La cura dello sviluppo strategico del territorio metropolitano – la ex provincia di Napoli – e la promozione e gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione nella medesima area sembrano funzioni di poco conto? Difficile ritenerlo. Ebbene, sono le funzioni che la legge statale affida alle città metropolitane in generale. Lo Statuto della città metropolitana di Napoli aggiunge che l’ente “si propone di risanare l’ambiente, rigenerare e riordinare il tessuto urbano, salvaguardare i beni comuni garantendone l’accesso, riorganizzare il policentrismo territoriale per il superamento della dicotomia centro-periferia, promuovere lo sviluppo civile, sociale, culturale ed economico valorizzando le diversità e le eccellenze territoriali”, e che “persegue le migliori condizioni di equità nello sviluppo sociale delle diverse parti del territorio metropolitano, garantendo l’omogeneità nei livelli di prestazione socio-assistenziali”. Banalità? No di certo. Sono obiettivi ambiziosi e questioni importantissime.

Eppure della Città metropolitana non sappiamo nulla. Nelle settimane scorse alcune area metropolitane italiane sono andate al voto. Quella di Napoli no, se ne parla con il nuovo anno. Abbiamo un sindaco metropolitano da tre mesi, perchè è di diritto il sindaco della città capoluogo, Manfredi. Non è stato scelto da due milioni di abitanti su tre perchè la legge statale prevede un muro tra chi ha il diritto di votarlo – i soli residenti di Napoli – e il territorio di area vasta su cui si esercita il suo potere. L’area metropolitana di Napoli misura 1200 chilometri quadrati, il comune capoluogo un decimo, con un terzo degli abitanti. C’è un primo “vulnus” democratico da colmare a livello nazionale, perchè spetta allo Stato approvare una legge elettorale che consenta di rendere operativa l’elezione diretta del sindaco metropolitano prevista dallo Statuto, ma inattuata. Ma non è solo questo.

Manfredi ha formato la Giunta metropolitana ed è in carica dal 2016 un Consiglio metropolitano, scoordinato con la recente elezione dei Sindaco. Nell’era Manfredi la Giunta ha approvato la programmazione della rete scolastica per l’anno scolastico prossima e deliberati alcuni lavori pubblici di interesse sovracomunale. Il Consiglio ha approvato lo schema di Bilancio consolidato relativo all’esercizio 2020 e preso provvedimenti per il lavoro e le scuole. Inoltre sono stati finanziati ulteriori lavori pubblici e sono stati approvati interventi per 19 milione di euro per la manutenzione degli edifici scolastici di competenza ex provinciale dal capitolo delle risorse del Piano di Ripresa e resilienza (PNRR). Cosa sa di tutto ciò il cittadino metropolitano? Probabilmente nulla ma non è colpa sua. Perchè l’ente metropolitana è di secondo livello, cioè non espresso dai cittadini. Del Sindaco si è detto.

Il Consiglio è composto da ventiquattro consiglieri comunali dei comuni della provincia in regione di ponderazioni e fasce di popolazione, scelti da tutti i sindaci e consiglieri dei comuni dell’area metropolitana. Inoltre i consiglieri metropolitani sono tali se ed in quanto consiglieri comunali: il Consiglio metropolitano, ormai a fine mandato, si è svuotato a causa delle varie non rielezioni e delle tardive surroghe, ai limiti delle possibilità di funzionamento.
C’è dunque un miscuglio di opacità e disfunzionalità che si può esita a definire democraticamente inaccettabile. La lontananza più eclatante dall’esercizio del potere vicino al cittadino, quando la Costituzione è chiarissima nell’organizzare le funzioni amministrative secondo il principio della prossimità al cittadino. Ma è inutile prevederlo se poi non si è minimamente in grado di influenzare e controllare l’esercizio del potere. È difficile perfino per i media seguire l’operato di un ente così.

Ognuno può rendersi conto che le funzioni della Città metropolitana sono strategiche per uno sviluppo di un territorio di tre milioni di abitanti. Una cornice di auspicabile buongoverno che appare una premessa necessaria perchè gli stessi sindaci possono fare bene nell’esercizio delle loro funzioni in ambito comunale. E le enormi risorse europee in arrivo sono per lo più di investimenti, che è proprio il cuore delle funzioni metropolitane. Non si può continuare così.