Il Comune dopo dieci anni di disastro amministrativo
Galleria Vittoria, Bagnoli e rifiuti: tutti i guai lasciati da de Magistris
È pesante, pesantissima, l’eredità che Luigi de Magistris lascia al nuovo sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi.
Su più fronti, praticamente tutti, si scontano ritardi, fallimenti e dissesti. Tra i recenti, il più eclatante è il disastro della galleria Vittoria, chiusa dalla Procura napoletana a causa dei crolli interni derivanti dalla mancata manutenzione perpetrata negli anni, una mancata attività figlia di una sciatteria amministrativa che tanto danno ha procurato alla nostra città. Alla mancata manutenzione si è aggiunto un penoso valzer della data di inizio lavori che non arrivava mai, seguito da un altrettanto valzer pietoso sulla data di fine lavori. Traffico impazzito, disagi a raffica, il risultato. Sembra che un luce in fondo al tunnel, anzi, della galleria, si potrà vedere solo verso la fine di quest’anno.
Ma è solo la punta di dell’iceberg. L’urbanistica, per esempio, che è il cuore pulsante di un’amministrazione comunale, la visone strategica che un sindaco, la sua Giunta e la sua maggioranza, hanno per lo sviluppo e la crescita della città è stato una sciagura. De Magistris, infatti, è stato capace di farsi commissariare l’urbanistica di Bagnoli, dopo aver fatto fallire miseramente la società di trasformazione urbana che si occupava della riqualificazione dell’ex Italsider. Anche sulle centralissime politiche di bilancio, passare da un deficit di 800 milioni di euro a circa 3 miliardi di euro nel giro di pochi anni è da record negativo difficilmente battibile. Come i risultati della raccolta differenziata raggiunti rispetto al proclama del sindaco appena eletto nel 2011 che promise il 70% in sei mesi. Dopo dieci anni e centinaia di milioni di euro spesi, siamo appena e ancora al 34%. Un fallimento epocale. Sempre sul fronte rifiuti, la raccolta e lo spazzamento ci hanno regalato cumuli di immondizia specialmente in periferia e strade sporche dappertutto, mai una città completamente pulita dopo più di 120 mesi di governo.
Sul fronte dei trasporti, invece, la situazione attuale è da metropoli di terzo mondo, tragica per il trasporto su gomma, funesta la metropolitana, angosciosa per la funicolare. Muoversi con i mezzi pubblici a Napoli nell’era arancione è stato ed è ancora un’avventura dal finale incerto. I parchi, le zone verdi della città, trasformate in deserti aridi e maltenuti con erbacce al posto dei prati e alberi quasi mai potati. E poi il traffico, l’inquinamento mai ridotto rispetto al passato, la manutenzione di strade e marciapiedi tanto rara da sembrare inesistente. Il tutto condito da cantieri infiniti per lavori che sembrano non finire mai, con le parti iniziali dei cantieri già vecchie quando terminano i lavori. Il turismo, certo, c’è stato, è aumentato come in tutte le città europee, grazie ai voli low coast, ai bed and breakfast, ai social, al cibo da strada e soprattutto per la bellezza paesaggistica e cultuale della nostra città e non certamente per merito del sindaco che avrebbe dovuto, da parte sua, garantire servizi adeguati ai visitatori della nostra città invece del disastro totale che è sotto gli occhi di tutti.
Un racconto dello stato della città che sembra irreale, impossibile, ma tristemente aderente alla realtà. Il prossimo sindaco sarà sicuramente migliore di questo anche perché fare peggio è francamente impossibile, come pure è dimostrato dalle classifiche sulla vivibilità delle città che vedono Napoli stabilmente tra gli ultimissimi posti. Una città così diversa dalle descrizioni demagogiche del sindaco che, prese per vere, Ginevra e Napoli sarebbero allo stesso livello.
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