso nella manica del Cavaliere sarebbe la debolezza di una classe parlamentare che in larga parte è conscia di non essere rieletta, anche per il taglio del numero di deputati e senatori. Difficilmente Berlusconi può sperare nei 233 grandi elettori del M5S, nei 133 dem o nei 18 di Leu.
“L’aiuto a Berlusconi – racconta Paolo Romani, fedelissimo di Berlusconi e oggi colonnello dei totiani – non arriverà certo da Alternativa C’è, dove ci sono ex grillini tutti antiberlusconiani. Semmai puoi intercettare qualche ex pentastellato nel Misto spaventato dall’ipotesi Draghi al Colle, oppure i renziani che sono 43 fra Camera e Senato”. L’impresa non è facile se si pensa che i renziani puntano a Pier Ferdinando Casini.
Tutt’altra partita si gioca nel Misto, un gruppo talmente eterogeneo di 51 parlamentari che annovera fra gli altri Lello Ciampollilo, famoso per aver salvato all’ultimo secondo il governo Conte II. Oppure Andrea Causin, ex azzurro che afferma: “Berlusconi al Colle? Perché no? È evidente che sia una profilo di altissimo prestigio. La sua leadership è riconosciuta in ambito europeo. Diciamola tutta: sono quattro o cinque i quirinabili. E Berlusconi è fra questi”.
Nemmeno Ricardo Merlo, senatore del Maie che può mettere sul tavolo 5 o 6 grandi elettori ha pregiudizi: “Perché dovremmo dire no a Berlusconi? Di sicuro non metteremo veti”, assicura. Posizione condivisa a Montecitorio anche dall’ex grillino Nicola Acunzo: “I no a prescindere non valgano nulla in politica. Mai dire mai”.
Berlusconi intende giocarsela palla in mano quindi, e arrivare fino alla quarta votazione quando la situazione rischierebbe di incartarsi. Non è però detto che Lega e FdI seguano in maniera compatta le indicazioni del Cavaliere. Nel segreto dell’urna si sa, potrebbe resuscitare la pattuglia di franchi tiratori in grado di sparigliare, a seconda dei candidati, le carte in tavola.
© Riproduzione riservata