«Non chiamateci capibastone, ma portatori di consensi», dice uno degli interessati in Transatlantico. Una campagna elettorale come si deve non può prescindere dalla presenza di chi ha un voto strutturato. A maggior ragione alle Europee dove sono previste le preferenze. Tutti i partiti, da destra a sinistra, hanno dunque i loro goleador. Il fenomeno è diffuso lungo lo stivale ma ha una sua forza maggiore nel Mezzogiorno d’Italia dove i cacicchi – per dirla con le parole di Massimo D’Alema – risultano essere fondamentali, in alcuni casi addirittura decisivi.

Alcuni di questi non hanno bisogno di presentazioni. Prendete il caso di Salvatore Cuffaro detto Totò. L’ex presidente della Regione siciliana non sarà candidato. È stato strattonato per giorni da una parte e dell’altra. In tanti lo avrebbero voluto – proprio per la sua forza elettorale – ma nessuno è stato in grado di inglobarlo per evitare il danno di immagine. Eppure Totò è in campo: la sua Democrazia cristiana, che in Sicilia può spostare più o meno 140mila voti, ha siglato all’ultimo secondo utile un patto con Noi Moderati. Che a sua volta è federata con Forza Italia.

Nel 1999 alle Europee Cuffaro ottenne 90mila preferenze; nel 2004 superò le 160mila. Insomma, se c’è una certezza in Sicilia questa è rappresentata da Cuffaro che sostiene apertamente Massimo Dell’Utri – noto avvocato di Caltanissetta – assai vicino a Saverio Romano, presente nelle liste di Forza Italia. Cuffaro ha recuperato i vecchi registri e sta operando come si faceva negli anni d’oro della Prima Repubblica: quelle campagne elettorali porta a porta di una volta.

Rivolgersi all’usato sicuro è la caratteristica di questa campagna elettorale. Matteo Salvini, per dire, in crisi di consensi e ormai in modalità Vannacci, ha sottoscritto un accordo con l’Udc di Lorenzo Cesa. Si torna sempre ai democristiani di una volta. Un partito, l’Udc, che detiene il suo bacino nelle regioni del Sud e – in particolare – in Sicilia, Calabria e Campania, dove ancora oggi non sfigura. Sempre nell’isola è sceso in campo Girolamo Turano, detto Mimmo, deputato regionale di Alcamo, il cui padre è stato presidente della provincia di Trapani. Turano ha un peso specifico significativo nella Sicilia occidentale col suo bagaglio di oltre 20mila invidiatissime preferenze. E sempre Salvini in tutto il Mezzogiorno potrà avvalersi della candidatura di Aldo Patriciello, cresciuto nella Democrazia Cristiana, poi Ppi, Democrazia Europea, Udc, Forza Italia, e infine eccolo tra le fila del Carroccio.

Patriciello parla di sé in terza persona: «Tutti sanno che Patriciello è una forza della natura, è la vanga che smuove le montagne. Io lavoro sul territorio (scusate se mi ripeto) e sono vicino alle ansie dei miei concittadini, ai problemi quotidiani, a volte alle difficoltà che la vita ci para dinanzi. Nei momenti del dolore, oppure della salute malferma, io ci sono».

Nella circoscrizione Sud si misureranno altre due vecchie conoscenze democristiane. Nella lista Stati Uniti d’Europa svetta Alessandrina Lonardo Mastella detta Sandra Mastella. I Mastella’s sono più di un brand, vengono considerati una certezza in ambito elettorale con un patrimonio stimato di 80mila preferenze. Clemente, che è fine conoscitore di elezioni e preferenze, si sta divertendo a girare in lungo e in largo il Mezzogiorno spendendosi per far eleggere la moglie: «Sto facendo il diavolo a quattro».

E cosa dire di Marcello Pittella, schierato come terzo d’attacco nelle liste di Azione, dopo il leader Carlo Calenda e l’ex ministra Elena Bonetti? Già alle Regionali di qualche settimana fa è stato decisivo Marcello, figlio di Domenico, senatore socialista dal 1972 al 1983, e fratello di Gianni, ex senatore ed ex europarlamentare. Una famiglia con la politica nel Dna, che nel potentino detiene un vasto consenso al punto da determinare il risultato delle ultime regionali dove ha di fatto consentito al centrodestra di riconfermare l’uscente Vito Bardi. La sconfitta del Pd e dell’alleanza col M5S in Basilicata è firmata soprattutto da lui.

Infatti i 14,5 punti di distacco tra i due schieramenti sono quelli conquistati da Pittella diventato il potente plenipotenziario in Basilicata di Azione. Tutti questi se la dovranno vedere al Sud con Lello Topo, deluchiano del Pd, figlio di Ciccio Topo che fu autista di Antonio Gava, uno in grado di spostare più o meno 20mila preferenze. E lo stesso è in grado di fare il forzista Fulvio Martusciello. Potrebbe essere invece una sorpresa l’azzurra calabrese Giuseppina Princi detta Giusi, vicepresidente della Regione Calabria dietro cui si celano Roberto Occhiuto, oggi governatore, e suo fratello Mario. Anche loro due «capibastone». Pardon, portatori di consensi.

Federico Rinaldi

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