Sono ore frenetiche per i Carabinieri di Crotone che indagano sulla macchina dei soccorsi per la strage di Cutro. Tutta l’Italia aspetta di sapere di chi è la responsabilità per la morte di un centinaio di migranti, tra corpi recuperati e dispersi. E non si tratta di pressione mediatica o di polemiche di parte. Quando il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, vola a Crotone e fissa attonito quelle bare, è chiaro a tutti che le risposte vanno date, e adesso.

Se l’Arma indaga su mandato della Procura, è facile immaginare con quanta foga, con quale solerzia stia seguendo le indagini il Procuratore capo. Che omen nome, si chiama Capoccia. Giuseppe Capoccia. «Il Procuratore di Crotone è fuori sede e torna soltanto lunedì», informa lapidaria una nota che l’Adnkronos apprende dagli uffici pitagorici. Siamo nel pieno delle indagini, i riflettori di tutti i tg sono accesi sul palazzo di Giustizia del capoluogo calabrese e lui dov’è? “Fuori sede”. Ma chi è, Capoccia? Un magistrato in prima linea, contro la criminalità organizzata, ma anche in prima fila, quando c’è Giorgia Meloni. E non da oggi.

Quando l’8 maggio 2008 Giorgia Meloni diventa Ministra per le politiche giovanili, è Capoccia che lei chiama come consulente giuridico. Vicecapo del legislativo del suo ministero. Classe 1961, Capoccia aveva iniziato presso la Procura-Pretura di Brindisi dove presta servizio dal ’90 al ’93. Poi l’approdo a Lecce, nella sua città. Nel ’97 entra nel pool di magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia. Nel capoluogo salentino rimarrà fino al 2003 quando si trasferirà a Roma. Siamo ai tempi del Berlusconi III, il governo di centrodestra più longevo della storia repubblicana. È in quell’ambito che Capoccia, che poi aderirà a Magistratura Indipendente, entra come magistrato presso l’ufficio legislativo del Ministero di Grazia e Giustizia.

Dal 2005 al 2009 è Direttore dell’Ufficio Studi per le Relazioni Internazionali dell’Amministrazione Penitenziaria. L’incarico fino a oggi più importante della sua carriera. Dal 2009 al 2010 accompagna l’ascesa politica di Giorgia Meloni come vice capo dell’ufficio legislativo del Ministro della Gioventù ed è facile immaginare che a partire da quella sede abbia potuto consolidare una rete di relazioni e di amicizie nell’ambito del centrodestra. Una ascesa non proprio irresistibile, a guardare le considerazioni che su di lui vengono svolte da alcuni autorevoli magistrati. Che sono chiamati una prima volta nel 2015 e poi nel 2022 a dire la loro sul giudice da mettere alla guida della Procura di Crotone. Il quale era incorso in un problemino non di poco conto: gli spalti dello Stadio di Crotone insistevano, si era venuti a sapere, su un’area archeologica.

Dovevano essere rimossi, ma la Procura aveva proceduto con qualche indugio di troppo. La sezione disciplinare del Csm che aveva esaminato gli atti non era stata clemente, con Capoccia. E aveva deciso per la sanzione della censura. Si era parlato poi di qualche interlocuzione di troppo, su un territorio scivoloso come quello calabrese. Forse anche di qualche dialogo con le persone sbagliate. A Palazzo dei Marescialli, sede del Csm, quando si trattò di riconfermare Capoccia a Crotone volarono gli stracci. Letteralmente. Il consigliere Giuseppe Cascini (AreaDg) aveva fatto verbalizzare tutta la sua contrarietà alla riconferma di Capoccia.

«Parliamo di un procuratore che non sa fare il suo mestiere, non doveva aprire alcun tavolo, la sua è stata una scelta inopportuna. Per l’ordine pubblico c’è il Questore, non il procuratore. Signori siamo in Calabria, dove un magistrato deve avere piena consapevolezza del limite, non ci deve essere alcuna interlocuzione con il sindaco né con un soggetto accusato in quel momento di associazione mafiosa» ha detto il consigliere Giuseppe Cascini, espressione della sinistra giudiziaria. «Se non potrà fare ulteriormente carriera, pazienza. Non dobbiamo pensare agli interessi dei singoli, in Italia ci sono migliaia di magistrati».

Il primo presidente della Cassazione, Pietro Curzio, nell’entrare nel merito della questione non era stato molto più diplomatico: «I comportamenti di Capoccia, definiti quantomeno leggeri da parte di tutti, a mio parere sono cose che se un procuratore della Repubblica li pone in essere, significa che non conosce come deve essere svolta la sua professione. Crotone è una città difficile e sappiamo che alcuni colleghi sono costretti a fare una vita quasi monacale. Capoccia non ha capito come fare il procuratore» aveva concluso Curzio. Noncurante della scarsa stima dei colleghi, Capoccia ricorse in Cassazione contro la sanzione disciplinare della Censura ed ebbe soddisfazione “per difetto di motivazione”.

È rimasto in sella, come noto. Né lo hanno scoraggiato quei giudizi sferzanti. E sarebbe ora in cabina di regia dell’inchiesta che non è più solo su una tragedia del mare, ma una tragedia del male: la condotta criminosa di chi ha omesso il soccorso, ritardato l’intervento, ignorato gli allarmi che hanno portato ad un pesantissimo bilancio di vite umane perse. Ieri sono state raccolte alcune relazioni di servizio, ma anche protocolli e altri documenti. Tutte le carte verranno poi inviate ai magistrati – che già indagano sull’attività degli scafisti e sullo schianto sulla secca – che cercheranno di capire cosa è accaduto quella notte tra il 25 e il 26 febbraio.

Dopo avere analizzato le carte, la Procura di Crotone potrebbe decidere di aprire un fascicolo, che per ora è conoscitivo, con un’ipotesi di reato specifica. Al momento il fascicolo è contro ignoti e senza ipotesi di reato. Se si accerteranno responsabilità penali, i reati contestati potrebbero essere quelli di omissione di soccorso e disastro colposo. Rimane incredibile, ed è una prima volta assoluta, che le indagini siano affidate a un Pg che ha lavorato a stretto contatto con l’attuale premier, nella sua precedente esperienza di governo. Una circostanza tanto inaudita da non essere più consentita dalla Legge Cartabia.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.