Il tempo dirà se Giorgia Meloni è una premier capace oppure no. I primi mesi di Governo non vedono grandi risultati nel carniere della Presidente. Ma la leader di Fratelli d’Italia ha un vantaggio straordinario che sarebbe sbagliato sottovalutare. Giorgia è piena di amici, soprattutto nell’altra parte del campo. Anzi, i migliori amici di Giorgia sono quelli che più si ritengono di sinistra. Il miglior amico di Giorgia è chi l’ha dipinta in Europa come un pericolo pubblico e quando è arrivata a Bruxelles tutti si sono accorti che non era un marziano verde ma una donna di estrema destra, certo, ma non una fascista.

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Il miglior amico di Giorgia è chi dice che se cambiano le regole di controllo sulla Corte dei Conti torniamo al Ventennio. Il miglior amico di Giorgia è chi definisce il governo “illiberale” solo perché non la pensa come Magistratura Democratica. Il miglior amico di Giorgia è chi vede i saluti romani anche alle sfilate del 2 giugno. Il miglior amico di Giorgia è chi attacca la frase sul “pizzo di stato” e subito dopo chiede la patrimoniale.

Il miglior amico di Giorgia è chi sogna una sinistra talmente di sinistra da stare all’opposizione per trent’anni. Giorgia Meloni è piena di amici. Gli Enrico Letta, i Roberto Saviano, le Michela Murgia lavorano a tempo pieno per fare di lei il perno della politica italiana per l’oggi e per il domani. Io penso che serva un’altra strada per costruire un’alternativa a questo Governo.

La Meloni si è rimangiata tutta la sua campagna decennale dall’opposizione. Le trivelle nel mare Adriatico, la posizione sulla Nato, i giudizi sui vertici delle partecipate, i rapporti con l’Europa. Diceva no a tutto, voleva “lo scioglimento controllato della zona Euro”, attaccava le famiglie degli avversari politici e oggi giustamente si scopre garantista. Meglio tardi che mai.

Lei che definiva gli 80 euro una mancia oggi descrive come epocale una misura che vale meno della metà degli 80 euro eppure anziché incalzarla sulle sue contraddizioni si evocano fascismi e pulsioni autoritarie. E sull’immigrazione l’unica strategia è giocare sulla paura, dando la colpa dei reati ai sindaci (quando al governo c’eravamo noi era colpa del Ministro dell’Interno) e soffiando sul fuoco dell’insicurezza, senza fare nulla di concreto per rendere le nostre città più sicure, soprattutto per le donne.

Salvini e Berlusconi sono gli alleati, certo, ma i veri amici sono quelli dell’estrema sinistra. Inizierà a farsi largo una opposizione degna di questo nome non quando si costruiranno i campi larghi Schlein-Conte che ricordano le fallimentari e improbabili “gioiose macchine da guerra” ma quando sulle tasse, sulla sicurezza, sul lavoro, sulle infrastrutture ci saranno proposte alternative unite da un visione Paese per i prossimi decenni. Non i fantasmi del passato.

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Matteo Renzi (Firenze, 11 gennaio 1975) è un politico italiano e senatore della Repubblica. Ex presidente del Consiglio più giovane della storia italiana (2014-2016), è stato alla guida della Provincia di Firenze dal 2004 al 2009, sindaco di Firenze dal 2009 al 2014. Dal 3 maggio 2023 è direttore editoriale de Il Riformista