Ma chi l’avrebbe detto? Oggi inizia la settimana più difficile per Mario Draghi. Rischia molto, e sa di rischiare. Forse, quando ha accettato di andare a Palazzo Chigi per guidare il governo della ripresa, e quindi per affrontare le grandi emergenze sociali ed economiche di fronte alle quali si trova l’Italia, aveva pensato che lo scoglio sarebbe stato come creare lavoro, come far ripartire la produzione, come risolvere il problema drammaticissimo dell’aumento della povertà, e poi l’immigrazione, i rapporti con l’Europa, i problemi salariali, la scuola, la necessità di dare nuovo impulso all’Università, alla ricerca, alla scienza italiana. E invece no: su quei problemi lì nessuno gli pone grandi questioni.

L’interesse è basso, il conflitto è bassissimo. Il problema dei problemi, sul quale rischia di spaccarsi politicamente l’osso del collo è il vaccino. La necessità di vaccinare l’Italia intera per sconfiggere il Covid coi mezzi che la scienza ci ha messo a disposizione. Qualche mese fa tutti attendevano Draghi alla prova della fornitura dei vaccini. Cioè della necessità di superare i pasticci del governo precedente e fare arrivare in Italia un numero sufficiente di dosi. E invece no. Quella prova lì l’ha superata in un baleno.

Ed eccolo qui invece alla settimana decisiva, coi portuali di Trieste, e i trasportatori, e una parte delle forze dell’ordine, e qualche intellettuale in cerca di identità perduta, e un popoletto novax, magari piccolino ma molto agitato e capace di prendere in mano le piazze, i quali, tutti quanti, dicono che è meglio non vaccinarsi, chissà perché. E che il green pass è nazista. Capite? nel 2021. Nel 2021 è cresciuto un seppur piccolo movimento che chiede meno vaccini e più medioevo. E i partiti, i giornali, i Cacciari – affamati di voti o di copie o di fama – gli vanno appresso.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.