Un discorso praticamente fotocopia, rivendicano gli stessi successi, prendendo ancora una volta le distanze da Italia Viva ‘colpevole’ della crisi politica e chiudendo le porte al rientro dei renziani nella maggioranza di governo. Giuseppe Conte parla nell’Aula del Senato per cercare la fiducia e proseguire la sua esperienza di governo assieme a Partito Democratico e Movimento 5 Stelle e lo fa fornendo un assist ai ‘volonterosi’.

Chiaro infatti il progetto politico dell’avvocato pugliese: andare avanti, senza dimissioni, con un Conte 2-bis allargato al centro e ai nuovi “costruttori”, un tempo assai recente bollati come voltagabbana. Fra gli iscritti a parlare dopo le comunicazioni di Conte ci sono tra gli altri anche Matteo Renzi e Matteo Salvini: il primo lo farà durante la discussione generale, il secondo per le dichiarazioni di voto dei gruppi.

Conte ha prima aperto il suo discorso ricordando la scomparsa di Emanuele Macaluso, storico parlamentare comunista e giornalista morto oggi a 96 anni, poi ha discusso di quelli che ritiene i meriti del suo esecutivo, elencando alcune misure approvate nei mesi di governo. Integrando e modificando quindi il suo discorso di ieri alla Camera, Conte spiega che “non intendevo dire che i ristori sono sufficienti a compensare le perdite subite”.

Altro punto diverso rispetto al discorso di lunedì in un passaggio sull’Unione Europea: il premier ha infatti introdotto il tema della Conferenza sul futuro dell’UE, un’ampia consultazione della politica e della società civile sul progetto di integrazione europea, che si terrà probabilmente fra 2021 e 2022.

L’attacco a Italia Viva arriva invece prima del previsto. Conte infatti si è difeso dalle accuse dei renziani di non aver nominato i commissari per sbloccare i cantieri, come previsto dal cosiddetto decreto semplificazioni. “Le opere non sono bloccate, non sono mai state bloccate, perché è stato attuato l’articolo che dà ai commissari speciali poteri” per portarle avanti. E lo dimostra il fatto che nel 2020 abbiamo avuto 43,3 miliardi di appalti rispetto ai 39,4 miliardi nel 2019”, ha spiegato ai senatori il premier.

Quanto alla crisi innescata dalle dimissioni delle ministre renziane Bonetti e Bellanova, Conte riprende il discorso già tenuto ieri alla Camera: “Si è aperta una crisi che oggi deve trovare qui, in questa sede, il proprio chiarimento secondo i principi di trasparenza del confronto e della linearità di azione che ha caratterizzato il mio mandato”.

Quindi l’attacco sulle motivazioni della crisi, ancora una volta senza citare Matteo Renzi: “Tante famiglie che ci stanno guardando in questo momento stanno soffrendo per la perdita dei propri cari. Confesso di avvertire un certo disagio. Sono qui oggi non per illustrare la bozza ultima, migliorata del Recovery Plan, ma per provare a spiegare una crisi di cui immagino i cittadini, ma devo confessarlo, io stesso, non ravviso alcun plausibile fondamento. C’era bisogno di aprire una crisi politica in questa fase? No”. Contro i renziani è arrivato un attacco piuttosto duro, già pronunciato ieri ma che oggi è stato sottolineato dal rumoreggiare dei senatori: il premier ha infatti parlato di “attacchi mediatici molto aspri e a volte anche scomposti” da Italia Viva.

A differenza del discorso di ieri, Conte si è anche difeso da alcune critiche sull’operato dell’esecutivo: “Mi sono state rivolte accuse di immobilismo e al contempo di non avere la capacità di decidere. Posso dire che è complicato lavorare e governare così, con chi continuamente dissemina mine sul percorso comune, in continuazione, e mira a logorare un equilibrio politico pazientemente raggiunto dalle forze di maggioranza”.

Conte è quindi tornato su uno dei temi più discussi del discorso di lunedì alla Camera, la politica estera del suo esecutivo e il mettere sullo stesso piano i rapporti tra Cina e Stati Uniti. Su quest’ultimi ha spiegato che inizierà a lavorare da subito” col nuovo presidente statunitense Joe Biden, dopo il grande rapporto di ‘amicizia’ che lo legava a Donald Trump.

Il premier ha ribadito anche la volontà di promuovere, “nel rispetto delle determinazioni delle forze parlamentari”, una riforma elettorale di impianto proporzionale “quanto più possibile condivisa, trattandosi di una riforma di sistema, che possa coniugare efficacemente le ragioni del pluralismo della rappresentanza con l’esigenza, pur ineludibile, di assicurare una complessiva stabilità al sistema politico”. “Vorrei chiarire – aggiunge – su questo punto, leggo interpretazioni maliziose. Negli anni passati abbiamo vissuto una frammentazione della rappresentanza, il quadro politico si è andato differenziando e nuovi processi si sono imposti. Con questo quadro non possiamo fare una legge elettorale che costringa nello stesso involucro sensibilità molto diverse: questo porterebbe alla instabilità. Piuttosto bisogna favorire appieno, se vogliamo ricomporre il quadro, la rappresentanza democratica di tutte le realtà che sono sul campo. Ovviamente poi le forze politiche per governare saranno chiamate a sottoscrivere accordi su programmi di alto profilo, alto contenuto ideale”.

Anche nel discorso al Senato il presidente del Consiglio ha ribadito che per quanto riguarda la delega ai servizi segreti sarà affidata a terzi, come richiesto da settimana da Italia Viva: “Evitiamo polemiche strumentali sulle donne e gli uomini del comparto dell’Intelligence”.

Quanto ai numeri che potrà avere in Senato il suo governo, Conte ha chiarito che “non possiamo farci trovare impreparati o distratti. Siamo tutti chiamati a compiere, ciascuno per il proprio ruolo, uno sforzo collettivo per essere all’altezza di queste sfide. Per questo, il Governo ha bisogno della massima coesione possibile e del più ampio consenso in Parlamento“. Per questo “servono forze parlamentari volenterose, consapevoli delle difficoltà che stiamo attraversando e della delicatezza dei compiti”. “Certo i numeri sono importanti – ha sottolineato Conte – oggi lo sono ancor di piu’. Questo e’ un passaggio fondamentale nella vita istituzionale del nostro Paese ma è ancora più importante la qualità del progetto politico“.

Servono un Governo e forze parlamentari volenterose, consapevoli delle difficoltà che stiamo attraversando e della delicatezza dei compiti – ha rinnovato il proprio appello Conte – servono donne e uomini capaci di rifuggire gli egoismi e di scacciare via la tentazione di guardare all’utile persona. Servono persone disponibili a riconoscere l’importanza della politica. La politica è la più nobile tra le arti e tra i saperi, se indirizzata al benessere dei cittadini. Quando la politica si eclissa questa istanze rischiano di essere ai margini o, peggio di sfociare in rabbia o nello scontro violento“.

Costruiamo questo nuovo vincolo politico, rivolto alle forze parlamentari che hanno sostenuto con lealtà il Governo e aperto a tutti coloro che hanno a cuore il destino dell’Italia. Io sono disposto a fare la mia parte. Viva l’Italia“, è stata quindi la conclusione dell’intervento di Conte in Aula, riprendendo praticamente con le stesse parole quello di ieri a Montecitorio. I senatori del Pd e dei 5 Stelle si sono alzati in piedi, brusio dall’opposizione tanto che la presidente Elisabetta Casellati ha richiamato all’ordine e al silenzio, per far cominciare la discussione
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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia