I vertici del Movimento 5 Stelle, e in particolare il suo leader Giuseppe Conte, restano congelati. Il tribunale di Napoli ha rigettato l’istanza avanzata dal Movimento per la revoca dell’ordinanza di sospensione dello Statuto e della nomina del presidente dei grillini.

La decisione è stata presa dal giudice Francesco Paolo Feo, che ha poi fissato al prossimo 5 aprile il prosieguo dell’udienza per per quello che concerne il merito.

“Per i giudici quindi è illegittima l’elezione di Giuseppe Conte alla presidenza del Movimento 5 Stelle”, è stato il commento di Lorenzo Borrè, legale dei tre iscritti al Movimento che presentarono il ricorso contro l’elezione di Conte e contro lo Statuto che lo portò all’elezione nell’agosto del 2021.

Le motivazioni

Rigettando l’istanza presentata dai pentastellati, il tribunale di Napoli ha rilevato che il regolamento del Movimento del novembre 2018, che avrebbe legittimato l’esclusione dal voto degli iscritti da meno di sei mesi, “è atto promanante dalla stessa Associazione che lo ha prodotto in giudizio, trattandosi di atto ad essa interno, regolante un aspetto fondamentale della sua organizzazione e del suo funzionamento ed emanato dagli stessi organi apicali dell’Associazione e quindi da intendersi per ciò stesso conosciuto, o comunque sicuramente conoscibile, fin dalla sua adozione”.

I legali di Conte e del Movimento avevano invece chiesto la revoca della sospensione sottolineando che qual documento “non sarebbe stato prodotto prima in giudizio perché, di esso, l’Associazione sarebbe venuta a conoscenza solo dopo la pronuncia dell’ordinanza di sospensione”, spiega il giudice nel provvedimento odierno, sottolineando tuttavia che “l’istanza di revoca non può trovare luogo” se “fondata su ragioni di fatto e di diritto preesistenti alla pronuncia cautelare, a meno che di esse non venga allegata e dimostrata l’avvenuta conoscenza e conoscibilità solo in un momento successivo”.

Nella pronuncia del tribunale c’è spazio anche per il ‘caso Crimi’, l’ex capo politico M5S ad interim nell’interregno tra Luigi Di Maio e Conte, che aveva ammesso di non avere avuto memoria del regolamento del 2018, non avendone informato Conte per dimenticanza.

L’AdnKronos scrive infatti che il giudice Francesco Paolo Feo, nel rigettare il ricorso, rimarca come il regolamento 2018 non potesse essere ignorato dai vertici, richiamando, in un passaggio, come “peraltro la funzione di presidente del Comitato di Garanzia al momento della convocazione dell’assemblea per l’adozione delle delibere impugnate era rivestita dalla stessa persona che la rivestiva al momento della assunzione del regolamento”, ovvero Crimi.

 

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