Tutto è bene quello che finisce bene, si potrebbe dire. L’ufficio di Presidenza dalla Camera ha deciso di adottare le misure utili per consentire ai parlamentari positivi o, comunque, “quarantenati” di esprimere il proprio voto per l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Sarà predisposto un percorso speciale per questi “grandi elettori” che potranno votare nel perimetro del Parlamento.

Ciò è avvenuto, dopo l’approvazione da parte della Camera, praticamente all’unanimità, di un ordine del giorno che impegnava il governo «a garantire ogni forma di collaborazione per permettere a tutti i 1.009 delegati di partecipare al voto per l’elezione del Presidente della Repubblica, in raccordo con le altre istituzioni, il Presidente della Camera dei deputati e il Presidente del Senato della Repubblica, rimuovendo ogni forma di impedimento, se del caso anche attraverso un intervento di carattere normativo». La risposta degli organi parlamentari dunque non si è fatta attendere. Del resto erano ormai giorni che un sempre più grande numero di voci tra i costituzionalisti, anche dalle pagine di questo giornale, e dal Paese si levavano per propiziare questo risultato, mettendo in luce il grave vulnus ai principi costituzionali che sarebbe scaturito da una eventuale inerzia.

La sollecitazione ad un intervento delle istituzioni interessate poteva anche indirettamente ricavarsi dal comunicato stampa della Corte costituzionale, che avant’ieri ha esaminato un ricorso di alcuni “grandi elettori” i quali contestavano proprio la legittimità della richiesta di green pass per usare i mezzi di trasporto al fine di recarsi a votare il Capo dello Stato. La Corte costituzionale, la cui decisione non è ancora pubblica, ha fatto sapere che il ricorso era da considerarsi inammissibile, ma, nello stesso tempo, attraverso il comunicato di cui si è detto, ha precisato che l’esercizio delle prerogative parlamentari debba «essere garantito dai competenti organi delle Camere, nel rispetto della legislazione vigente». Sul punto dunque, con la decisione dell’ufficio di Presidenza, gli organi parlamentari hanno fatto la propria parte. Tutto risolto dunque? Purtroppo no.

Com’è noto, infatti, il Parlamento gode di un’ampia autonomia organizzativa, ma solo con riferimento all’ambito suo proprio e dunque all’organizzazione interna delle Camere. Tutto ciò che accade fuori non è di sua competenza. È questo il motivo per il quale la Conferenza dei capigruppo, unanimemente, insieme al Presidente della Camera, ha rivolto al Governo, tramite il Ministro dei rapporti con il Parlamento, la richiesta di intervenire sulla normativa emergenziale generale che, allo stato, vieta ai positivi e ad alcune categorie di “contatti diretti”, di uscire dall’isolamento ad essi imposto, di avvalersi dei mezzi pubblici o di accedere ad alberghi e ristoranti.

Manca dunque l’ultimo miglio, che, dati i tempi, solo il governo può percorrere attraverso un decreto-legge.
La larghissima convergenza delle forze politiche e l’urgenza costituzionale dovrebbe rendere la decisione piuttosto semplice e non generare contrapposizioni pretestuose. Se, come auspichiamo da tempo, tutto ciò accadrà, sarà una vittoria della nostra Costituzione. Quanto al prossimo Presidente della Repubblica, che vinca il migliore.