Non era mai successo. Forse nemmeno ai tempi di Silvio Berlusconi, che alla tentazione di scagliarsi contro certa magistratura difficilmente riusciva a resistere. Raramente, in passato, il vertice massimo di un organo giudiziario aveva pronunciato parole tanto dure nei confronti di un politico. Di sicuro non era mai successo che la stilettata fosse diretta a un altro magistrato, sebbene in aspettativa per coltivare le proprie ambizioni da amministratore pubblico. «Il Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa deplora fortemente le dichiarazioni» rilasciate da Catello Maresca, pm oggi candidato sindaco di Napoli, dopo la sentenza con cui il Tar della Campania ha recentemente bocciato quattro delle liste della sua coalizione. Una presa di posizione alla quale Maresca ha replicato in modo pacato, nella speranza di ammorbidire i toni dello scontro: «Non ce l’ho con i giudici amministrativi, ma con un sistema di regole arcaico». Niente da fare: lo strappo tra lui e una parte della sua categoria è evidente e difficilmente potrà essere sanato.

Nel mirino di Filippo Patroni Griffi, numero uno del Consiglio di Stato e del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, sono finite le dichiarazioni rilasciate da Maresca pochi giorni fa. Dopo la bocciatura di quattro liste della sua coalizione, il pm aveva parlato di «sentenza politica» con cui «muore la democrazia». Esternazioni sicuramente improvvide per uno come lui: un magistrato dovrebbe accettare e rispettare le regole, anche quando queste appaiono «medievali». E non dovrebbe parlare di morte della democrazia dopo il primo grado di giudizio visto che, in campo amministrativo, ogni cittadino ha il diritto di appellarsi al Consiglio di Stato che può ribaltare la sentenza emessa dal Tar. Non è andata così, nel caso di Maresca, ma la sostanza non cambia. Ciononostante Maresca si era scagliato contro i giudici amministrativi di Napoli. Di qui la reazione piccata di Patroni Griffi e, prima ancora, di Gia Serlenga, presidente dell’Associazione nazionale dei magistrati amministrativi (Anma), che aveva definito  «gravissime» le esternazioni di Maresca.

Davanti al fuoco incrociato dei colleghi, il pm con ambizioni da sindaco ha tentato di aggiustare il tiro: «Ho parlato di vulnus per la democrazia, ma mi riferivo all’organizzazione dell’ufficio elettorale di Napoli che non credo abbia brillato. Si azzoppa la democrazia – ha aggiunto – perché manca un timbro o, come nel nostro caso, perché si arriva solo due minuti prima e non due minuti dopo. Perché non adottare un sistema che possa garantire, anche nel 2021, una democrazia e una tecnologia un po’ più avanzata? Mi rammaricavo di questo, ma non ce l’ho con i giudici amministrativi». Al netto delle giustificazioni più o meno credibili, il rapporto tra Maresca e una parte della sua categoria sembra definitivamente incrinato. Già le voci sulla sua candidatura avevano spaccato il Csm al quale Luigi Riello, procuratore generale di Napoli, si era visto costretto a inviare una segnalazione a fine 2020. Giuseppe Cascini, consigliere togato di Area, si era scagliato contro il «magistrato in servizio che da mesi agisce e parla da candidato sindaco», mentre l’indipendente Nino Di Matteo si era schierato in difesa di Maresca e del suo «diritto ad accedere a incarichi politici».

Alla fine, dopo una discussione ai limiti della rissa, la Prima Commissione e il Plenum avevano dato il via libera alla candidatura del pm. Ma i rapporti tra quest’ultimo e una parte della magistratura erano già ai minimi storici. Ora a dare il colpo di grazia è lo scontro con i giudici amministrativi. Come finirà? Questo è da vedere. Di sicuro certe contrapposizioni non lasciano ben sperare se si pensa che nel futuro di Maresca c’è ancora la toga: è stato lui a manifestare il desiderio di tornare in magistratura, una volta conclusa la sua esperienza politica, per arrestare il boss Matteo Messina Denaro. Resta da capire come saranno gestite, in quel momento, le tensioni che adesso contrappongono il magistrato ai vertici della sua stessa categoria.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.