Alle prossime elezioni comunali Giuliano Urbani voterà per Antonio Bassolino. L’ex ministro per la Funzione pubblica, nativo di Perugia ma napoletano di adozione, l’ha detto chiaro e tondo in un’intervista al Mattino. E già questa, di per sé, è una notizia. Non capita tutti i giorni, infatti, che uno dei padri fondatori di Forza Italia nonché alfiere del liberalismo serva un simile assist a un (ex) comunista. Ciò che colpisce, tuttavia, non è tanto quello che Urbani dice quanto quello che non dice. Già, perché, nel corso dell’intervista, l’ex ministro usa parole al miele non solo per Bassolino, ma anche per il candidato sindaco di centrosinistra Gaetano Manfredi.

Celebra il primo come «politico sperimentato» che «ha l’esperienza giusta» e «non sarà mai condizionato dalla maggioranza». Al secondo, invece, si dice disposto a riconoscere «tutto il credito possibile» pur indicandolo come probabile “ostaggio” di una coalizione troppo variegata e verosimilmente condizionata dai grillini. Urbani, però, non spende nemmeno una parola per il candidato di centrodestra Catello Maresca. La circostanza è abbastanza singolare: l’autore del programma istituzionale di Forza Italia, per anni tra i consiglieri più fidati del leader Silvio Berlusconi, annuncia il voto a favore di un candidato di estrazione comunista e ignora l’aspirante sindaco che il centrodestra ha individuato col placet dello stesso Berlusconi. Tutto ciò ha un duplice effetto. Per prima cosa, contribuisce a delineare un ritratto impietoso di Maresca: un candidato poco strutturato perché privo di esperienza amministrativa, debole perché incapace di parlare a tutta la coalizione che dovrebbe sostenerlo, forse addirittura marginale nel contesto politico attuale.

Ma le affermazioni (e i silenzi) di Urbani sono espressione non del senso comune cittadino, ma dello spirito di un elettorato liberale di centrodestra che a Napoli esiste e che evidentemente non si riconosce nel candidato individuato e sostenuto dalla coalizione. È come se Maresca fosse percepito come alfiere della Lega prima ancora che di Forza Italia, Fratelli d’Italia e delle sue liste civiche. Non è un mistero, d’altro canto, che Matteo Salvini sia stato il principale sponsor del pm e che, pur di condividerne il percorso, abbia rinunciato a presentarsi agli elettori col simbolo del Carroccio. Ecco, l’indifferenza riservata da Urbani a Maresca sembra quasi l’ennesimo altolà alla “salvinizzazione” del centrodestra e alla nascita di una federazione in cui molti temono che l’anima liberale possa definitivamente smarrirsi. D’altronde è stato proprio Urbani, non più tardi di qualche settimana fa, a ricordare che di un partito liberale c’è bisogno «come l’aria che si respira» e che la federazione di partiti «punirebbe il centrodestra».

Si vedrà. Certo è, per il momento, che le parole dell’ex ministro restituiscono l’immagine di un’area politica in preda al caos più totale. Prima il tira e molla tra Fratelli d’Italia e gli alleati sulla scelta del candidato sindaco, poi il braccio di ferro con lo stesso Maresca sulla natura civica del progetto, infine la fuga di alcuni esponenti verso il centrosinistra e l’endorsement di Urbani a favore di Bassolino: non proprio un buon viatico per Maresca, ma nemmeno per chi anima una cultura politica che a Napoli ha ancora tanto da dare.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.