Al 15esimo giorno di combattimenti si fa sempre più incalzante la minaccia di utilizzo di armi chimiche e biologiche. L’amministrazione Biden ha pubblicamente avvertito che la Russia potrebbe cercare di utilizzare armi chimiche o biologiche in Ucraina. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha accusato l’Ucraina di gestire laboratori di armi chimiche e biologiche nel suo territorio, sostenuta dagli Usa.

La portavoce della Casa Bianca Jen Psaki ha definito l’affermazione della Russia “assurda” e ha detto che potrebbe far parte di un tentativo della Russia di gettare le basi per usare essa stessa tali armi di distruzione di massa contro l’Ucraina. “Questo è tutto un ovvio stratagemma della Russia per cercare di giustificare il suo ulteriore attacco premeditato, non provocato e ingiustificato all’Ucraina”, ha twittato Psaki, “ora che la Russia ha fatto queste false affermazioni, e la Cina ha apparentemente approvato questa propaganda, dovremmo tutti aspettarci che la Russia possa utilizzare armi chimiche o biologiche in Ucraina, o creare un’operazione sotto falsa bandiera”.

Ma cosa sono le armi chimiche e biologiche di cui si parla? Le armi chimiche hanno una lunga storia nel loro utilizzo nei conflitti. Per arma chimica si intende “una sostanza chimica utilizzata per causare morte o danni intenzionali a causa delle sue proprietà tossiche”, aggiungendo che “anche munizioni, dispositivi e altre apparecchiature specificamente progettati per armare sostanze chimiche tossiche rientrano nella definizione di armi chimiche”.

Vengono quindi incluse tutte le sostanze tossiche e i loro precursori che, attraverso le loro proprietà, sono in grado di alterare i processi vitali causando “morte, incapacità temporanea o danni permanenti all’uomo o agli animali”. Qualunque dispositivo utilizzato per creare, lanciare e rilasciare le sostanze chimiche viene definito arma chimica, pertanto vi rientrano bombe, missili, proiettili di artiglieria, mine e anche alcuni tipi di carrarmati.

Le armi biologiche si differenziano da quelle chimiche poiché si basano su agenti patogeni già esistenti in natura come batteri, funghi, virus e altre tossine. La Convenzione sulle armi chimiche del 1993 include anche le armi biologiche. In base a questa convenzione, ogni agente chimico di qualunque origine è considerato arma chimica a meno che non sia usato per scopi non vietati.

Le armi chimiche sono bandite ai sensi della Convenzione sulle armi chimiche (CWC) entrata in vigore il 29 aprile del 1997 e attuata dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW). Si tratta di un organismo intergovernativo con sede all’Aia (Paesi Bassi) di cui fanno parte 193 Stati. Lo scopo dell’OPCW non è solo quello di promuovere l’adesione alla convenzione, che vieta “l’uso, lo sviluppo, la produzione, lo stoccaggio e il trasferimento su larga scala di armi chimiche e dei loro precursori”, ma verifica anche con ispezioni in loco la distruzione degli stock di queste armi.

Gli Stati membri devono comunicare quali e quante armi chimiche possiedono e le devono distruggere sotto la supervisione dell’OPCW. Sebbene la Russia abbia completato la distruzione del 100 percento delle sue 40mila tonnellate di armi chimiche nel 2017, come evidenziato in un comunicato stampa dell’ente preposto alla verifica, gli Stati Uniti avvertono che il Cremlino potrebbe utilizzarle durante la guerra in Ucraina, dopo che la Russia ha accusato proprio gli USA di sviluppare armi di questo tipo in laboratori ucraini.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.