La sinistra italiana – non che le altre stiano molto meglio – ha sempre questo problemaccio esistenziale: chi siamo dove andiamo e in che senso? Voi direte: e allora la destra? E allora le foibe? Rispondeva mia figlia Caterina nei panni della sgallettata di Casa Pound. Una cosa per volta.

Oggi, la sinistra scopre di colpo di essere vulnerabile al pensiero ansioso prodotto dal Green Pass. Sospetta addirittura che il Green Pass sia uno strumento di apartheid e segregazionismo, figlio della legge del Jim Crow americano, o forse semplicemente parente del “passaporto interno” per cittadini sovietici e al fatto che i cinesi oggi, con la scusa del Covid, ancora “tracciano” (cioè pedinano) elettronicamente i loro cittadini.

Pensiero debole? Debolissimo. Ma sorretto da un pensiero fortissimo: quello di Massimo Cacciari di cui si celebra spesso il gap che lo divide – per intelligenza e cultura – dalla massa amorfa di quelli che lui stesso considera, come faceva Stalin, gattini ciechi, bisognosi di guida.

Cacciari ha firmato un articolo-manifesto, insieme a Giorgio Agamben. Ora, ciò che scrivono i due pensatori, nell’ingiusta presunzione che gli altri non siano capaci di pensare, è una sciocchezza (io avevo scritto “cagata totale” ma la redazione mi ha censurato) che, filosoficamente parlando, mostra la sua tabe hegeliana e di tutto il pensiero italiano esente dalla contaminazione della scienza. Dire che il Green Pass sia uno strumento che separa i cittadini in due categorie, di cui quella che ancora non ce l’ha è di fatto segregata, è una affermazione sia illogica che infondata. È infondata perché chiunque può esibire al posto del Green Card l’esito di laboratorio di un test che certifichi la presenza di anticorpi (anche per aver contratto il Covid ed esserne guarito) sufficienti a non aumentare la circolazione della carica virale che è quella che infetta, ospedalizza e nella modesta misura statistica del due per cento (ventimila su un milione di infettati) ammazza.

Non so se Cacciari si rende conto del fatto che in anno di pandemia gli italiani morti ammazzati sono all’incirca la metà di tutti i morti nella Seconda guerra mondiale: circa 150 mila contro circa 300 mila, civili inclusi. Quella guerra durò in Italia cinque anni, ma il Covid è più sbrigativo e ha fatto il suo porco lavoro in un anno e mezzo.

Ora tutti, ma proprio tutti sanno che il virus – qualsiasi virus – si contiene impedendo il contagio con sistemi draconiani alla cinese (nella Repubblica popolare ci sarebbero oggi sei milioni di cellulari attivi in meno dall’inizio della pandemia: che cosa ci nascondono?) oppure (e insieme) con una vaccinazione di massa del genere di quelle che hanno fatto sparire dalla faccia della Terra il vaiolo, la poliomielite e quasi tutte le malattie infantili che la mia generazione – e quella di Cacciari – ha subito lasciando molte vittime.

Cacciari sa perfettamente tutto ciò, e sa che il Covid si trasmette soltanto per contagio umano aereo e che fin quando non ci saranno farmaci in grado di guarire i malati gravi, la vaccinazione è l’unico strumento. L’Aids, ricordiamolo, è stato vinto con farmaci curanti perché ancora non esiste un vaccino. Anzi, secondo il premio Nobel Montagnier che ha per primo decifrato l’RNA dei retrovirus HIV, l’attuale Covid-19 sarebbe l’esito sfortunato di un tentativo cinese di ottenere finalmente un vaccino anti Aids, e lo dice per aver trovato inspiegabili sequenze di quel virus sulla schiena del Covid-19, che non si capisce come possano esserci arrivate se non per mano umana.

Quindi, a dirla in tutta onestà, la separazione in nome del bene comune di coloro che possono certificare di non minacciare la salute degli altri da coloro che per motivi diversi non sono ancora vaccinati, e dunque potenzialmente pericolosi, fa parte di una branca medica che si chiama profilassi. Mai sentito parlare? Così come si fa con tutte le altre malattie contagiose e potenzialmente letali, sono segregati coloro che trasmettono malattie rare e tropicali, trattenuti in ospedale finché non cessa la loro pericolosità. Quando si parte per l’Africa ci si sottopone a una batteria di vaccinazioni pesanti e intrusive che tuttavia tutti fanno se vogliono salvare la pelle propria e dei lor familiari. Un mio carissimo amico negli anni Settanta non volle sottoporsi alla profilassi antimalarica e tornò malato di una malattia lenta e non curabile: morì soffocato dalla tristezza e dalla rabbia per non aver fatto ciò che andava fatto quando andava fatto.

Non è neanche il caso di ripetere l’abusata ma ineccepibile regola secondo cui in una democrazia la libertà di ciascuno confina con le libertà altrui che non è autorizzato a sopraffare in nome della propria libertà. Quando fu finalmente vietato fumare (anche io sono un ex fumatore e mi porto dietro un asma feroce) ci fu una class-action in nome della libertà di fumo e ci vollero molti anni per far assorbire come giusta e democratica una norma limitativa delle libertà in nome di un semplice diritto personale alla propria sopravvivenza e salute: io non voglio respirare il tuo dannato fumo perché ho diritto a non ingerire il tuo dannato fumo e non ti devo altre spiegazioni.

Il crollo del cancro polmonare è su tutte le statistiche, e oggi nei Pasi civili è guardato come un pericoloso e primitivo egoista chi pretende di far valere il suo diritto a fumare. Nessun diritto.

Da un uomo come Cacciari uno si aspetterebbe un atto d’accusa contro il sistema televisivo pubblico per non aver fatto niente per informare sullo stato delle cose. Invece, tutte le televisioni si divertono a fare alti ascolti creando risse da pollaio fra saccenti sedicenti e speculatori politici che vedono la possibilità di saccheggiare elettoralmente.

Perché sostengo che dietro la posizione di Cacciari ci siano residui hegeliani, non importa se di destra o di sinistra? Lo penso perché l’Italia è stata “esentata dal conoscere” persino da Benedetto Croce (che paralizzò la carriera di Giuseppe Peano, il nostro più grande matematico) per istintivo disprezzo verso la scienza empirica, di cui tutta la Medicina è parte. Nella scienza empirica si procede secondo ipotesi, verifiche, errori, correzione di errori.

Galileo introdusse come discriminante la possibilità di ripetere un esperimento nelle condizioni già descritte e ottenere lo stesso risultato già raggiunto. Ma nelle guerre non sempre è possibile, per mancanza di tempo, e i margini di errore e di aggiustamento dovrebbero far parte del bagaglio culturale anche degli intellettuali che trovano più appassionante il giudizio tranchant che consente a qualche manigoldo, ora di destra ora di sinistra, di urlare: “L’ha detto anche Cacciari!”.

Cacciari ha qualcosa da ridire sull’uso marittimo della quarantena e della bandiera gialla?

Dunque, di che cosa parlano questi esimi signori? E perché mai devono essere considerati filosofi ventiquattro ore al giorno e dunque ai vertici di una casta di intoccabili perché mentalmente superiori? È un abuso. Io considero me stesso e alcuni miei amici eccellenti pensatori; o anche eccellenti ignoranti, secondo i casi. Si rende conto Cacciari che un’uscita come la sua rafforza pregiudizi tribali contro la scienza empirica e democratica – non è un caso che l’empirismo sia inglese come anche la democrazia.

Fumatori e no-vax o anche coloro (ma dove stanno?) che rifiutano di portare con sé un semplice certificato medico utile alla salute pubblica, si sentono discriminati? Hanno ragione. Devono essere discriminati nel senso che deve essere loro ridotto il contatto con coloro che potrebbero danneggiare. E tutto ciò usando norme che cambiano e variano, si correggono, si perfezionano, talvolta si contraddicono perché così è il virus, così è questo dannato Pianeta tanto adorato dai terrapiattisti ecologici e così sarà attraverso tentativi, errori e correzioni di errori – fino alla fine dell’emergenza che finora nell’indifferenza di giudici e satrapi dell’etica ha ammazzato cento volte più di quanti ne abbia ammazzati il terrorismo e la mafia.

Il più dannoso dei luoghi comuni dei nostri tempi è il pasticciato Elogio del Dubbio. Come se dubitare fosse un eccellente risultato anziché una necessità limitante. Anche questo vizioso elogio del dubbio fa parte del pacchetto di fregature filosofiche che parteggiano di fatto col virus. La scienza – empirica e induttiva, non matematica e deduttiva – dubita soltanto perché e fin tanto che ricerca. Quando ha trovato ciò che cercavo, fine del dubbio, ecco il farmaco, l’astronave, la fisica quantistica corredata del suo famoso Gatto di Schroedinger che è un gatto soltanto concettuale di cui devi dire che in certi casi è sia morto che vivo, ma senza dubbi: è – nell’esperimento – sia morto che vivo. E così la filosofia ai nostri tempi, benché oggi sembri più morta che viva.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.