Sindaco sotto assedio
La Giunta di Manfredi non c’è ancora, volano stracci tra i partiti
Aggiungi un posto in Giunta. Sfilata la fascia tricolore a Luigi de Magistris, il nuovo sindaco di Napoli Gaetano Manfredi non ha neanche messo piede a Palazzo San Giacomo che ha dovuto fare i conti con la prima grana: la formazione della Giunta. Era attesa per ieri, ma pare che non sarà pronta prima di lunedì. La matassa è ingarbugliata. Del resto era prevedibile. Una coalizione così ampia, finché persegue lo stesso obiettivo e cioè sostenere la candidatura dell’ex rettore, dialoga pacificamente, ma ora che si tratta di spartirsi la vittoria e aggiudicarsi una poltrona in giunta, i toni cambiano e appaiono tutt’altro che distesi.
Forse Manfredi era stato troppo ottimista nell’annunciare la formazione della squadra entro una settimana dal risultato delle urne e forse la sua forza, cioè una coalizione così eterogena formata da ben tredici liste, rischia di rivelarsi una sorta di boomerang. Il sindaco ora ha un compito difficilissimo, deve avanzare come un equilibrista sospeso su una fune: sotto di lui c’è il fuoco incrociato dei partiti. Sono giorni che tutti i quotidiani riempiono le pagine con il totonomi, praticamente in queste ore metà degli abitanti della città sarebbe pronta a diventare assessore. Volano le indiscrezioni e a quanto pare volano pure gli stracci tra le correnti interne dei partiti. Da un lato il Movimento Cinque Stelle che non trova la quadra e non riesce a decidersi su due nomi, dall’altro il Pd che non riesce a convergere su un’unica soluzione e spinge non senza scontrarsi con la linea del governatore Vincenzo De Luca che viaggia in solitaria. Ora, inserirsi in questo spazio, tirare a indovinare, fare l’elenco dei nomi in circolazione alimenterebbe solo la confusione che c’è e Napoli di tutto ha bisogno tranne che di confusione.
Focalizziamoci piuttosto sul reale e sul tangibile. I fatti al momento sono due. Il primo ci fa tornare indietro nel tempo a quando la campagna elettorale era agli albori, i partiti andavano d’amore e d’accordo e il civismo era diventato un leitmotiv quasi insopportabile. Vi ricordate? Bene. Ora, invece, è tornata la politica, quella alla vecchia maniera, quella vera, quella fatta di logiche di partito, quella nella quale si bada al peso specifico di ciascun politico, quella in cui chi ha dato qualcosa per convincere gli elettori a sostenere Manfredi, adesso presenta il conto. Perché il potere fa gola a tutti e ora tutti vogliono un posticino in Giunta. Il secondo fatto è conseguenziale: Manfredi si trova tra due fuochi, gli equilibri sono fragilissimi e lui deve cercare di non romperli, deve accontentare tutti ma deve anche formare una giunta di alto profilo, come ha promesso alla città. Certo i tecnici sono importanti, ma contano anche gli equilibri politici. E questo Manfredi lo sa.
In queste ore la città, ma sarebbe meglio dire i partiti e chi ne fa parte, sono in trepida attesa e non è difficile immaginare le pressioni che stanno esercitando sul sindaco. Manfredi adesso deve tirare fuori, e siamo fiduciosi, la sua autorevolezza, la sua abilità a mediare, la diplomazia e la capacità di decidere. Deve trovare un angolo di silenzio in una stanza dove il vociare si fa sempre più insistente e invadente e deve scegliere per la città. Napoli non può più aspettare.
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