La Super Nato varata a Madrid. Una guerra che si cronicizza. Il ruolo dell’Italia e del suo Primo ministro. Il Riformista ne discute con il generale Vincenzo Camporini, già Capo di Stato Maggiore della Difesa, e prim’ancora dell’Aeronautica militare, consigliere scientifico dello Iai (Istituto affari internazionali). Camporini è tra i fondatori di Azione di cui è responsabile difesa e sicurezza.

Generale Camporini, al vertice Nato di Madrid la pace non sembra aver avuto diritto di cittadinanza. Ormai si discute solo di chi armare, quando armare, dove armare. Qual è l’orizzonte indicato da Madrid?
È l’orizzonte di una situazione gravissima nel nostro quadrante geografico dove ci sono delle minacce concrete, dove ci sono bombe che esplodono, missili che vanno a colpire i supermercati. È chiaro che in una situazione del genere la prima preoccupazione è diamoci dei sistemi di difesa adeguati.

La guerra è entrata nel suo quinto mesi. Siamo ad una sua “cronicizzazione”?
Io non sono d’accordo con chi dice che ci sono due eserciti allo stremo. Non sono allo stremo ma sono ovviamente sotto pressione. Perché da un lato i rifornimenti russi stanno degradando di qualità. Sono stati tirati fuori dai magazzini i T-62, carri armati degli anni ’70, che non sono certamente l’ultimo strillo e altrettanto certamente non sono adeguati a una guerra moderna. Sono stati utilizzati da parte dei russi dei missili superficie-aria che nascono come missili da crociera armati di testate nucleari. E se li stanno usando in modo convenzionale vuol dire che sono un po’ a corto degli altri. C’è un problema di rifornimenti, da un lato. Dall’altro lato, quello ucraino, c’è un problema anche di dimensioni di materiale umano. Quando si leggono le cifre sulle perdite quotidiane di uomini ucraini, è chiaro che questo mette sotto stress le forze. Peraltro sul terreno si vede che gli spostamenti sono micrometrici. Si guadagna un chilometro, si retrocede di due. Non c’è l’evidenza di una soluzione alle porte, dal punto di vista militare. E questo giustifica quello che dice la Nato, cioè che è possibile che la guerra si prolunghi. Secondo me non con l’intensità che ha adesso. Possiamo arrivare ad una situazione di quasi stallo che può avere una durata indefinita. E questo è prodromico alla ‘soluzione’ politica. Perché se si andrà verso quello che alcuni prevedono, una situazione di tipo “coreano”, quindi con una linea di contatto dove non si spara più, perché abbiamo finito le munizioni o quasi, ma che non è pace. E questo presuppone una situazione altro che di Guerra fredda indefinita in Europa. Una situazione che impedirà per i prossimi anni, forse decenni, qualsiasi tipo di rapporto utile tra Occidente e Russia. Il che dal punto di vista strategico è un problema.

Tornando alle decisioni annunciate al vertice di Madrid. Tra esse, c’è un incremento della presenza militare americana in Italia. Siamo a “sovranità” limitata?
Non diciamo sciocchezze. Siamo seri. Significa una maggiore integrazione tra gli apparati della difesa dei paesi dell’Alleanza, che sono americani, francesi, inglesi, sloveni… Io mi aspetto una serie di attività che coinvolgano personale di tutti i paesi della Nato, compresi gli americani. D’altronde la notizia che è uscita dal vertice, è che gli americani incrementeranno, udite udite, di 70 unità la loro presenza militare in Italia per lo schieramento di una batteria antiaerea. Se qualcuno vuole stracciarsi le vesti, beh, lo faccia per qualche altro motivo.

Da Madrid il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha affermato che Vladimir Putin voleva il “modello Finlandia” in Europa e invece ottiene il “modello Nato”.
Questa è stata una constatazione chiara fin dall’inizio. Gli obiettivi politico-strategici che possiamo immaginare Putin avesse, cioè quelli della disgregazione della solidarietà europea e altrettanto dicasi per la solidarietà atlantica, si sono rivelati un grosso boomerang al punto tale da aver convinto paesi che avevano scelto, uno da due secoli e l’altro da settant’anni, di essere neutrali, che l’atteggiamento russo è tale da richiedere una protezione aggiuntiva che è quella che può dare l’Alleanza atlantica. Da questo punto di vista, la strategia di Putin si è rivelata del tutto fallimentare, aldilà di quello che potrà conseguire sul terreno. La piena integrazione di Svezia e Finlandia nella Nato significa che il quadrante settentrionale adesso è diventato un quadrante totalmente inattaccabile da parte della Russia, le cui prospettive di espansione non escludevano neanche quell’area. Perché se Putin dice il vero, quando afferma che vuole riprendersi quello che era della Russia, ricordiamoci che la Finlandia fino all’inizio del secolo scorso era un granducato della Grande Russia, con una certa indipendenza che venne in qualche modo coartata dallo zar Nicola II. Da questo punto di vista le ambizioni manifestate da Putin non vanno prese sottogamba.

Per ottenere il via libera all’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato, c’è stato una sorta di do ut des con Erdogan. Questo giornale ha titolato in prima pagina: “La Nato si è venduta a Erdogan gli eroi di Kobane”. Lei come la vede?
Io credo che quelle tre pagine, disponibili anche su internet, sull’accordo tra Turchia, Finlandia e Svezia, evidenzino un accordo politico che contiene degli impegni direi abbastanza flessibili, interpretabili. Non sarei così preoccupato per quello che potrà accadere all’insorgenza curda in Turchia. Il problema dei curdi è un problema pesantemente turco ma non esclusivamente turco. È un problema che riguarda la Siria, che riguarda l’Iraq e anche l’Iran, un paese, quest’ultimo, dove c’è una consistente minoranza curda che da quel che si sa non è particolarmente contenta del regime di Teheran. Prima di esprimere dei giudizi come quelli da lei citati, io sarei un pochino più prudente. Poi vedremo come si svolgeranno le cose. Non dimentichiamoci che , per fare un esempio di strettissima attualità, anche tra Italia e Francia ci sono accordi ben precisi e un’intesa politica. E ieri è arrivata la notizia, su cui Il Riformista ha aperto, che la richiesta di estradizione di terroristi non pentiti è stata respinta. Vogliamo creare un caso politico di questo?

Il rafforzamento massiccio della presenza militare Nato in Europa significa che si dà per definitiva, almeno a medio-lungo termine, una contrapposizione con la Russia, anche aldilà della vicenda ucraina?
Direi che è a Russia ad essersi contrapposta. Con l’invasione dell’Ucraina, con l’atteggiamento aggressivo rivolto ad altri paesi confinanti, con le bellicose dichiarazioni di Medvedev, del portavoce di Putin, del presidente della Duma, tali da far avere pochi dubbi sulla volontà aggressiva della Russia. Il minimo doveroso per i governanti occidentali è quello di creare le strutture e predisposizioni che possano sconsigliare la Russia a fare ulteriori passi. E lo dice uno che ha coltivato un sogno…

Quale, generale Camporini?
Quello di vedere una Russia diversa da quella di oggi, con un altro tipo di governance. Integrata in una Unione europea con la complementarietà che contraddistingue le due economie: da un lato energia, dall’altro tecnologia. Ma questo, ahimè, è destinato, chissà per quanto tempo, a restare un sogno.

Putin ha minacciato di rispondere se la Nato schiererà truppe in Svezia e Finlandia. Siamo “solo” ad una guerra di dichiarazioni?
Mi piacerebbe sapere cosa intendesse con quelle affermazioni. A parte il fatto che svedesi e finlandesi hanno delle Forze armate che non hanno alcun bisogno di uno schieramento di altri paesi dell’Alleanza atlantica. E se ci sarà uno scambio di capacità militari, sarà uno scambio alla pari. Non c’è nessuna preoccupazione che deve avere Putin per uno schieramento ulteriore della Nato in questi paesi. Non riesco a capire che cosa voglia significare, se non una reazione puramente dialettica. A meno che lui non voglia schierare i suoi missili puntati su Helsinki. Il che sarebbe una ulteriore conferma che se c’è qualcuno che minaccia qualcun altro, è la Russia che minaccia la Nato e non viceversa.

In tutto questo, come valuta l’atteggiamento assunto dall’Italia non soltanto nel vertice di Madrid ma in questi mesi di guerra? Con le ricadute esterne ed anche sul fronte interno alla maggioranza di Governo?
Sul fronte esterno credo che nessuno possa trovare il minimo elemento criticabile sull’atteggiamento nei confronti dell’Alleanza atlantica e dell’Unione europea. Per quanto mi riguarda, ma non credo di essere da solo, sono molto orgoglioso di avere un presidente del Consiglio come Mario Draghi che sta emergendo come un leader universalmente riconosciuto. Dal punto di vista interno, il caos del nostro mondo politico non è una questione degli ultimi giorni o settimane. Tutti aspettano le elezioni dell’anno prossimo, elezioni che se verranno condotte con l’attuale legge elettorale, potrebbero di nuovo portare a una situazione di difficile governabilità.

Senza più la garanzia-Draghi…
E perché no? Draghi è una persona che ha un grande senso del dovere e una capacità su 360 gradi davvero ammirevole. E chi ha il senso del dovere, come ben sa chi ha dedicato la sua vita al servizio, non si tira indietro se è necessario. Non pone dei limiti temporali e continua ad operare a prescindere, mettendo a disposizione le proprie capacità. Sono convinto che Draghi sia proprio una di queste persone.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.