Joe Biden parla di Trump a una raccolta fondi a Boston: «Se non fosse candidato non so se correrei per la rielezione». La replica del tycoon: «Sarò un dittatore solo il primo giorno della presidenza, quando chiuderò i confini e cancellerò le politiche per il clima». Insomma, il Presidente non se la passa bene né con gli avversari né all’interno del suo partito che lo accusa di non saper fermare l’operazione militare israeliana a Gaza, due giorni fa ha avuto una vera crisi di nervi e davanti ai suoi collaboratori ha detto: “Volete sapere perché la tregua è saltata e la guerra è ripartita? Lo ha deciso Hamas che ha fatto saltare la trattativa, rifiutandosi di riconsegnare le donne tra i venti e i quaranta anni già incluse nell’elenco degli ostaggi da liberare. E sapete perché?”, ha continuato Biden, “perché – ha detto – Hamas rifiutandosi di liberare le donne cerca di frenare l’ondata emotiva che sconvolge Israele, gli Usa e i Paesi occidentali dopo la pubblicazione dei racconti degli ostaggi liberati e in particolare dalle donne sottoposte a sevizie e stupri continui, e che hanno visto altre donne morire violentate e mutilate mentre erano ancora in vita”.

Usa e Israele, le fratture interne

Sia gli Stati Uniti che Israele registrano crescenti fratture nelle loro società man mano che i racconti dell’orrore sono documentati e connessi ai video che gli stessi carnefici di Hamas hanno diffuso in Israele e nell’Occidente. Un altro sconvolgente elemento era emerso nei giorni scorsi sull’attacco ai civili. In Israele la frattura si è approfondita quando è emerso che un anno fa era circolato nel Mossad il piano completo dell’attacco, al quale però né governo né servizi segreti hanno creduto. L’ira dei parenti delle vittime e degli ostaggi è ancor più cresciuta quando si è saputo che nel mese di luglio un’unità di intelligence nella Striscia di Gaza, aveva avvertito che si stavano svolgendo intense e strane esercitazioni con l’uso di deltaplani e motociclette. Entrambi gli allarmi sono stati considerati dal governo non degni di attenzione perché nessuno riteneva Hamas capace di una operazione tanto audace e vincente, con il suo seguito di orrori e uccisioni di civili.

Netanyahu e il suo governo hanno commesso un catastrofico errore di sottovalutazione che ha fatto moltiplicare le manifestazioni del “partito degli ostaggi” accentuando la spaccatura tra destra religiosa e sinistra laica cui quasi tutti gli ostaggi appartenevano, essendo gli abitanti dei kibbutz ebrei laici o e atei. Il popolo degli ostaggi ha costretto Netanyahu ad ammettere che l’operazione militare non mira solo all’eliminazione di Hamas, ma prima di tutto alla liberazione degli ostaggi attraverso qualsiasi compromesso, anche militare. Gli americani hanno fortemente appoggiato la tendenza della sinistra israeliana cercando di imporre al primo ministro una linea di condotta che puntasse a una tregua utile per lo scambio di prigionieri (come è parzialmente avvenuto) per il tempo sufficiente a consentire un’intesa diplomatica attraverso il Qatar che portasse a una soluzione politica, possibilmente mettendo fuori gioco Hamas per rimpiazzarlo con l’Autorità Nazionale Palestinese che governa il West Bank, nata dall’Olp di Yasser Arafat, e poi di Abu Mazen.

Abu Mazen ha una immagine sempre più sbiadita mentre cresce la popolarità di Hamas proprio perché non vuole affatto uno stato palestinese, ma la cacciata degli ebrei secondo lo slogan scandito in inglese in tutte le manifestazioni pro-Palestina nel mondo occidentale “From the river/ to the sea/ Palestine must be free”. E cioè, dal fiume Giordano fino al mare (Mediterraneo), la Palestina deve essere libera. Ma fra il Giordano e il mare c’è soltanto lo Stato di Israele che dovrebbe sparire spazzato via da Hamas, con una guerra di ferocia inaudita, ed essere sostituito dal Califfato, secondo la vecchia ricetta dell’Isis, di al Qaeda e da Jihad.

Le cose stavano però andando nella direzione giusta: Tsahal, ovvero le forze di difesa israeliane, hanno cessato il fuoco come i “fighters” di Hamas. Tutto il mondo ha vissuto col fiato sospeso sperando in uno spiraglio di vera tregua che portasse alla pace. Ma qualcosa è andato storto e non si è capito bene che cosa. Il Presidente americano però si è fortemente innervosito dalla pressione della sinistra del suo stesso Partito Democratico che lo accusa di non voler fermare l’invasione israeliana di Gaza.

Questa pressione è cresciuta fortemente dalla fine dello scorso weekend, senza alcuna ragione dichiarata, e lo scambio degli ostaggi, tutte le donne e i bambini israeliani in cambio dei palestinesi minorenni arrestati durante l’intifada, è stato troncato. Così la guerra è immediatamente ripresa con ferocia da entrambe le parti, senza che se ne conoscesse la ragione. Da tre giorni cominciano ad essere pubblicate o iniziano a circolare le storie orrende dei martiri di donne violentate a ripetizione, poi squartate vive e trascinate per le strade, i cadaveri smembrati a calci e sassate. Molte di queste barbarie sono state commesse per diventare video montati dagli stessi carnefici e imposti come spettacolo ai bambini presi in ostaggio. Questo almeno è ciò che è emerso dai racconti di alcuni bambini liberati ma che soltanto dopo alcuni giorni hanno cominciato a raccontare ciò che hanno visto e subito.

Consegnare le giovani donne che una volta liberate avrebbero fornito altre prove della ferocia di Hamas avrebbero messo in pericolo la solidarietà di cui gode nei Paesi occidentali. Così è nato sia in Israele che negli Stati Uniti un regolamento di conti in cui vengono coinvolte anche le maggiori reti televisive americane ed europee che da oltre un mese hanno trattato con noncuranza prossima al fastidio l’enormità del crimine pianificato ed eseguito il 7 ottobre al preciso scopo di provocare in modo vincolante lo stato di Israele in modo che non avesse altra scelta se non quella di una operazione militare violenta.

Avatar photo

Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.