Usa-Iran, tra missili e diplomazia. L’operazione “Soleimani Martire” è iniziata nella notte, quando l’Iran ha sferrato un attacco missilistico in Iraq contro due basi, quelle di al-Asad e di Erbil, che ospitano le truppe americane e quelle della coalizione, tra cui militari italiani. “Avremmo potuto farlo e non l’abbiamo fatto”. È questo il messaggio che porta con sé l’attacco compiuto dall’Iran in Iraq contro due basi che ospitano le truppe americane e quelle della coalizione. Una pioggia di cruise e di missili balistici a corto raggio che ha intenzionalmente mancato il bersaglio e ha evitato di fare vittime. Come riferisce la Cnn, cresce all’interno dell’amministrazione Usa la convinzione che l’attacco dell’Iran sia stato di fatto un primo colpo volutamente “a vuoto”.

Questa, dicono ancora le fonti citate dall’emittente, sarebbe “una mossa intelligente” da parte degli iraniani che avrebbero dimostrato di avere “più da perdere” che guadagnare uccidendo americani. Subito dopo la notizia dell’attacco, il ministro degli Esteri di Teheran, Mohammad Javad Zarif ha sottolineato che l’Iran “non vuole un’escalation” e “non vuole la guerra”. Più tardi, nel giustificare il lancio di missili, ha fatto esplicito riferimento all’articolo 51 della Carta Onu e parlato di “legittima difesa”. Fonti del Pentagono fanno sapere che non c’è alcuna vittima americana. Secondo fonti diplomatiche arabe, il premier iracheno, Adel Abdul-Mahdi, non appena è stato informato da Teheran degli attacchi iraniani su basi in Iraq lo ha comunicato agli Usa. E da Washington parla in diretta tv, Donald Trump. «Nessuna vita americana o irachena è andata perduta grazie alle precauzioni adottate e al sistema di preavviso. Da troppo tempo le nazioni hanno sopportato le azioni distruttive dell’Iran. Quei giorni sono finiti». «Finché sarò presidente l’Iran non avrà mai l’arma nucleare», ha aggiunto. Il generale iraniano Qassem Soleimani era il “maggiore terrorista mondiale”, con “le mani sporche del sangue dei soldati americani e iracheni”, ha rimarcato il capo della Casa Bianca tornando a spiegare le ragioni del blitz che ha portato all’uccisione dell’alto ufficiale dei Pasdaran. Gli Usa imporranno «nuove sanzioni all’Iran», ha aggiunto. «Tutte le opzioni restano sul tavolo per contrastare la minaccia dell’Iran». E ancora: «L’Iran deve abbandonare le sue ambizioni nucleari e finire di sostenere il terrorismo», avverte The Donald, chiedendo che «la Nato sia più coinvolta in Medio Oriente».

Ma Trump non vuole spingersi in una nuova guerra mediorientale. «Gli Usa sono pronti ad abbracciare la pace» con l’Iran, dice il tycoon rivolgendosi “al popolo e ai leader iraniani” a conclusione del suo intervento dalla Casa Bianca. Dietro di lui tutto lo stato maggiore della sua amministrazione, dal vicepresidente Mike Pence, al segretario di Stato Mike Pompeo al capo del Pentagono Mark Esper. Missili e propaganda, a uso interno. Da Teheran I Guardiani della rivoluzione iraniani hanno annunciato come “la feroce vendetta” per l’uccisione del generale Soleimani è iniziata e ha affermato che l’operazione iniziale si è conclusa con successo e che la base di al-Asad, contro cui sarebbero stati lanciati almeno 35 missili, «è stata completamente distrutta», mentre la Tv di Stato parla di 80 morti. L’Iran minaccia quindi “azioni ancor più devastanti” se gli Usa dovessero decidere di rispondere.

«Se l’Iran dovesse essere attaccato sul suo territorio – avvertono le Guardie Rivoluzionarie – Dubai, Haifa e Tel Aviv verranno colpite in un terzo round di attacchi da parte dell’Iran». Gli Stati Uniti possono aver “tagliato” le mani del generale Qassem Soleimani, ma l’Iran risponderà “tagliando le gambe” agli Usa nella regione, minaccia il presidente iraniano, Hassan Rouhani, parlando dopo l’attacco a due basi che ospitano truppe Usa nella regione. L’Iran «ha dato uno schiaffo agli Stati Uniti con l’attacco missilistico alle sue basi militari, ma non è ancora abbastanza e la loro presenza corrotta in questa regione deve finire», proclama la Guida suprema iraniana, l’Ayatollah Ali Khamenei, in un discorso in tv dopo l’attacco: «I nostri nemici principali includono il sistema arrogante degli americani e del sionismo», ha aggiunto. Propaganda e guerra: il Medio Oriente resta sull’orlo del baratro.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.