Onorevole Prestigiacomo, prima di tutto come sta? E come sta la capogruppo di Forza Italia Maria Stella Gelmini?
Maria Stella sta meglio, per fortuna è asintomatica. Io e la mia famiglia, mio marito e mio figlio di 19 anni abbiamo avuto il Covid, era marzo. Abbiamo sviluppato gli anticorpi e faccio tuttora numerosi tamponi. Alla Camera, con 17 colleghi contagiati e una sessantina in autoisolamento, è necessario. Anche perché nessuno sa dire se aver contratto il virus immunizza dal virus.

Tra gli strumenti messi in campo dal governo per una delle tre mitiche T, la più importante, il tracciamento, c’è l’app Immuni. Lei l’ha scaricata ma sostiene che è “inutile, peggio, “dannosa”. Perché?
Perché non funziona. E siccome non è un gioco, uno sbaglio di Immuni genera ansia e panico. Non ne abbiamo bisogno, direi. L’ho scaricata un mesetto fa, quando è iniziata la campagna del governo. In questo tipo di emergenza bisogna collaborare, darsi una mano per uscire tutti il prima possibile da questo incubo.

È in linea col governo…
Aspetti. Il giorno 6 ottobre sono a Roma ed esco di casa per andare a fare il tampone. Il giorno prima era arrivata la notizia del contagio di Beatrice Lorenzin. Siamo in Commissione Bilancio dove capita spesso di confrontarsi e chiacchierare. La vigilanza della Camera ci aveva chiamato per andare a fare il tampone e per invitarci a restare in isolamento. Dunque il 6 mattina esco di casa da sola, vado a fare il tampone sempre da sola, incontro i due medici, faccio il tampone e torno a casa. In isolamento.

Fin qui tutto regolare. E Immuni?
Dopo quattro giorni arriva il messaggio della app Immuni che mi dice che il giorno 6 sono stata a contatto di persona positiva. Panico. E stupore: ero sicura di non aver incontrato nessuno. Chiamo i medici del tampone che però mi assicurano di non essere positivi. A quel punto ho eseguito le istruzioni: la Asl, poi il servizio Covid di Siracusa, mia città di residenza, e anche il medico della Camera. Mi dicono, in via informale, di lasciar perdere Immuni che “fa un sacco di pasticci”. Però vado nel panico: ho già avuto il virus, intorno a me altri colleghi si sono ammalati, un incubo. E sono tornata, dopo quattro giorni, a fare un altro tampone. Che per fortuna è risultato negativo. Ora, io sono una “privilegiata” perché ho potuto verificare tutto nel giro di 24 ore. Cosa succede a una persona che deve fare otto ore di coda, se va bene, per un tampone? Impazzisce, smonta la sua vita, la famiglia, il lavoro per un falso allarme? Il governo doveva verificare il funzionamento della app prima di farla scaricare. In questo modo si aggiungono problemi ai problemi.

È stata verificata.
Da un punto di vista tecnologico, probabilmente. Da quando ho capito qui il problema sono le risorse umane. Le Asl non ce la fanno ad aggiornare i dati dei contagiati. E comunque per “verifica” s’intende verifica su tutta la procedura di funzionamento.
Siamo a oltre 10mila contagiati al giorno, il rapporto tra positivi e tamponi eseguiti è schizzato al 9%. L’indice Rt=0 supera il 2. Dov’è l’errore? E da parte di chi? Consulcesi, il network dei professionisti della sanità, denuncia la mancanza di 56 mila medici.
Non partecipo al coro di quelli che dicono che non é stato fatto nulla. Sono stati raddoppiati i posti letto, sono stati creati percorsi ad hoc negli ospedali, ci sono terapie. La pandemia è piombata su un sistema da troppi anni messo in secondo piano per cui sono stati fatti tagli, regole rigide come il numero chiuso a medicina…

Queste non sono colpe di questo governo
Ma certo che no. Gli errori sono stati fatti negli anni. Ma credo che l’errore più grave sia stato fatto quest’estate.

E perché?
Se dobbiamo dire la verità, nei mesi estivi tutti abbiamo ragionato come se l’emergenza fosse finita. C’è stato un libera-tutti generalizzato. Molto irresponsabile. Colpa di ciascuno di noi, senza dubbio. Ma del governo sopra tutti: doveva capire e dire con chiarezza che stavamo andando incontro alla seconda ondata e spiegare che dovevano usare quei mesi per attrezzarci su quelle famose tre T (tamponi, tracciamento, terapie, ndr) che ci avrebbero oggi messo al riparo da questo incubo che si rinnova.

Onorevole, dopo il lockdown nessuno voleva più sentir parlare di Covid e restrizioni.
Vero e comprensibile. Volevamo evadere. Ma chi ha la responsabilità politica doveva insistere, usare quei mesi anche per dare messaggi di prudenza. A costo di sembrare una Cassandra. Invece abbiamo abbassato la guardia. A volte messo alla berlina, e anche peggio, chi pensava ad oggi. Pensi a Bertolaso: è stato massacrato per aver voluto l’ospedale in zona Fiera. Intere trasmissioni per dire che quell’ospedale è stato uno spreco. Ora probabilmente salverà Milano.

È necessario che le opposizioni siano coinvolte nella cabina di regia?
Mi sembra il minimo. Ed è anche nell’interesse del governo: un confronto dove si ascoltano le ragioni e i suggerimenti di tutte le parti politiche non è perdere tempo ma probabilmente il modo migliore per lavorare in emergenze simili. Poi alla fine decide il governo. Magari c’è più chiarezza, meno incongruenze e meno polemiche di quelle che si sono ripetute in queste mesi. Anche domenica, purtroppo.

Una parte della maggioranza spinge per misure drastiche subito. Conte insiste e dice che “rispettando le regole, la vita sociale ed economica possono continuare”. I virologi prospettano scenari apocalittici. Qual è la sua posizione?
Fare quello che è necessario. Di sicuro questa incertezza è insostenibile. Questa tecnica di far uscire indiscrezioni per misurare il loro effetto sull’opinione pubblica è insopportabile. Il premier sa cosa sta succedendo nelle palestre dove, dopo aver investito per rispettare i protocolli, adesso rischiano nuovamente di chiudere? Non si può più punire tutti. Va punito, e chiuso, chi sbaglia.

Oggi nasce l’intergruppo Camera a favore del Mes. Sono dentro Pd, Iv, Forza Italia, un piccolo gruppo di 5 Stelle. Può essere un embrione per una diversa maggioranza?
Non credo perché lo schema centrodestra e centrosinista si mostra saldo. Detto questo, se nascesse sarebbe la maggioranza della ragionevolezza e ci vedrei dentro tutti. O pezzi di tutti.

Avatar photo

Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.