Difendere il ruolo degli avvocati vuol dire difendere la Costituzione, il diritto penale liberale, le conquiste di civiltà contro le barbarie dei processi di piazza e senza alcuna garanzia per indagati e imputati. Due giorni, un teatro pieno, centinaia di avvocati riuniti per l’inaugurazione dell’anno giudiziario dei penalisti italiani organizzato dall’Unione delle Camere Penali. La sede è Catanzaro, terra in cui «dove c’è un costante abuso delle misure cautelari», come ricorda in apertura Valerio Murgano, presidente della Camera Penale del capoluogo calabrese e padrone di casa.

Contemporaneamente il Consiglio dei ministri approva la riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario con le norme sullo stop alle porte girevoli. E l’argomento non può che entrare a pieno titolo nelle note introduttive e negli interventi, con i cronisti, di Eriberto Rosso e Giandomenico Caiazza, segretario e presidente dell’Unione delle Camere Penali. «Una riforma molto debole, che evita tutte le questioni vere da riformare della magistratura italiana e dell’ordinamento giudiziario, dalla formazione professionale all’avanzamento automatico delle carriere alla deresponsabilizzazione per conseguenza professionale del magistrato all’assurdità del distacco dei magistrati presso l’esecutivo. Invece ci trastulliamo con le porte girevoli per quei 4-5 magistrati che sono eletti parlamentari. Mi sembra una cosa francamente poco centrata. Così come il tema del sistema elettorale del Csm: a noi pare marginale l’illusione che modificando i sistemi elettorali si cambino la testa e le culture di un paese. Mi sembra abbastanza improbabile» dice Caiazza.

C’è da un messaggio da lasciare ai presenti su cui l’Unione insiste: «La libertà e i diritti della difesa riguardano ovviamente i cittadini che noi assistiamo, ma riguardano ancora di più la libertà e l’indipendenza del giudice. Il giudice senza un avvocato forte è un giudice debole». Una libertà di difesa che spesso viene presa di mira con intercettazioni telefoniche invasive, accuse di piazza, marginalizzazione delle posizioni, come viene detto più volte nelle sessioni dell’inaugurazione. E a chi gli chiede se la scelta di Catanzaro sia causale, il presidente ammette che «quando abbiamo deciso di parlare del problema della libertà del difensore come garanzia dell’indipendenza del giudice e quindi della giurisdizione, abbiamo pensato a Catanzaro e alla Calabria come uno dei luoghi dove questo tema è vissuto in modo più impegnativo e più estremo».

L’associazione di idee porta ad un terreno molto vicino. A pochi passi dal Teatro Politeama è agli arresti domiciliari Giancarlo Pittelli, avvocato, ex parlamentare, imputato del maxiprocesso “Rinascita Scott”, scarcerato da Melfi solo tre giorni fa dopo una lunga detenzione, uno sciopero della fame e una raccolta firme sponsorizzata anche da Il Riformista: «Guardiamo con preoccupazione a una vicenda che riguarda un avvocato nell’esercizio delle sue funzioni, quindi aspettiamo di conoscere i fatti ma denunciamo un accanimento nella fase cautelare francamente incomprensibile, ai limiti dall’essere sospetto francamente». «La riforma Cartabia ha avuto il merito di aver cambiato il lessico perché pone finalmente al centro le garanzie difensive. Purtroppo, però non è stato riformato l’ordinamento penitenziario. Serve anche un cambio di passo sulla separazione delle carriere. Noi faremo una proposta che avvicini di più il giudice al ruolo che la costituzione gli attribuisce».

Murgano accende i riflettori sulla città che ospita l’inaugurazione dei penalisti: «Catanzaro è una terra dove c’è un abuso delle misure cautelari e dove si registra una sproporzione tra magistrati giudicanti e inquirenti, dove quest’ultimi sono molti di più». La Calabria è terra di ‘ndrangheta, di maxiprocessi ma anche dei record sulle ingiuste detenzioni nel due distretti in cui operano le Dda di Reggio e di Catanzaro. Ed è proprio per questo che per Murgano «qui c’è bisogno di maggiori agrigni a tutela delle garanzie difensive e degli imputati». In sala c’è il procuratore, capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, che ringrazia per l’invito e dal palco afferma che «è qui per ascoltare le proposte degli avvocati penalisti». Grande attesa per la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, che non manca all’appello e fissa nuovamente i paletti della sua agenda politica. «Il mio compito è stato tenere sempre saldo il timone puntato sempre sulla Costituzione».

Collegata da remoto, parla a poche ore dall’approvazione della riforma sul Csm che definisce come «una ulteriore riforma importante, che inevitabilmente riguarda tutti anche se tocca da vicino l’attività giudiziaria e dei magistrati». E agli avvocati che proprio oggi lamentano di non essere stati della partita sul Csm, la ministra Cartabia sul futuro rassicura che «questo Governo auspicabilmente può contare su alcuni mesi davanti a sé. Le fasi di attuazioni della riforma della Giustizia vi vedono co protagonisti e saranno terreno di scambio». E infine una dichiarazione di intenti già dimostrata con la riforma della giustizia già approvata. «L’unico mio faro nella cognizione di queste non semplici riforme è la Costituzione».