Alla fine di luglio del 2006 nelle carceri italiane erano rinchiusi 60.710 detenuti, a fine settembre 2006 per effetto dell’indulto i detenuti erano 38.326, il picco più basso. Oggi i detenuti sono 60.791, abbiamo già superato il livello di guardia che aveva spinto la politica a decidere un rimedio così impopolare, ma anche così importante come l’indulto. E per giunta oggi, in condizioni di pesante sovraffollamento, ci troviamo a fare le prove di quello che potrebbe diventare il carcere, se passassero certe istanze di chiusura dell’attuale regime aperto, che negli ultimi tempi sempre più spesso trovano consenso in tanta parte della politica e dell’informazione.

Le “prove” sono le misure prese per contrastare il coronavirus, non vogliamo neppure dire se sono giuste o sbagliate, o semplicemente inevitabili, ci interessa sottolineare che, involontariamente, si sta facendo la fotografia di quello che diventerebbero le carceri se la società civile cessasse davvero di entrare negli istituti di pena o si vedesse ridurre al minimo la sua presenza. Anni fa il Volontariato, per contrastare l’inerzia delle Istituzioni di fronte al sovraffollamento e alle condizioni inumane e degradanti della detenzione, si domandava cosa sarebbe successo se si fosse deciso di proclamare uno sciopero delle attività gestite dai volontari e dal privato sociale: oggi ce l’abbiamo davanti, questo quadro desolante, in cui ovviamente i volontari sono diventati il soggetto più facilmente sacrificabile sull’altare della sicurezza sanitaria. Speriamo solo che la cosa duri poco, e soprattutto che serva a far capire quanto dannoso, pericoloso, insicuro è un carcere chiuso alla società civile. Come in questi giorni lo raccontano i detenuti.

Le loro testimonianze servono anche a capire cosa vuol dire vivere rinchiusi con l’ansia per le proprie famiglie e le possibilità così limitate che ci sono oggi per comunicare con loro: diventa allora prioritario un piano immediato di ampliamento delle telefonate e diffusione dell’uso di Skype, senza limitazioni per l’Alta Sicurezza, perché tutti hanno il diritto di essere costantemente informati sullo stato di salute dei propri cari. E senza tentazioni di sostituire i colloqui visivi con i colloqui via Skype, nessuna tecnologia vale quanto un abbraccio.