L’annuncio della candidatura a sindaco di Antonio Bassolino ha cambiato l’agenda del confronto politico ed è strano che alcuni non se ne siano resi conto, continuando a fare come se nulla fosse accaduto. Eppure, da dieci giorni, sulla stampa locale e nazionale Bassolino è diventato il termine di confronto per il futuro della città. Tanti tra commentatori, politici, professionisti e rappresentanti dell’Accademia napoletana hanno delineato ipotesi derivanti dalla scelta compiuta e tutti hanno sottolineato il valore di questa decisione. Insomma Bassolino appare attrattivo, non divisivo.
Molti sottolineano come l’ex presidente della Regione, in una fase di debolezza della politica, possa rappresentare l’occasione di rilancio di una identità culturale e valoriale per le forze progressiste da un lato, ma anche di unità molto larga tra culture politiche differenti che sentono necessario invertire le dannate sorti di Napoli. D’altra parte, se qualcuno pensava che nulla sarebbe successo, vuol dire che è veramente distante dalla città e dalle sue pulsioni. Tra i tanti commentatori mi pare di particolare interesse quanto ha detto Paolo Macry sulla necessità, per Bassolino, di costruire una squadra di governo  giovane e – aggiungo – colta e popolare. Credo che questo sia il vero punto dirimente tra il passato, nel quale la città è immersa, e il futuro. Non vi è dubbio che il tema di una nuova classe dirigente riguardi tutte le forze che intendono cimentarsi col cambiamento, poiché è il punto dove tutti hanno fallito negli ultimi vent’anni.
Per troppo tempo si è pensato che bastasse avere intorno al capo una cerchia di persone fedeli, una sorta di “cerchio magico” autoreferenziale e, nello scorrere del tempo, è avvenuto che tutti perdessero di vista il bene comune, trincerandosi in casamatte dalle quali replicare la gestione del potere. Così si è generata l’asfissia politica e all’interno dei partiti si è affermato un rigido correntismo guidato da capi senza identità, divisivi e lontani dal bene comune. Ci sono tante storie individuali che si sono consumate compiendo disastri. In questi ultimi dieci anni è stato  il pensiero unico di Luigi de Magistris a dettare le scelte, mentre l’insieme delle forze di opposizione è rimasto nell’angolo in modo subalterno a un consociativismo greve e devastante. Nessuno ha saputo aprire il confronto necessario per far crescere una classe dirigente alternativa. Sono stati coinvolti soltanto i giovani di forze estremistiche o dei centri sociali, mentre tante energie positive sono state lasciate in disparte.

Sarebbe davvero utile che questo tema diventasse centrale nella campagna elettorale. Io credo che Bassolino debba fare proprio questo, scavando nell’universo giovanile e parlando di formazione, università, ricerca, nuovo lavoro, centri diffusi di studio, socialità e partecipazione, responsabilità nel governo della città. L’ex sindaco e presidente della Regione può rappresentare un’importante opportunità poiché, come egli stesso ha affermato, il suo interesse riguarda esclusivamente la rinascita e il risanamento della città, operando nel quinquennio per far sì che intelligenze e capacità libere da antichi schemi e pronte per poter assumere un ruolo di guida strategica possano affermarsi. Il pluralismo e la libertà sono i presupposti per poter raggiungere questo traguardo.

Si colga questo aspetto e si ragioni, in questi giorni e in quelli a venire, con spirito unitario tra le forze di progresso, le associazioni civiche, il mondo del lavoro. Si superino antiche contrapposizioni appartenenti a un’epoca ormai definitivamente conclusa. Si faccia uno sforzo per dare vita a una coalizione ampia e inedita. D’altra parte, in soccorso giungono le interessanti indicazioni date da Nicola Zingaretti nella direzione del suo partito, quando invita a costruire ampie coalizioni, libere da schemi prefissati, in tutti i Comuni dove si andrà al voto. Quale migliore occasione per Napoli?