Il coronavirus è ritornato. O meglio, non è mai scomparso ma è rimasto lì sottotraccia attendendo il periodo dell’estate per far esplodere di nuovo i contagi. Con l’apertura delle frontiere e l’avvento delle vacanze tutta l’Italia è in subbuglio, così come tutto il territorio europeo. Oltre al sole rovente che sta accendendo le nostre giornate, anche il clima tra Regioni, Governo e gli altri Paesi dell’Europa sembrerebbe scaldarsi ogni giorno di più.

In particolare nel mirino dei principali paesi “nemici” per la diffusione del Covid-19 sono finiti Spagna, Malta, Grecia e Croazia. A rompere il silenzio dato dalla, seppur relativa, impennata di casi importati dopo le vacanze all’estero ci ha pensato l’Emilia Romagna, con test, tamponi e quarantena. A ruota libera hanno seguito anche le altre Regioni fino all’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che prevede l’obbligo di presentare un test molecolare o antigenico, con risultato negativo, effettuato per mezzo di tampone nelle 72 ore antecedenti l’ingresso in Italia, oppure l’obbligo di sottoporsi al tampone al momento dell’arrivo o nelle 48 ore dal rientro con isolamento in attesa del risultato.

Questo provvedimento ha dato così il via a disdette a catena da parte degli italiani che non vogliono rischiare la quarantena. Non solo i passeggeri ma soprattutto le agenzie di viaggio si sono viste  piombare addosso una serie di cancellazioni delle prenotazioni.

Ma quanto contano davvero i rientri dall’Italia nei contagi rispetto ai turisti provenienti dall’estero? E’ una delle domande che in queste ore molti degli operatori di viaggi e dei passeggeri, che hanno scelto per le loro vacanze mete considerate “sicure” diventate improvvisamente portatrici del virus, si sono posti. Il melting pot di culture incrociatosi in questi Paesi, soprattutto Grecia, Malta e Croazi che ad oggi rispetto all’Italia e alla Spagna hanno il minor numero di casi di coronavirus attivi, ha senza dubbio amplificato il contagio. In ogni caso negli ultimi giorni si stanno avendo prove di come gli italiani, nello specifico giovani, nel loro stesso Paese non siano poi così ligi alle regole preferendo assembramenti senza misure di sicurezza e distanziamento sociale. Per questo non è tardato ad arrivare lo sfogo dei tour operator.

Uno dei più emblematici riguarda un tour operator per la Grecia, Kalimera, la quale ha affidato a Facebook un lungo sfogo riguardo l’attuale situazione. La Grecia all’attivo ha 2. 356 casi attuali contro gli oltre 14mila dell’Italia. Da qui il lungo messaggio lasciato dalle proprietarie sui social. “Abbiamo lavorato tanto, tantissimo! Abbiamo messo mano ad ogni singola prenotazione almeno 2, 3, 4 addirittura 5 volte! Per prenotare, cancellare, riprenotare, riproteggere da voli cancellati, hotel chiusi che poi aprono e che poi richiudono. Tutto a spese nostre, senza mai chiedere un euro in più ai nostri clienti – scrivono le proprietarie –  La Grecia dal 1° luglio ha accolto i turisti con tutto il meglio che questo splendido paese ha, da sempre: il distanziamento sociale , l’ospitalità, il rapporto qualità/prezzo che fa invidia a qualsiasi meta mediterranea estiva. I Clienti sono partiti, si sono goduti le loro vacanze tornando entusiasti, si sono sentiti coccolati anche grazie al fatto che indubbiamente le mete turistiche sono meno piene di un anno ‘normale’”. Poi tutto è cambiato.

“L’11 agosto, proprio quando in Italia il bollettino dei contagi toccava il numero di 412 (e nello stesso giorno in Grecia il contatore segnava 196) arriva il colpo di genio dei governatori di Emilia Romagna, Campania, Sicilia e Puglia: la Grecia è un “paese a rischio” alla stessa stregua di Spagna e Malta e allora per chi rientra dalla terra ellenica le regioni impongono tampone obbligatorio e/o isolamento volontario di 14 giorni. Se vogliamo farci prendere in giro facciamolo pure, ma i numeri valgono più di mille parole”, continua l’agenzia.

Abbiamo lavorato tanto, tantissimo! E purtroppo non come volevamo! Abbiamo messo mano ad ogni singola prenotazione…

Gepostet von Kalimera, La Vera Grecia am Mittwoch, 12. August 2020

“Alla luce di questo viene spontaneo chiedersi: si può considerare un turista che rientra dal Dodecaneso o dalle Cicladi un soggetto a rischio? Sarebbe come considerare a rischio anche un turista che rientra dalla Valle d’Aosta o dal Molise, regioni italiane ritenute dai numeri Covid free. Non è forse l’Italia un paese con numeri almeno doppi rispetto alla Grecia? Ovviamente non per i giornalisti e i politici che devono spingere i litorali italiani dove (viste le immagini) il distanziamento sociale non è di casa, dove le discoteche sono aperte, ma almeno si aiuta l’Italia. Siamo rimaste ancora una volta senza parole, poi la notte ha portato consiglio e sì, continuiamo e continueremo sempre a lavorare con passione, anche quando dall’esterno gli uragani mediatici ci travolgono”, concludono.

Ad accodarsi a questo discorso ci sono numerose altre agenzie che, colte alla sprovvista, si sono dovute districare con prenotazioni, pacchetti, disdette e clienti che in vista delle nuove ordinanze  vogliono rinunciare alla partenza. Molte compagnie aeree si sono mostrate comprensive, soprattutto nel caso di quarantena, mentre altre insieme alle strutture ospitanti un po’ meno.

Questo ha costretto i tour operator a fare ancora una volta un passo indietro dopo un’apertura totale nei confronti del turismo, in Italia e all’estero, scatenando un dibattito su quanto questi provvedimenti siano in realtà poco coerenti con i comportamenti dei cittadini italiani. Per dirla con le parole di Umberto Eco, “quando il nemico non c’è, occorre costruirlo”.