È il grande giorno di Lorenzo Fontana. Il vicesegretario della Lega è stato eletto presidente della Camera dei Deputati nella seconda giornata di lavori del nuovo Parlamento, in cui era prevista la fumata bianca dopo i tre voti di ieri andati a vuoto per l’impossibilità del centrodestra di raggiungere il quorum qualificato.

 A sancire il superamento del traguardo, mentre ancora il presidente provvisorio Ettore Rosato sta scrutinando le schede, è un lungo applauso in aula da parte dei deputati del centrodestra, che si sono alzati anche in piedi, mentre dall’altro lato dell’emiciclo nessuna reazione e nessun applauso per il neo-presidente.

A Fontana sono andati 222 voti, ben 15 sotto la maggioranza di centrodestra uscita dalle urne del 25 settembre. ‘Franchi tiratori’ anche per Enrico Letta e il PD: la candidata di bandiera Maria Cecilia Guerra, appoggiata anche da +Europa e Sinistra-Verdi, ha ottenuto 77 voti contro gli 84 a disposizione. In linea invece i voti per i candidati di 5 Stelle e Terzo Polo: Cafiero de Raho ha ottenuto 52 voti, Matteo Richetti 22, tre in più della sua base parlamentare contando l’assenza di Elena Bonetti e il non-voto di Ettore Rosato presidente di turno della Camera.

Un voto è andato a Debora Serracchiani, capogruppo uscente del PD, uno a Riccardo Molinari, che aveva lo stesso ruolo nella Lega e che era stato il candidato in pectore del Carroccio fino alla svolta su Fontana. Sono state sei invece le schede bianche e undici le nulle.

IL DISCORSO DI LORENZO FONTANA

Su Fontana, ex ministro e figura al centro delle polemiche per le sue posizioni anti-aborto, anti-Lgbt e favorevoli alla Russia di Putin, è arrivata la convergenza anche Forza Italia. Un voto “per non sprecare altro tempo, ma da noi devono passare. Giorgia Meloni non può mica pensare di andare avanti con i voti dell’opposizione“, la posizione di Berlusconi espressa ai suoi.

Un riposizionamento rispetto al voto di ieri al Senato, dove gli azzurri avevano clamorosamente fatto mancare l’appoggio a Ignazio La Russa, il ‘colonnello’ di Fratelli d’Italia eletto con 116 voti, di cui 17 arrivati a sorpresa dalle opposizioni dopo la defezione di Forza Italia. A votare per La Russa, negli azzurri, i soli Berlusconi e l’ex presidente del Senato Elisabetta Casellati.

L’opposizione oggi nell’Aula di Montecitorio ha invece provato a “contarsi”. Il Partito Democratico ha annunciato tramite il suo segretario Enrico Letta, che ha riunito i suoi nell’assemblea dei deputati, il voto per Maria Cecilia Guerra come candidata di bandiera.

Tra ieri e oggi abbiamo cercato un nome condiviso che potesse andare anche oltre il nostro schieramento. Ho tenuto contatti con gli altri su un profilo autorevole e un nome il meno divisivo possibile. Questo nome è quello di Maria Cecilia Guerra. L’ho comunicato alle altre opposizioni. Non so se saremo in grado di avere il consenso di tutti, alcuni segnali sono stati positivi, ma è stata una mossa nell’interesse collettivo. Questa proposta deve trovare il consenso di tutti noi, dobbiamo dimostrare compattezza. In questo momento bisogna essere uniti e determinati”, ha detto Letta.

Una proposta accolta da Sinistra Italia-Verdi e da +Europa, che hanno annunciato il voto su Guerra. Appello respinto invece dalle altre opposizioni. Azione e Italia Viva hanno votato infatti per Matteo Richetti, già destinato a diventare capogruppo a Montecitorio, ma anche il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte ha scelto un proprio candidato: si tratta dell’ex magistrato Federico Cafiero De Raho, già Procuratore nazionale antimafia.

In Aula è andata in scena anche la protesta del Partito Democratico. Tre deputati, tra cui Alessandro Zan e Rachele Scarpa, hanno esposto uno striscione a Montecitorio su cui si legge: “No a un presidente omofobo pro Putin”, con chiaro riferimento allo stesso Lorenzo Fontana. Il presidente provvisorio Ettore Rosato ne ha chiesto la rimozione ai commessi, che lo hanno sottratto ai deputati Dem che lo avevano esposto in apertura dei lavori per la quarta votazione.

Proprio le note posizioni di Fontana sulla Russia restano comunque un fronte aperto nel centrodestra. Un avvertimento lo si legge chiaramente nelle parole di Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa uscente di Forza Italia, tra gli uomini più vicini a Berlusconi, che pur sottolineando che “su Fontana non c’è nessun tipo di disaccordo“, sulle posizioni politiche pro-Russia del futuro presidente della Camera “ove mai dovesse prendere delle posizioni che andassero in contrasto con quello che è la storia e il nostro ancoraggio totale ai valori come l’atlantismo e l’europeismo, non mancheremo di segnalarlo e di intervenire con tutta la forza che sarà necessaria“.
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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia