La politica si è divisa sull’istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime di errori giudiziari. Il 3 dicembre è stato adottato dalla Commissione Giustizia della Camera un testo base che ha riunito le proposte dei deputati Davide Faraone (Iv), Ingrid Bisa (Lega) e Pietro Pittalis (Forza Italia). Secondo il provvedimento, la giornata dovrebbe essere quella del 17 giugno, giorno dell’arresto del conduttore televisivo Enzo Tortora. Durante il dibattito in Commissione, la maggioranza ha votato a favore del testo base. Enrico Costa di FI ha sostenuto «che in tale contesto sarebbe opportuno» ampliare il ragionamento «anche ai casi in cui l’imputato venga sottoposto ingiustamente a un lungo e infruttuoso calvario processuale».

Il Movimento 5 Stelle ha espresso voto contrario, mentre Alleanza Verdi-Sinistra e il Partito Democratico si sono astenuti. È interessante osservarne le motivazioni. I dem hanno espresso un rilievo preliminare di metodo, contestando il fatto che il testo base sia giunto all’attenzione dei commissari solo poco prima del voto. Per quanto riguarda il merito, i membri del Pd hanno sostenuto l’esigenza di chiarire e precisare nel testo la fattispecie dell’errore giudiziario «per comprenderne i contenuti ed evitare il rischio che rimanga un concetto tanto evocativo quanto meramente simbolico». Secondo il Pd – che si è riservato di valutare il testo finale – l’errore giudiziario viene riconosciuto a seguito di una revisione di un processo che si è concluso con condanna definitiva, mentre il caso dell’ex presentatore di Portobello non sarebbe stato ascrivibile a questa ipotesi poiché il giornalista fu condannato in primo grado e poi assolto in Appello. Inoltre tale iniziativa, per i dem, si inserirebbe in un quadro generale più ampio di discredito della magistratura da parte del centrodestra.

Anche per la pentastellata Stefania Ascari esiste il rischio di «indebolire ulteriormente il potere giudiziario evidenziandone gli errori». (Sic!). Stessa preoccupazione espressa in audizione dal presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia: «Dubito che una giornata in memoria delle vittime degli errori giudiziari possa raggiungere un risultato utile, una sensibilizzazione diffusa dell’opinione pubblica e della cittadinanza su questo tema credo porti poco. Il problema è rendere più attenti gli operatori di giustizia più che la collettività. Il pericolo è di indurre sfiducia pubblica nel sistema giudiziario e dare un messaggio in controtendenza rispetto alle numerose giornate in memoria della legalità. È come se volessimo istituire una giornata in memoria delle vittime degli errori diagnostici e terapeutici, che sono un dramma come l’errore giudiziario». Il fatto è che i medici a cui vengono imputati tali errori ne rispondono alla giustizia (tanto che è in uso la stipula di una polizza assicurativa per le eventuali conseguenze di carattere economico); i magistrati invece non rispondono a nessuno e proseguono nella carriera.

A tal proposito intendo rivendicare una primogenitura. Quando ero deputato nella XVI legislatura, il 30 maggio 2011 presentai (da primo firmatario insieme ad altri colleghi del Pdl – tra i quali l’attuale ministro Tommaso Foti – e taluni radicali eletti nelle liste del Pd) un progetto di legge per la “istituzione della Giornata della memoria delle vittime di errori giudiziari” da celebrare il 18 maggio di ogni anno (la ricorrenza della morte di Tortora nel 1988). Le reazioni del Pd e dell’Anm furono le stesse di oggi; ma anche la maggioranza di allora (il progetto di legge fu assegnato alla Commissione Affari costituzionali) non dimostrò particolare interesse per l’iniziativa. A sua discolpa va riconosciuto al governo Berlusconi che pochi mesi dopo fu estromesso dall’esecutivo tecnico presieduto da Mario Monti, che non esitò a baciare la sacra pantofola delle procure tramite la legge Severino.