Il discorso del Cardinal Zuppi a Rimini
I vescovi contro il decreto spazzanaufraghi: “Salvare vite umane è un obbligo”
Il cardinale Matteo Zuppi, che è il capo dei vescovi italiani, ieri ha parlato al congresso della Cgil e ha detto cose molto importanti. Su tre punti.
Primo: salvare i naufraghi è un obbligo. È un obbligo e basta.
Secondo, fare decreti che ostacolano il lavoro dei soccorritori (il riferimento è al recente decreto governativo contro le Ong) è sbagliato.
Terzo, fare politica e praticare la solidarietà vuol dire lottare contro le diseguaglianze. Certamente è un discorso che non può essere piaciuto al governo. In particolare deve avere molto infastidito la premier, Salvini e Piantedosi. Però è la posizione della Chiesa. Che evidentemente non è compatibile con la svolta reazionaria impressa alla politica italiana dal governo Meloni.
Però, lasciamo stare le interpretazioni e i commenti. Mi limito a trascrivere le parole di Zuppi: “La cosa più importante è salvare le vite. E non creare leggi che poi complicano il sistema di salvataggio. Non c’è niente da fare, Il mare è un pericolo. Dopo l’emergenza è necessario creare sistemi di prima accoglienza in cui noi non parcheggiamo chi arriva, perché questo vuol dire caporalato e lavoro nero. Io credo che l’Italia sia in grado di decidere queste cose anche con la forza di un grande paese quale siamo. Dobbiamo superare la paura e l’uso della paura, e la logica dell’emergenza. Siamo sempre tragicamente tentati dall’emergenza, che per certi versi tira anche fuori il meglio di noi, la solidarietà. Se però restiamo nell’emergenza è terribile, non creiamo risposte all’altezza e creiamo illegalità. Purtroppo si ragiona sempre sull’immediato. Ma se tutto è l’immediato, non c’è politica, e l’immediato ti travolge. Solidarietà non è solo emergenza: è sconfiggere le cause della disuguaglianza. Cosa chiedo alla Cgil, al sindacato? Di non abituarsi mai alle disuguaglianze”.
Zuppi, ovviamente si ispira al vangelo. Ma si ispira anche alla dichiarazione di diritti dell’uomo, datata 1948 e sottoscritta da tutti gli Stati democratici e liberali. La quale, all‘articolo 13, dice così: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e residenza all’interno di ogni stato. Ma ha anche il diritto di lasciare qualsiasi paese, compreso il proprio”. Meloni alla Camera ha detto esattamente il contrario: “Non intendiamo piegarci alle potenti pressioni di chi vorrebbe imporre la visione ideologica di un mondo privo di confini nazionali, in nome di un indefinito diritto a migrare.”
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