Aveva promesso controlli rigidissimi e tolleranza zero, come si addice a un pm in prima linea contro il malaffare. E invece la presentazione delle liste che sostengono la sua candidatura a sindaco si è rivelata per Catello Maresca una enorme buccia di banana.

Il primo scivolone è avvenuto in casa Fratelli d’Italia, dove la consegna delle liste è sfociata in una rissa tra Pietro Diodato, vecchia conoscenza della destra partenopea, e Marco Nonno, consigliere regionale e comunale. Il primo ha riferito di essere stato aggredito con una testata dal secondo che avrebbe voluto impedire la sua candidatura. Secondo Nonno, invece, Diodato avrebbe tentato di rubare la documentazione relativa alla compagine meloniana. E la vicenda, imbarazzante tanto per Maresca quanto per i protagonisti, è destinata a finire sotto la lente d’ingrandimento della magistratura alla quale Nonno è pronto a presentare un esposto. L’obiettivo? Fare luce sulla regolarità delle firme che hanno consentito a Diodato di “traslocare” in breve tempo dalla lista di Fratelli d’Italia alla civica che porta il nome di Catello Maresca.

E qui scatta il secondo scivolone. Mentre il nostro giornale va in stampa, alcune liste della coalizione di centrodestra sono ancora a rischio esclusione. Tra queste figurano Prima Napoli, la compagine che raccoglie i leghisti partenopei, e Maresca Sindaco, formazione ispirata e formata dall’aspirante primo cittadino in persona. Per entrambe la documentazione sarebbe stata presentata in ritardo e ci sarebbero problemi anche per quanto riguarda le vidimazioni. Si vedrà. A questi due imbarazzanti episodi si è aggiunto quello sul garantismo, tema sul quale Maresca e qualche suo fedelissimo sono già stati protagonisti di qualche figura barbina. Già, perché nella lista di Forza Italia per il Comune compare il nome di Susy Cutarelli, zia del 26enne Luigi condannato all’ergastolo per l’omicidio di Genny Cesarano.

Sia chiaro: nulla impedisce a un familiare di un condannato di impegnarsi per la città e certe parentele non possono e non devono essere interpretate come un “marchio d’infamia”. Però colpisce la risposta offerta da Maresca a chi gli contestava di aver accolto la zia di un ergastolano nella sua coalizione: «Se qualcosa ci è sfuggito saremo inflessibili e immediatamente chiederemo di escludere la candidata», ha annunciato il pm precisando di aver preteso più rigore nei controlli dai responsabili locali dei partiti. Tutto ciò dimostra l’inesperienza di Maresca o, meglio, la sua incapacità di governare una coalizione dilaniata dalla diatriba tra liste civiche e partiti già diversi mesi prima del voto.

È paradossale che un magistrato candidato sindaco, che ha puntato tutto sul rispetto delle regole e sul ripristino della legalità, non riesca a controllare la documentazione e i componenti delle formazioni che lo sostengono. Il risultato è una doppia figuraccia: nel caso dello scontro Diodato-Nonno, Maresca, che ha sempre sottolineato la natura civica del suo impegno, è stato costretto a smentirsi accogliendo un candidato di chiaro stampo politico in una delle sue liste personali; nel caso di Cutarelli, al pm è sfuggita quella che ai suoi occhi appare certo come una “parentela scomoda”. Insomma, non proprio un buon viatico per chi ambisce ad amministrare una realtà complessa come Napoli. 

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.