Il turno di ballottaggio ha chiaramente rappresentato una vittoria del Partito democratico e dell’alleanza organica col Movimento 5 Stelle. Importanti città come Pomigliano e Giugliano stanno lì a ricordarlo. Un passaggio molto importante, poiché modifica di fatto scelte di ostracismo verso un sistema di alleanze che il M5S aveva sostenuto in questi anni, una presa di coscienza che sottolinea una maturazione politica andata sviluppandosi con l’azione del governo nazionale: non siamo più di fronte a un fare populistico contro la politica, ma a una nuova consapevolezza che dice che la politica può essere uno strumento formidabile per il cambiamento e la partecipazione, ben oltre Rousseau.

In questo frangente aumenta l’ autorevolezza del segretario dem Nicola Zingaretti che, con la scelta del governo giallorosso, aveva messo sul tavolo la propria leadership e che molti, sino a poco tempo fa, davano per persa.
Più forte il governo nazionale, ma anche grandi novità nelle tante realtà locali che andranno al voto nella prossima primavera. Napoli arriva a questa scadenza dopo anni devastanti che ne hanno decretato il declino. L’esperienza arancione consegna una città più povera, più divisa, più devastata dall’incuria. Una città dove si è assistito a un tragico gioco nelle mani di un sindaco scellerato. Non solo dal punto di vista amministrativo, ma anche sul versante squisitamente politico. Si è passati dall’uno contro tutti a un fare consociativo e brutalmente populistico.

Ricordo che Luigi de Magistris, già nel 2013, cercò l’avventura nazionale bruciando due suoi assessori, D’ Angelo e Lucarelli; poi ha più volte minacciato di scendere in campo per diventare governatore o leader nazionale o stratega del nuovo mondo. Chiacchiere che nascondono squilibrio, megalomania, insensibilità civile, delirio di onnipotenza. Ha continuato così fino alle elezioni regionali, sperando in una sconfitta del centrosinistra e del Pd innanzitutto. Ma gli è andata male e, quindi, leggiamo che in queste ore vaneggia intorno a possibili accordi con il M5S e con il partito di Zingaretti, paventando, però, che senza Dema questi stessi andrebbero incontro a una sconfitta (ritorna il delirio). Se dipendesse da me lo sfiderei a fare subito il nome del suo candidato a sindaco, che in realtà non ha e non può fare, nonostante le continue voci su Alessandra Clemente.

Il tema delle elezioni amministrative è terribilmente serio e deve spingere i democratici tutti a uno sforzo grande per ridisegnare le indicazioni strategiche per la rinascita di Napoli. Serve ripartire dalle condizioni materiali di vita dei napoletani. Fa bene Antonio Bassolino a ricordarlo testardamente ogni giorno, poiché si devono riaffermare i principi del vivere civile, dai servizi essenziali alla gestione delle scelte di sviluppo. L’idea di comporre un’ampia squadra che, insieme ai partiti del centrosinistra, ragioni sul futuro della città, mi sembra la via giusta. Marco Sarracino, segretario napoletano del Pd, parla di stati generali: ben vengano, ma si dia pari dignità a tutti coloro che sentono di poter concorrere alla carica di sindaco, senza ostracismi e senza graduatorie.

Si avvii un viaggio ricco di idee e contenuti e si dia alla città la possibilità di esserne partecipe. Io per primo riconosco un primato alle forze democratiche, senza le quali si correrebbe il rischio di un rissoso assemblearismo, ma si dia il segnale di un nuovo inizio. Ci attendono mesi difficili per la diffusione del Covid, ma evitiamo che il virus impedisca il ritorno a una bella e sana battaglia delle idee, così come scrisse tanti anni fa Mario Alicata.