I nomi dei candidati sindaci di Napoli ci sono, ma i programmi non si vedono ancora. Nel frattempo, da settimane la città è tappezzata di manifesti elettorali con foto e slogan. Ma quanto è efficace la comunicazione degli aspiranti primi cittadini? Al quesito risponde Eugenio Iorio, docente di Social media analysis all’università Suor Orsola Benincasa: «Antonio Bassolino ha adottato una strategia coerente con la sua persona e con la sua visione di Napoli: promosso. Lo staff di Gaetano Manfredi sta cercando di rendere l’ex ministro più “normale”: tentare di ridimensionarlo è un grave errore. Alessandra Clemente sta sbagliando: è poco autentica. Catello Maresca è un punto interrogativo, ma la sua strategia comunicativa è senz’altro interessante».

A chi gira per la città la foto di Bassolino che spunta dal manifesto con la frase «Ancora Bassolino? Sì perché Napoli ha bisogno di esperienza» strappa sicuramente un sorriso. La maggior parte dei napoletani avrà commentato la sua candidatura chiedendosi proprio «Ancora Bassolino?» E la forza del suo manifesto elettorale, secondo Iorio, sta proprio in questo: «Bassolino è quello che fa l’operazione più corretta in termini di posizionamento – spiega l’esperto – La resistenza dei napoletani alla sua candidatura viene sostanzialmente affrontata con una risposta diretta a una domanda che nasce spontaneamente se si parla di un politico che è stato presidente della Regione e sindaco per due volte. Quindi affronta il tema del suo posizionamento politico in maniera strategica, con ironia ma con una scelta comunicativa intelligente e ben studiata: un’operazione utile che aumenta la sua popolarità e giustifica la candidatura di un uomo con una storia politica importante».

A suscitare perplessità è l’ex ministro dell’Università, candidato sostenuto dal Pd e dal Movimento Cinque Stelle. «Dai manifesti di Manfredi traspare la volontà di correggere la percezione che i napoletani hanno della sua persona – commenta Iorio – L’operazione “normalità”, cioè l’idea di farlo passare come un napoletano qualunque e non dell’élite, è chiara ma fallimentare». Nei fogli giganteschi sparsi per la città, infatti, Manfredi compare senza giacca, occhiali e cravatta. «Hanno cercato di renderlo più “smart” – analizza Iorio – ma la sua persona ha una storia politica e uno spessore così grande che cercare di ridimensionarlo per avvicinarlo alla gente non fa che svilirne la figura».  E quindi? «Avrebbero dovuto fare l’opposto: esaltare il professionista e la sua esperienza. Una persona di uno statement molto elevato non può essere portato all’improvviso su uno statement medio», aggiunge Iorio. Si percepisce, quindi, una nota stonata. «Avrebbero dovuto cucire addosso a Manfredi un “vestito fatto su misura”, senza cercare di ridimensionarne la figura – suggerisce Iorio – Manfredi non rappresenta la Napoli popolare e questo non deve essere visto necessariamente come un difetto».

Il pm anticamorra, invece, ha guardato agli Stati Uniti per la sua campagna elettorale, ma ci sono pro e contro nella scelta dei manifesti presenti in città. «Innanzitutto Maresca è un personaggio della società civile che il centrodestra ha ritenuto spendibile, non un candidato civico – precisa Iorio – Questo emerge anche nei manifesti tipicamente salviniani: titoli urlati, lettere giganti e contenuti che fanno riferimento al degrado e ai disagi della città». “Con il cuore, senza paura” è la frase che accompagna l’immagine di Maresca. «“Senza paura” riporta senza dubbio al suo lavoro da pm anticamorra, ma vuol dire anche non ha paura di schierarsi con il centrodestra e questo stride con la sua convinzione di essere un candidato civico. Qui sta l’ambiguità. Resta il fatto, però, che è una comunicazione impattante».

Alessandra Clemente, sostenuta dal sindaco uscente Luigi de Magistris, ha puntato invece su un primo piano del suo viso e sullo slogan “Fare Napoli”, ma sia foto che motto sembrano poco efficaci. «Utilizzare photoshop per modificare la foto non credo sia stata una buona idea: risulta poco autentica. Lo slogan mira a difendere ciò che è stato fatto finora e non a comunicare un programma originale». Non solo. «Sfruttare la comunicazione istituzionale per la comunicazione politica – conclude Iorio – non è stata una grande idea».

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.