L'intervista
Caiazza: “Partecipiamo ad un tavolo se c’è spazio per le nostre idee”
L’avvocato Gian Domenico Caiazza, Presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane, è molto chiaro: o al tavolo permanente sulla giustizia annunciato dal Ministro Bonafede si fanno entrare le idee liberali del diritto o a noi penalisti non interessa stare a quel tavolo.
Presidente cosa ne pensa del discorso che il Ministro Bonafede ha tenuto ieri al Senato?
Il Ministro ha confermato tutte le ragioni per le quali noi penalisti lo giudichiamo il Ministro più lontano dalle idee del diritto penale liberale e del giusto processo che noi pensiamo di rappresentare e tutelare. Mi è parso invece ineccepibile nella sua risposta a Lega e Forza Italia sulle scarcerazioni, nel senso che sicuramente il Ministro non ha scarcerato nessuno. Le scarcerazioni sono opera della magistratura di sorveglianza in applicazione di leggi dello Stato.
Il Ministro ha annunciato una commissione su impatto della prescrizione e sul nuovo processo penale e civile.
Non so se ci sia in questa proposta l’idea di rivedere la norma sulla prescrizione. Se sarà così ne saremo lieti. Vedremo di cosa si tratta in concreto. Bisogna capire bene soprattutto quali siano gli obiettivi del tavolo e anche i tempi di lavoro.
Sembrerebbe che Renzi abbia fatto il suo nome per metterla ai vertici di questa commissione.
Io non so nulla, ho letto da qualche parte che sarebbe stato fatto il mio nome quale presidente dell’Ucpi. Naturalmente sono, anzi siamo lusingati come penalisti e grati al senatore Renzi per il segno di grande attenzione nei nostri confronti. Aspettiamo di capire di cosa si tratta nello specifico. Ci tengo a dire che a noi interessa partecipare ad un tavolo quando siamo certi di poter dare un contributo con le nostre idee.
Gli Stati Generali dell’Esecuzione penale erano stati una ottima occasione per riformare la giustizia ma tutto è stato vanificato e al Governo non c’erano i Cinque Stelle.
Si era fatto comunque un gran lavoro, ne era uscito un prodotto molto importante. Però è vero che dopo è stato abbandonato.
C’è il rischio che questo tavolo sia del fumo negli occhi per giochi di partito.
Sicuramente questa non è l’intenzione del senatore Renzi ma voglio sottolineare che noi non ci presteremo mai ad una operazione che dia solo fumo negli occhi. O c’è spazio per le idee liberali del diritto penale e del giusto processo o a noi non interessa stare da nessuna parte.
Il Segretario di Più Europa, Benedetto della Vedova, ha dichiarato che “il populismo giudiziario del M5S vince con i voti di PD e IV”.
Io non ho minimamente condiviso la mozione di sfiducia del centrodestra perché è più populista e giustizialista del Ministro. Questa gara tra populisti non ci appassiona. Ho trovato comunque la risposta del Ministro a quella mozione molto seria e plausibile. Invece per quanto concerne quella della Bonino sono d’accordo sul contenuto ma contrario al metodo. Certo, Italia Viva e Pd sono nella coalizione di Governo, non è che lo scopriamo adesso, ossia quando non fanno cadere il Governo. Mi pare che nelle intenzioni di Italia Viva soprattutto e qualche volta anche in quelle del Partito Democratico si cerchi di condizionarla, di contenerla. Secondo me si fa ancora troppo poco ma le logiche delle coalizioni sono queste.
Invece, il segretario del Partito Radicale Maurizio Turco, in merito alla mozione della senatrice Bonino, ha scritto “ da almeno trent’anni siamo contro le sfiducie individuali a Ministri”.
Non mi occupo di ortodossia radicale, proprio perché sono un vecchio radicale. Però non condivido la pratica della mozione individuale: il merito della mozione Bonino lo condivido dalla prima all’ultima parola come analisi della giustizia populista e giustizialista del Ministro Bonafede. Però quando si sfiducia il Ministro, lo si deve fare in base ad un grave fatto personale: come sospettato di corruzione o per aver molestato un bambino, ma non per atti che sono stati approvati dalle maggioranze governative. Con questa logica l’opposizione dovrebbe chiedere le dimissioni ogni volta che un Ministro adotta un provvedimento non condivisibile.
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